Nordamerica L’elezione federale straordinaria indetta dal primo ministro Mark Carney, dato per favorito contro il rivale conservatore
Elettori alle urne in Canada – Ap
Sono andati al voto ieri 30 milioni di cittadini canadesi. Mentre il paese è ancora scosso per le 11 vittime causate da un automobilista lanciatosi contro la folla sabato sera a Vancouver, un’elezione particolarmente tesa si è svolta in un clima di forte pressione e in un momento cruciale per il paese, con una campagna elettorale dominata dalla geopolitica e durata solo 5 settimane. È stata infatti un’elezione federale straordinaria, indetta con soli 37 giorni di preavviso dal primo ministro Mark Carney, la più breve elezione consentita dalla legge canadese, influenzata dalle tensioni con gli Stati uniti sotto la presidenza di Donald Trump.
I DAZI e le provocazioni sulla sovranità canadese, con il Canada definito «51esimo stato», hanno creato reazioni di indignazione, orgoglio nazionale e preoccupazione in tutto il paese.
Carney, ex governatore della Banca del Canada e della Banca d’Inghilterra, ha assunto la leadership del partito liberale, il centro sinistra, lo scorso marzo, succedendo a Justin Trudeau, che aveva ormai ricevuto troppe critiche di aver portato il paese troppo a sinistra e si è dimesso per salvare il suo partito. Nonostante la sua inesperienza politica, Carney ha rapidamente guadagnato consensi grazie alla sua competenza economica e alla promessa di difendere la sovranità canadese contro le pressioni statunitensi. Ha proposto tagli fiscali per la classe media, abolendo l’odiatissima tassa sul carbonio introdotta da Trudeau, spostando il partito verso il centro, e ha promesso una posizione decisa nei confronti di Washington. Per questo motivo, molti elettori del Quebec, tradizionalmente favorevoli al Bloc québécois, il partito di secessione della provincia francofona, hanno curiosamente deciso di sostenere il partito liberale e la sovranità canadese.
DI CONTRO, IL LEADER conservatore Pierre Poilievre, rappresentante del centro destra, noto per il suo stile populista e provocatorio, era inizialmente in testa nei sondaggi, ma la sua retorica simile a quella di Trump ha sollevato forti preoccupazioni tra gli elettori.
Queste elezioni rappresentano anche un momento complesso e delicato per l’Ndp (New Democratic Party, la sinistra canadese) e la leadership di Jagmeet Singh. Nel marzo 2022, l’Ndp aveva stipulato un accordo con i liberali, garantendo il sostegno in parlamento in cambio di politiche sociali come il programma di cure dentistiche per le famiglie a basso reddito. Ma nel settembre 2024, Singh ha annunciato la fine di questo accordo, criticando i liberali per aver deluso i canadesi, e dopo questa rottura, nonostante abbia cercato di posizionarsi come alternativa progressista, ha faticato a guadagnare terreno e il partito rischia un netto calo rispetto alle elezioni del 2021.
IN QUESTO CONTESTO, i cittadini canadesi, solitamente piuttosto distanti dalla politica, sembrano invece molto coinvolti. Lo prova l’affluenza record al voto anticipato, una tendenza ormai consolidata tra gli elettori canadesi, che scelgono sempre più spesso di votare prima del giorno ufficiale per comodità e per evitare attese ai seggi, che ha registrato un incremento del 26% rispetto al 2021 e del 33% rispetto al 2019. Le preoccupazioni riguardanti l’economia, la sicurezza nazionale e la leadership hanno motivato molti canadesi a partecipare attivamente. Anche se l’hockey arriva ancora prima della politica: in Quebec, infatti, il dibattito televisivo in francese dei principali candidati, un paio di settimane fa, è stato anticipato di due ore per non sovrapporsi a una partita cruciale dei Montreal Canadiens.
Altro aspetto interessante di queste elezioni è che, come da tradizione, nessun sistema di voto elettronico è stato utilizzato a livello federale, né per la raccolta né per il conteggio dei voti. Ogni scheda è stata scrutinata manualmente da funzionari elettorali sotto la supervisione di rappresentanti dei partiti, garantendo un processo trasparente ma inevitabilmente lento. I risultati ufficiali completi sono attesi diversi giorni dopo il voto, specialmente nei collegi più grandi o in quelli dove la competizione è molto serrata.
IN DEFINITIVA, molto probabilmente, si profila un governo di minoranza, che richiederà coalizioni o accordi parlamentari. I primi exit poll indicano i liberali in testa con un vantaggio sottile ma decisivo, i conservatori in calo rispetto alle aspettative iniziali e l’Ndp e il Bloc québécois con risultati regionalmente forti ma senza possibilità di formare governo.
Intanto, l’attenzione rimane focalizzata sulla capacità del prossimo leader di affrontare le sfide economiche e geopolitiche in un contesto locale e globale sempre più complesso.