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Mobilitazioni sindacali I dati raccolti da Fillea Cgil mostrano che un operaio su tre è migrante, la maggioranza inquadrata al primo livello con le paghe più basse

Edilizia, dove i referendum si intrecciano Ristrutturazione edilizia a Roma – La Presse

C’è un settore dove lavoro e cittadinanza, in tema con i prossimi referendum dell’8 e 9 giugno, sono più connessi che mai, ed è quello dell’edilizia. I dati raccolti nel rapporto «Costruzioni migranti» dalla Fillea Cgil, presentati ieri in apertura della dodicesima assemblea nazionale del sindacato degli edili a Brescia, fotografano il quadro di un settore dove oltre un operaio su tre è straniero, la maggior parte dei quali inquadrati come operai comuni di primo livello.

TRA I PAESI di maggiore provenienza dei lavoratori a fare da padrone sono Albania e Romania, che insieme contano oltre 100mila operai e quasi la metà dei lavoratori edili stranieri. Su 700mila impiegati nel settore, infatti, ne provengono dall’estero 267mila, ovvero il 38% della forza lavoro totale. Tra questi, oltre ai paesi dell’est Europa prevalgono quelli del nord Africa, con quote significative provenienti da Egitto, Marocco e Tunisia, da cui provengono oltre 60mila operai. Tra i paesi in crescita, sottolinea il sindacato, si notano nuovi ingressi da Pakistan, Gambia, Ghana e Brasile, nonostante le percentuali rimangano ancora sotto il 3% del totale dei lavoratori nati all’estero. Lavorano in modo particolare nel Nord del paese e sono mediamente molto più giovani degli impiegati italiani: se la maggioranza di questi ultimi hanno dai 46 anni in su, la forza lavoro migrante ha prevalentemente tra i 26 e i 45 anni.

MA I DATI che evidenziano le fragilità del lavoro migrante nel settore sono quelli relativi ai livelli di inquadramento. Gli operai stranieri costituiscono la maggioranza della fascia più bassa e fragile della piramide edile. Sono al 60% non specializzati, di primo livello: è l’unico dei quattro livelli di inquadramento dove la quota straniera supera quella dei lavoratori nati in Italia. Salendo con le fasce la forbice si inverte e si allarga sempre di più: nel caso degli operai specializzati di quarto livello, dove le retribuzioni possono essere più alte anche del 50%, il rapporto diventa di uno straniero ogni quattro italiani. Dati che sottolineano la maggiore precarietà connessa agli operai nati all’estero, «lavoratori poco qualificati, spesso sottopagati e impiegati soprattutto nel nord Italia, arrivati nel nostro Paese dopo percorsi complessi» afferma Fillea Cgil. Solo nell’edilizia, tra il 2022 e il 2023, si sono registrati 176 incidenti mortali sul lavoro.

DA QUI IL RILANCIO della sfida dei referendum, che lavoro e cittadinanza li tengono insieme: «Per noi la legalità è un mezzo estensivo di diritti e giustizia sociale valido per tutti. I migranti affrontano diverse sfide: orari lunghi, esposizione a rischi per salute e sicurezza oltre a discriminazione, difficoltà a integrarsi nella società locale» afferma il segretario generale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco. «Servono politiche di integrazione che possano aiutare a ridurre la vulnerabilità dei migranti e prevenire il caporalato, come ad esempio l’abolizione della Bossi-Fini. Le diverse vertenze che stiamo seguendo, ultima e recentissima la Giuliani Arredamenti (dove dopo oltre 100 ore di sciopero i sindacati hanno ottenuto la stabilizzazione di 84 operai in somministrazione, ndr) dimostrano che dobbiamo intervenire e il referendum rappresenta un primo passo, un’ottima occasione» conclude.

OGGI i lavori dell’assemblea proseguiranno. Con i delegati del sindacato e il segretario generale della Fillea, Di Franco, accompagnati dal racconto grafico della fumettista Takoua Ben Mohamed, sono attesi anche gli interventi della segretaria del Pd Elly Schlein e dell’europarlamentare di Avs e sindaco di Riace Mimmo Lucano.