Nonostante tutto questo e – soprattutto - nonostante che alcune incredibili candidature
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Ordine del Giorno
"Tutela delle lavoratrici e dei lavoratori della Cisa di Faenza"
Il Consiglio Comunale di Faenza
Premesso che
- i consiglieri comunali sono stati informati dai sindacati e dalla RSU dello stabilimento Cisa Allegion di Faenza che, ad un recente incontro a cui gli stessi venivano convocati a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico, l'attuale dirigenza annunciava l'esubero di 258 lavoratori e lavoratrici di cui 238 a Faenza e 20 a Monsanpolo; la proprietà comunicava che tali esuberi sarebbero stati concentrati nel comparto produttivo dell'azienda;
- la proprietà motivava tale scelta adducendo la necessità di esternalizzare le produzioni per recuperare marginalità in una fase che, negli ultimi sette anni, ha visto un graduale e costante calo del fatturato all'interno di un settore, come quello edilizio, in forte contrazione;
- la proprietà di fronte a tale scelta ha omesso la presentazione di un piano industriale:
- a fronte di tale unilaterale comunicazione, i sindacati presenti non ricevevano alcuna notizia sulla presenza di un piano industriale che contemplasse strategie, investimenti e valorizzazione della Cisa, oltre che certezze sullo stesso mantenimento dei siti nella nostra città;
- a quanto risulta, i bilanci degli ultimi anni della Cisa sono in ordine e già oggi si riscontrano importanti profitti per la proprietà: non siamo, dunque. in presenza di un'azienda che versa in gravi difficoltà né economiche, né finanziarie
- il marchio Cisa è universalmente riconosciuto in ambito mondiale come sinonimo di qualità e sicurezza e tale ottima reputazione è stata costruita negli anni grazie alla professionalità, alla generosità ed i sacrifici delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori:
- a fronte di tale situazione, vi è il giustificato timore che questo sia solo il primo passo verso una delocalizzazione totale dell'azienda con la perdita completa dei posti di lavoro
- a tale timore, si aggiunge la forte preoccupazione della possibile negativa ricaduta di tali gravi scelte su settori connessi all'attività produttiva che si intende delocalizzare, soprattutto con riguardo alle imprese artigianali operanti nel territorio dell’Unione della Romagna Faentina.
Considerato che
- è legittimo il perseguimento di un profitto da parte di un imprenditore, ma è assolutamente inqualificabile l'atteggiamento di chi vuole raggiungere tale obiettivo attraverso la cinica eliminazione di posti di lavoro, a maggior ragione in una realtà come quella di Cisa Allegion, che si ritiene già economicamente sostenibile
- in Italia, non vi sono strumenti normativi che disincentivino od impediscano la delocalizzazione di interi comparti produttivi, soprattutto quando l'unica motivazione alla base di tali scelte non è solita crisi economica, ma un forte desiderio di maggior profitto conseguibile:
- tale assenza normativa è paradossale. a fronte dell'integrale copertura costituzionale che la Repubblica Italiana garantisce alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese:
- la Regione Emilia-Romagna, sia per la sua presenza al tavolo ministeriale che attraverso i progetti cofinanziati dall'Unione Europea per riqualificazione e investimenti, può svolgere un ruolo importante per il buon esito della vicenda:
- la nostra città non può restare silente ed indifferente rispetto a questa situazione. che genera gravi preoccupazioni e timori per il futuro di molti nostri concittadini
Tutto ciò premesso e considerato, il Consiglio Comunale di Faenza
esprime
piena solidarietà e sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori di Cisa Allegion e alle lavoratrici e lavoratori dell'indotto, schierandosi al loro fianco e dando completa disponibilità ad operare in ogni direzione per il buon esito della vicenda e aderisce alla manifestazione prevista per sabato 4 luglio alle ore 09.15 davanti allo stabilimento CISA 2 in Via Granarolo.
