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ASSOCIAZIONISMO E SINDACATO. Ripensare oggi le città in termini di maggiore sostenibilità ambientale, nuovo policentrismo, rigenerazione fisica e sociale dei suoi spazi è tutt’uno con la creazione di buon lavoro, di qualificazione delle […]

La rigenerazione urbana mette insieme ambiente e lavoro

Ripensare oggi le città in termini di maggiore sostenibilità ambientale, nuovo policentrismo, rigenerazione fisica e sociale dei suoi spazi è tutt’uno con la creazione di buon lavoro, di qualificazione delle imprese, di inclusione. Vale per le forze politiche, vale per un grande sindacato come la Cgil in questi giorni a congresso.

La rigenerazione è qualcosa in più infatti di una “sistemazione urbana”, è la riconquista di un’idea di programmazione del territorio, è un obiettivo economico ed occupazionale, assumendo i bisogni collettivi come motori di sviluppo.

Con una battuta: gli obiettivi dell’Agenda Onu sulla sostenibilità (a partire dal Goal 11 sulle città) e della strategia europea “Next Generation” sono già dei programmi politici ed economici su cui concentrare forza sindacale ed esperienze di democrazia partecipata, a partire dalle stesse Camere del Lavoro.

Su questo Fillea e l’Associazione Nuove Ri-Generazioni sono impegnate da tempo, anche insieme allo Spi, provando ad offrire un contributo alla stessa elaborazione della Cgil e di tutto il movimento sindacale. Su questo la stessa iniziativa contrattuale della Federazione da un lato e politica e culturale dell’Associazione dall’altro si è caratterizzata, con le imprese, con i passati governi (Conte 2 e Draghi) e con le tante esperienze locali.

E continua ancora oggi, in un contesto più difficile e con un governo che ha scelto una narrazione tutta dentro l’attuale modello di crescita, con scarsa attenzione al lavoro e con una “negazione” della stessa questione ambientale.

Eppure l’unica strada possibile è tenere insieme lavoro stabile e di qualità, nuove professioni, qualificazione di impresa e lotta all’illegalità, con una visione industriale del settore (non solo edilizia, ma anche tutta la filiera della produzione e del riuso dei materiali) che si intrecci con i bisogni delle aree urbane in permanente trasformazione. E su questa visione, nuove e vecchie alleanze possono essere praticate.

Possiamo leggere così anche la giornata di mobilitazione indetta dagli edili di Cgil e Uil per il prossimo primo aprile che, non a caso, vedrà i lavoratori mobilitarsi in cinque piazze di periferia. Per tenere insieme rivendicazioni immediate (la modifica del decreto 11/2023 che esclude i redditi più bassi da ogni incentivo per l’efficienza energetica; la modifica al nuovo Codice appalti che prevede la liberalizzazione del sub appalto) e una visione più di medio termine. La difesa dell’occupazione e dei diritti di chi è in cantiere con l’unico futuro possibile per un paese che non vuole più consumare suolo, avere case degradate e poco sicure, sprecare energia ed inquinare il pianeta.

Saremo in piazza per rivendicare politiche industriali, stabili e durature per il settore delle costruzioni, per difendere l’occupazione esistente e per crearne di nuova, accompagnando milioni di lavoratori dai settori “dark” a quelli “green”. Per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica, sicurezza antisismica e sostenibilità ambientale decisi dall’Onu e dall’Europa. Servono risorse e strumenti per realizzare la città dei 15 minuti, per garantire case di qualità, aree verdi, servizi di prossimità a partire dalle nostre periferie. Servono infrastrutture e opere pubbliche di qualità che dagli interventi più grandi alla riqualificazione diffusa di scuole, ospedali, case popolari garantiscano a tutti di vivere meglio.

Per questo chiederemo la modifica del decreto 11/2023 sui bonus edili, che rischia di distruggere 100 mila posti di lavoro e soprattutto di escludere milioni di cittadini a basso reddito dalla possibilità di avere una casa più efficiente in termini energetici, più salubre e con bollette meno care. Dobbiamo garantire la cessione del credito e lo sconto in fattura per gli incapienti (con il 100% dei costi anche tramite recuperi sulla bolletta) e per i redditi medio-bassi (Isee inferiore ai 30 mila euro), per i condomini e per chi vive nelle periferie, con l’obiettivo di aggredire tutte le classi energetiche più basse e abbattere ogni barriera architettonica.

Serve una legge quadro per la rigenerazione urbana, con una nuova pianificazione urbanistica basata su maggiori risorse e strumenti partecipativi. E serve qualità nel lavoro di chi è chiamato a fare tutto questo. Per questo servono vincoli stringenti sull’obbligo di applicare e rispettare i Ccnl Edili in tutti gli appalti di lavori, a partire dagli appalti di lavori pubblici, migliorando le previsioni del nuovo Codice degli Appalti contro ogni forma di dumping contrattuale, lavoro irregolare, infiltrazioni criminali. Per questo chiediamo il ripristino del divieto dei sub appalti a cascata e la valorizzazione delle imprese più strutturate, la loro qualificazione.

Vogliamo diventare un paese migliore, più efficiente, sicuro e ambientalmente sostenibile. Per questo lanciamo un appello a tutte le forze dell’ambientalismo, dell’impegno civico, alle forze politiche e ai rappresentanti delle istituzioni, ai comitati di quartiere e agli studenti, ai tecnici e agli inquilini per essere con noi in piazza il prossimo primo aprile. Per “fare la cosa buona”, come recita lo slogan dei sindacati edili.

***Alessandro Genovesi (Segretario Generale FILLEA CGIL) e Rossella Muroni (Presidente Nuove Ri-Generazioni)