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Su invito dell’Istituto di Studi Orientali appartenente al Ministro degli Affari Esteri Russo diverse delegazioni dei partiti, movimenti e fazioni palestinesi facente parte dell’ Olp e Hamas e Jihad islamica sono partiti il 29 febbraio con destinazione Mosca.

L’obiettivo dichiarato formalmente è il tentativo di superare la divisione interna e cercare di trovare un denominatore comune che aggreghi in modo particolare Hamas, Jihad e Al Fatah e tutte le fazioni palestinesi, condizione obbligatoria in questo contesto cosi drammatico e cosi complesso.

Da ricordare che nei mesi e anni precedenti vari tentativi sono stati fatti a Mosca, al Cairo ed in Algeri senza nessun risultato sul campo.
Oggi la situazione a Gaza e in Cisgiordania è drammaticamente cambiata e a nessuno sarà permesso di non prendere in considerazione questa situazione di fronte alle future generazione e alla storia.

Oltre l’aspetto formale di questa missione, non sfuggono a nessuno le pressioni americane sul Presidente dell’ANP, Abu Mazen, che hanno già portato alle dimissioni del primo Ministro Mohammed Shtie, nel nome di un rimpasto di un nuovo governo palestinese in grado di amministrare i territori palestinesi .

Il vertice interpalestinese deve essere al livello della fase storica che vive la causa palestinese di fronte ai massacri quotidiani sia a Gaza che in Cisgiordania della popolazione civile inerme.
Trovare la via maestra che riesca ad unificare tutti, soprattutto Hamas, Jihad e Al Fatah, permetterebbe ai vari movimenti palestinesi di realizzare tre obbiettivi tattici e strategici che sono :

in primis fare fallire qualsiasi tentativo nascosto o dichiarato di Israele e degli USA e di paesi arabi complici , che mirano a liquidare una volta per sempre la causa palestinese con questo genocidio, con la pulizia etnica e la deportazione forzata della popolazione .

in secondo luogo fare fronte all’idea del primo Ministro israeliano che mira a costringere Abu Mazen a formare un governo di tecnocrati e di notabili sia a Gaza che in Cisgiordania, una idea che Israele ha tentato negli anni ottanta del secolo precedente e mi riferisco alla Lega dei Villaggi ma senza successo.
Allora la determinazione, l’autoconsapevolezza sia della Direzione che del popolo palestinese hanno stroncato l’idea sul nascere . Infatti Netanyahu ha dichiarato varie volte pubblicamente il suo disaccordo ad un governo politico palestinese e peggio ancora se sarà di unità nazionale come è auspicabile in questa fase dicendo “ no a Fatahustan, no Hamasustan”.

Infine credo che il superamento dell’attuale divisione tra i partiti maggiormente rappresentativi (Al Fatah , Hamas e Jihad) non solo è urgente, ma una necessità di carattere nazionale per salvare il progetto nazionale palestinese.

Un percorso di questa natura deve permettere di dare vita ad un governo politico di unità nazionale che comprende tutti i partiti e movimenti , nessuno escluso con tre obiettivi da realizzare :

mettere fine a questa tragedia e iniziare la fase della ricostruzione di Gaza e Cisgiordania ( tutti i campi profughi devastati in questi anni ) con la garanzia e il controllo della Comunità Internazionale.

In secondo luogo procedere a indire elezioni amministrative, politiche e presidenziale per dare la possibilità al popolo sovrano di scegliere i suoi rappresentanti a tutti i livelli in modo democratico e libero.

Queste elezioni devono comprendere i nostri concittadini di Gerusalemme Est ; la Comunità Internazionale ha il diritto / dovere sacrosanto di garantire l’esercizio di questo diritto a tutta la popolazione, controllarla tramite l’invio di Osservatori Internazionali che devono certificare i risultati dell’esercizio democratico.

Aldilà dei risultati che usciranno dai seggi, tocca al mondo intero di accettare il verdetto degli elettori a prescindere da chi vince e da chi perde.

Infine questo percorso ci deve portare in tempi molto celeri a proseguire uniti nella lotta di liberazione per la creazione dello Stato Palestinese cosi come è sancito dal diritto e dalla legalità internazionale entro i confini del 4 giugno 1967 con Gerusalemme Est capitale e il riconoscimento della Palestina con un seggio a pieno titolo nella Nazione Unite.

Il vertice interpalestinese a Mosca in questi giorni deve avere questa bussola e chi opera in senso contrario e fa fallire questa missione dovrà fare i conti con il popolo palestinese , con la futura generazione e con la storia.

* Milad Jubran Basir giornalista italo-palestinese