Inoltre,
Chiede al Sindaco
- di attivarsi presso la Regione Emilia-Romagna, i parlamentari di riferimento del territorio e il Governo affinché mettano in campo tutte le azioni necessarie per il riconoscimento e la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di Cisa Allegion;
Chiede all'Unione della Romagna Faentina
- di adoperarsi affinché tutte le amministrazioni locali siano coinvolte nelle azioni di sostegno e tutela dei posti di lavoro e di salvaguardia delle attività imprenditoriali del territorio
Chiede alla Regione Emilia-Romagna
- di sollecitare la proprietà Allegion a presentare il piano industriale, rinunciando alla ingiustificata strategia degli esuberi;
- qualora ve ne fosse bisogno, di predisporre tutti gli strumenti necessari alla riqualificazione del personale coinvolto e alla condivisione degli incentivi per nuovi investimenti:
Chiede al Governo
- di adoperarsi presso la proprietà Cisa Allegion, affinché il 16 luglio 2015 venga presentato un serio e approfondito piano industriale, che consenta l'individuazione e la condivisione di soluzioni diverse da quella di delocalizzare il comparto produttivo, evitando così il taglio del personale in esubero:
- di attivarsi con immediatezza perché anche in Italia vengano approvate nuove norme che disincentivino e, nei casi più gravi, impediscano alle proprietà di delocalizzare le aziende con corrispondente perdita di posti di lavoro, cosi da rispettare il dettato costituzionale che fonda la nostra Repubblica sulla tutela e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori
30 giugno 2015
(Approvato all'unaninimità)
Comunicato stampa
Tutta Faenza a fianco dei lavoratori della Cisa
La direzione aziendale della Cisa ha annunciato il 16 giugno alla Rsu e alle organizzazioni sindacali l’intenzione di mettere mano ad un piano di riorganizzazione motivato dall’esigenza di fronteggiare la crisi di fatturato e di redditività. In cosa consista il piano e quali siano le sue ricadute verrà reso esplicito nel corso dell’incontro che si terrà mercoledì 23 al ministero del Lavoro a Roma.
Le assemblee immediatamente convocate hanno espresso le grandi e comprensibili preoccupazioni
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Lo confessiamo: leggere fino in fondo l’intervista rilasciata a “il buonsenso.net” dal sindaco uscente Malpezzi richiede davvero tempo e sopportazione. Siamo forse fra i pochi che l’hanno fatto, senza preconcetti e pronti a cogliervi elementi utili di confronto.
Così come nel corso della nostra campagna elettorale, anche in questo caso non intendiamo ricorrere a toni inutilmente polemici, ma qualcosa va pur detto.
1) Malpezzi “conferma” che negli ultimi sei mesi non ci sono stati incontri con “Eddy” Necki in veste di candidato della lista “L’Altra Faenza”. E’ vero e affinché non si ingeneri confusione ribadiamo che “L’Altra Faenza” non è interessata ad alcun accordo, né esplicito né sottobanco, con il suo PD: “L’Altra Faenza” è portatrice di un progetto
Leggi tutto: “L’Altra Faenza” fa le pulci a Malpezzi
Commenta (0 Commenti)Documento di convocazione per la due giorni del 6 e 7 giugno 2015.
Per la Coalizione Sociale
Associazioni, movimenti, sindacati, donne e uomini che in questi anni si sono battuti contro le molteplici forme d'ingiustizia, di discriminazione e di progressivo deterioramento dei diritti, decidono oggi di promuovere un cammino comune. In una società fondata sull'individualismo e sulla competizione tra le persone è necessario unirsi, fare rete, coalizzarsi. Dopo anni di crisi economica, sociale e ambientale, di politiche di austerità, sappiamo che nulla può tornare a essere come prima, ma proprio per questo pensiamo sia possibile immaginare un futuro di solidarietà e giustizia. Consapevoli che nessuno di noi può farcela da solo a cambiare il corso degli eventi, che per evitare scelte individualistiche o corporative sia necessario unire le forze e l'impegno.
In questi anni le politiche europee e dei governi nazionali hanno liberalizzato il mercato del
Dice l'Istat che il tasso di disoccupazione a marzo è in aumento: è di nuovo al 13%. Sale anche quella giovanile: ora al 43,1%. Tutti i grandi giornali si affrettano a dire che è presto per vedere gli effetti del Jobs act (che tuttavia è entrato in vigore dal primo marzo). Sarà anche vero, però non l'avevano detto quando 15 giorni fa l'ineffabile ministro Poletti sbandierava numeri positivi (inesistenti secondo Istat)!
La Corte costituzionale decide che il blocco delle pensioni superiori a 1.406 euro lordi (1.201,7 netti) 2012 e 2013, operato dal governo Monti nel 2011, fatto in quel modo, è incostituzionale. Non motivato e non equamente distribuito. I grandi giornali (Repubblica in testa) sproloquiano per pagine e pagine per spaventare gli italiani sul buco che si è aperto nel bilancio; nessuno a chiedere che paghi chi ha offeso la Costituzione e messo così nei guai, per arroganza, incompetenza e iniquità tutto il Paese. E pensare che qualcuno lo aveva detto che ci voleva una vera e giusta patrimoniale per rendere equa una manovra di emergenza!