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Cgil e Uil hanno proclamato per il 12 dicembre uno sciopero generale nazionale contro le scelte del governo e per sostenere le proposte sindacali in merito alla riforma della Pubblica Amministrazione, Jobs Act, Legge di Stabilità e Politica economica (manifesto volantone con gli obiettivi dello sciopero)
Ogni giorno che passa è sempre più evidente che la cessione dei diritti dei lavoratori non ha alcuna vera possibilità di favorire la crescita economica e tanto meno la creazione di posti di lavoro. Dopo l'approvazione forzata della legge delega Jobs Act (scheda) infatti, la Merkel e la commissione europea aumentano la loro indebita pressione sul Governo italiano per ottenere ulteriori cedimenti nei decreti attuativi. La timida manovra economica contenuta nella Legge di stabilità, solo a chiacchiere espansiva, da un lato di fatto non supera gli esami dei rigoristi europei - rimandati a marzo - dall'altra colpisce i lavoratori senza per nulla avviare un percorso di crescita. Non c'è altra via d'uscita; se il governo non è disposto ad abbandonare le ricette neoliberiste non c'è nessuna possibilità di miglirare la situazione economica e lavorativa degli italiani.
Ogni politica di tagli crea disoccupazione e riduce i consumi: una spirale perversa che finisce per aggravare i conti pubblici. Oramai lo sostengono quasi tutti gli economisti, ma il presidente del Consiglio dopo aver sbandierato il semestre italiano di presidenza europea come una svolta nelle politiche dello sviluppo è rapidamente tornato a fare lo scolaretto come

toccò a Monti ed a Letta prima di lui. Non c'è nè progetto economico nè autonomia politica.

Il Jobs act è stato approvato dal Parlamento, ma la battaglia non è affatto conclusa, come afferma Nino Baseotto, segretario confederale della Cgil  in questa intervista di Enrico Galantini apparsa su Rassegna.it:
“La legge di stabilità non contiene le misure che avrebbero dovuto esserci per dare una scossa all’economia e per determinare quella centralità del lavoro che per noi è un punto imprescindibile, se si vuole far ripartire il paese. E il Jobs Act, da un lato è un’assunzione, senza se e senza ma, della filosofia e dei documenti di Confindustria, dall’altro determina una riduzione dei diritti delle persone”. Con Nino Baseotto, segretario confederale della Cgil e responsabile dell’organizzazione, parliamo dello sciopero generale del 12 dicembre, delle sue ragioni e della sua preparazione. Leggi qui l'intera intervista

Sui "molteplici inganni" del Jobs Act e per capire che cosa si cela dietro il velo della propaganda a proposito del "contratto a tutele crescenti" molto chiaro ed efficace è questo contributo del prof. Luigi Mariucci, giuslavorista. Leggi qui.

Tra gli obiettivi della protesta la richiesta eliminare i tagli previsti al fondo per i patronati e di riaffermarne l’utilità sociale, valorizzando la loro attività di tutela e di promozione di diritti fondamentali. Su questo tema leggi l'articolo di Angelo Emiliani "Giù le mani dai patronati" sul nostro sito.

Una interessante interpretazione dello sciopero la offre Loris Campetti sul Manifesto dell'8 dicembre "12 dicembre 2014: lo sciopero generale e la dignità dei lavoratori"