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COMMENTI. Lettera dell'europarlamentare del Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici a Giorgia Meloni sul caso dell'anarchico detenuto in regime di 41bis

Torino, Alfredo Cospito in tele udienza davanti alla Corte foto Ansa

 

Gentile presidente del Consiglio,
Le scrivo perché spero in un suo gesto risoluto e immediato capace di salvare la vita ad una persona. Alfredo Cospito sta morendo e lo Stato e il governo dovrebbero, a mio parere, dimostrare forza e lungimiranza.

Il ministro della Giustizia può disporre il riesame del provvedimento ministeriale sulla base di un’istanza di revoca del decreto applicativo presentata il 13 gennaio, senza attendere la Cassazione. In tal modo il ministro Nordio può assumersi la responsabilità di revocare il 41bis.

In una democrazia matura lo Stato di diritto si misura con il trattamento riservato ai colpevoli. Con la certezza della pena rispetto ai reati commessi. Non voglio, Presidente, fare polemiche, né richiamare i tratti di incostituzionalità del 41 bis, se ne discuterà in altra sede, né dimostrare quanto sia ingiusto il regime carcerario applicato a Cospito. In questo momento la cosa più importante è salvare la vita di un uomo e fermare la spirale di violenza.

Non condivido nulla delle cose dette, scritte e fatte dal detenuto. Ritengo importante agire con fermezza e velocità per identificare gli eventuali responsabili di attentati e azioni che mettono in pericolo le vite delle persone.

Tuttavia penso che uno Stato robusto, consapevole della propria forza, debba reagire con determinazione, nel rispetto delle regole di cui si è dotato.

La cosiddetta tolleranza zero di cui si parla in queste ore non può prevedere vendette o extra pene per chi è già stato incarcerato e condannato.

Sarebbe un fatto di straordinaria importanza e coraggio una sua diretta iniziativa che sottragga Cospito dal maglio del 41bis. Soprattutto perché verrebbe da una leader di destra capace di riconciliazione. L’accanimento non porterà nulla di buono.

Al nostro Paese non servono capri espiatori, rappresaglie, né martiri. Non torniamo indietro, evitiamo che qualcuno accenda fuochi sbagliati riportando le lancette dell’orologio a trenta, quaranta anni fa.

Presidente, so che nel tempo della militanza, come me e come tanti altri, da opposte barricate, si è battuta per ricordare la lenta morte di Bobby Sands, patriota e rivoluzionario irlandese che si è lasciato morire nelle prigioni inglesi con uno sciopero della fame a oltranza contro il regime carcerario cui era sottoposto. Quella morte ha segnato più di ogni altra il conflitto nordirlandese e rimane una macchia indelebile sulle persone e le istituzioni che ne portano la responsabilità.

Noi non siamo in quella situazione e neanche al centro di una nuova stagione di lotte antagoniste che possano in qualche modo somigliare alla “guerra civile” di fine anni settanta inizio ottanta. E proprio per questo servirebbe un gesto, servirebbe misurare la nostra civiltà giuridica partendo dal punto più lontano, quello di un militante anarchico che deve pagare per i suoi reati, senza pene aggiuntive che sanno di rappresaglia e paura. La Repubblica italiana dovrebbe affrontare questo caso con la consapevolezza di chi sceglie di sminare e sottrarsi alla logica dello scontro frontale perché forte, solida, capace di resistere al corpo a corpo ed evitare torsioni autoritarie.

Capisco la tentazione di utilizzare il nemico interno, l’uomo nero, per lucrare consenso a buon mercato. Chi aizza gli animi da posizioni di potere commette un errore clamoroso. Mi creda, non ne vale la pena. Farei davvero molta attenzione a non alimentare una escalation che può diventare la profezia che si auto avvera, uno scontro sociale simulato, cercato dai media, che potrebbe trovare qualche cattivo interprete capace di trasformarlo in qualcosa di reale. A favore di telecamera.

Servirebbe governare con mano ferma e saggezza questa fase. Lavorare ad abbassare i toni, sottrarsi alla caccia all’uomo. Non enfatizzare. Lascerei fare alle forze dell’ordine e alla magistratura il proprio lavoro.

Ma il primo passo per non sporcare la storia repubblicana è evitare che un uomo muoia mentre è nelle mani dello Stato. E per fare questo bisogna sottrarlo al 41bis. Non c’è altro da dire. La forza si può dimostrare in tanti modi, in questo caso il modo migliore è evitare l’irreparabile