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 (Foto di Leopoldo Salmaso)

L’11 marzo è iniziato il mese del Ramadan, che è il nono mese dell’anno lunare musulmano. Il calendario islamico non inizia con la nascita di Gesù Cristo, ma con l’Higira, l’anno in cui il profeta Mohammed (Maometto) lasciò la città di Mecca verso Medina, per predicare e professare l’islam in altre città e villaggi della penisola arabica. In realtà si tratta del mese in cui il Profeta Mohammed ha ricevuto la rivelazione del libro sacro dell’Islam. Ovvero il Corano.  Ramadan è il mese sacro per il mondo musulmano.

È un mese dedicato al digiuno: “mangiate e bevete finché, all’alba, possiate distinguere il filo bianco (primissimo albore del mattino) dal filo nero (il buio della notte)”. Questo mese è dedicato anche alla preghiera, alla meditazione, è un mese di condivisione e di unione.

Il digiuno (al Sawm) è uno dei cinque pilastri dell’Islam, gli altri pilastri sono: la professione di fede, la preghiera che si fa cinque volte al giorno (all’Alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al tramonto e alla sera), l’elemosina e il pellegrinaggio alla Mecca.

Il digiuno è un obbligo per tutti i fedeli adulti e sani. Dalle prime luci dell’alba fino al tramonto non possono mangiare, bere, fumare, praticare sesso e non solo questo; il digiuno in generale comprende anche l’astenersi dai comportamenti ingiusti, scorretti, ingenerosi e quindi è un mese di purificazione del corpo e dell’anima. Durante questo mese sacro i fedeli si sentono più vicini a Dio, il digiuno permette loro di provare il senso della fratellanza, della condivisione, ma anche il senso della povertà.

Sono esentate dall’obbligo del digiuno vaste categorie di fedeli: i malati, i minori, gli anziani, le donne in stato di gravidanza, quelle che allattano, le donne durante il ciclo, chi è in viaggio, chi è in guerra. Come si vede, vi è una flessibilità molto palese e concreta.

Al tramonto viene interrotto il digiuno con l’iftar, la rottura del digiuno, che spesso si fa in modo collettivo, per condividere con gli altri questo momento così importante. Spesso si invitano parenti, amici, conoscenti e persone meno abbienti per festeggiare e condividere assieme l’iftar e per recitare le preghiere serali (Al Tarawih).

Questo mese viene celebrato da quasi due miliardi di persone sparse in tutto il mondo e non solo nel mondo arabo ed islamico, il mese  unisce due miliardi di persone che hanno tradizioni, culture e usanze diverse. Soprattutto unisce due mondi antagonisti tra di loro: il mondo sunnita collegato prevalentemente al mondo arabo e il mondo sciita legato all’Iran.

Durante questo mese i fedeli si scambiano gli auguri dicendo “Ramadan Mubarak”, che significa Ramdan bendetto, oppure “Ramdan Kareem” cioè generoso e la risposta è “Allaho Akram” – Dio è il più generoso”.

Il mese di Ramdan dura di solito, come tutti i mesi del calendario lunare, 29 o 30 giorni e all’ultimo giorno tutti i fedeli festeggiano la vigilia dell’Eid Al Fitr con il quale si interrompe il digiuno e si fa festa.

Si vive e si festeggia questo mese sacro da 1445 anni in tutto il mondo e di solito prima dell’inizio del Ramadan si prepara tutto il contesto urbano, illuminazione delle città, dei villaggi, ma anche delle case e dei quartieri, per creare un clima di gioia e di festa. Il Ramadan ha anche il suo cibo, il suo dolce e ogni città e ogni villaggio ha tradizione e costumi propri; per esempio c’è la figura del mussaher , l’uomo che con il suo tamburo gira nei quartieri prima dell’alba per svegliare la gente ed invitarla a consumare un pasto notturno; In altre tradizioni addirittura bussa alle porte delle famiglie per ricordare loro che si sta avvicinando l’alba e devono concludere il Sohur, cioè il pasto notturno.

Quest’anno il Ramadan accade in un momento molto particolare soprattutto per i cittadini palestinesi di Gaza, di Gerusalemme e di Cisgiordania, dove la gente non muore soltanto di bombe, ma purtroppo anche di fame. Molti mezzi di informazioni, a livello globale, hanno intervistato i cittadini palestinesi su come hanno accolto il Ramadan in questa situazione.

Anche io, nel mio piccolo, ho chiesto la stessa cosa a diversi amici/amiche.  Quasi tutti hanno risposto: “avremmo preferito se si fosse ritardato questo mese sacro per un po’ di tempo quest’anno, perché siamo sfollati, affamati, c’è la carestia, ci manca tutto; non c’è nemmeno una moschea dove possiamo pregare in pace”.

Già alla data odierna, i morti e i feriti dalle bombe israeliane hanno superato 105 mila persone, molte di loro sono bambini e donne, questo senza contare i dispersi. Da aggiungere a questo lungo elenco di sofferenza coloro che sono morti letteralmente di fame, per mancanza di cibo, di acqua e di medicinali.

Non vogliamo gli auguri di buon Ramadan da parte di tanti governanti perché, al posto dei loro auguri, preferiamo che mandino cibo, acqua e medicinali ai bambini di Gaza, anziché i rituali e falsi auguri; diciamo a loro: imponete un cessate il fuoco immediatamente; anziché auguri non sinceri vi chiediamo di bloccare le vostre forniture di armi con le quali vengono uccisi i nostri bambini.

Ramadan Kareem a tutt*