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COMMENTI. Conte dovrà recuperare l'astensionismo popolare, dirottandolo in alleanza con il Pd, e Schlein dovrà rivedere il ruolo di perno del sistema del partito ereditato dai predecessori

 La neosegretaria del Pd Elly Schlein e Giuseppe Conte alla manifestazione antifascista a difesa di scuola e Costituzione

L’abbraccio tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein alla manifestazione antifascista di Firenze, officiante Landini, ha tutte le potenzialità iconografiche per incarnare la metafora della ricostruzione del blocco storico tradizionale della sinistra: ossia l’alleanza tra classi popolari (lavoratori specializzati e subalterni, disoccupati) e ceti medi urbani (intellettuali latamente intesi) con il collante del sindacato. Si tratta della coalizione che negli anni trenta del Novecento dette vita al New Deal negli Stati Uniti, e che in Europa ebbe la sua traduzione nella costituzione dei Fronti popolari.

Coalizioni sociali e politiche su cui fu imperniata l’opposizione al fascismo, e nel dopoguerra, con particolare vigore a partire dal ciclo di lotte del “lungo Sessantotto”, una delle più grandi e straordinarie stagioni di conquiste sociali della storia umana. Tanto che deindustrializzazione guidata dall’alta finanza e precarizzazione – in una parola, il neoliberismo – possono essere lette come la risposta tutta politica delle classi dominanti all’offensiva di una siffatta coalizione.

Un blocco che è stato talvolta unificato in un unico partito, altre volte in alleanze di classe abbastanza stabili, e che un po’ in tutto l’Occidente era stato rotto dall’adesione delle sinistre storiche ai postulati dello stesso neoliberismo, con la conseguenza che i nuovi movimenti politici sorti sulla scia della crisi del 2008 presero le mosse proprio dalla critica di quel “tradimento”. Pd da una parte e M5S dall’altra hanno rappresentato per una lunga stagione i frutti di quella divisione.

Le due leadership di Schlein e Contelo si è visto sabato, hanno una possibilità di ricomporre quella frattura. Tuttavia nella situazione concreta italiana ci sono alcune variabili da tenere di conto, poiché in grado di ostacolare in maniera non rimediabile il processo di ricomposizione.

Non è scontato, da un lato, che Conte sia in grado di recuperare l’astensionismo popolare, e soprattutto di farlo dirottandolo su un’alleanza con il Pd, partito quest’ultimo vissuto, a torto o a ragione poco importa, come organicamente ostile alle fasce popolari astensioniste. Anche senza rimontare ai tempi del “parlateci di Bibbiano”, definitivamente archiviati, basterà ricordare che alle ultime politiche la riscossa pentastellata ha cominciato ad essere registrata proprio con la certificazione della fine del rapporto privilegiato col Pd lettiano.

Dall’altro lato il Pd deve poter sopravvivere, senza deflagrare, all’abbandono della funzione sistemica ricoperta a partire dalla sua nascita, e cioè quella di garante in Italia del vincolo esterno euro-atlantico. Perché in un quadro di adesione ideologica e politica alla situazione, quale si profila, di guerra continua/ritorno dell’austerità in Europa, quel blocco sociale di cui si parlava non pare ricomponibile: austerità e guerra pesano sulle classi popolari, e secondo il paradigma dominante ciò deve continuare ad accadere.

Si apre una contraddizione enorme tra la “funzione sociale” del Pd e la sua “funzione sistemica”, ed è tutto da dimostrare che Schlein sia in grado di governarla senza che spinte centrifughe facciano implodere il partito. Anche perché, in uno scenario in cui il Pd non è più il partito-Stato, ma un partito che più modestamente ambisce al governo in una posizione di alternativa in alleanza coi 5S, non è scritto da nessuna parte che ai democratici tocchi il ruolo di guida della coalizione: un Pd ridotto a potenziale junior partner sarebbe ancor più sottoposto a spinte centrifughe di quanto già non lo sia, venendo meno in quel caso il suo ruolo di cerniera con gruppi di elettori che debbono ad un rapporto di subordinazione clientelare con la politica il mantenimento della loro condizione di relativo privilegio. Non a caso i detentori del potere istituzionale locale si sono schierati in larghissima parte, in occasione delle primarie, a fianco di Bonaccini.

Se davvero si vuole lavorare alla prospettiva della ricomposizione, a Schlein tocca il compito di lanciare concreti segnali di discontinuità; sulla base di questi segnali (da questo punto di vista, il cerino è in mano al Pd), Conte è chiamato ad esercitare le proprie riconosciute capacità di leadership e di carisma per riconquistare consensi popolari apparentemente preda di apatia e scetticismo e incanalarli in una prospettiva politica di alleanza. La via è molto più stretta di quanto possa a prima vista apparire, ma la giornata fiorentina ha aperto un pertugio attraverso il quale occorre provare a passare