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Migranti Due rinvii alla Corte del Lussemburgo mettono in dubbio la compatibilità del Cpr di Gjader con il diritto Ue. La prima sezione penale ribalta una sua precedente pronuncia. Ora si bloccherà tutto, di nuovo

La Cassazione affonda il progetto Albania Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, Roma 28 marzo 2025 – Ansa

La Cassazione dubita che il Cpr di Gjader sia compatibile con la direttiva rimpatri e con la direttiva accoglienza. Per questo ieri ha rinviato due cause alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Per la seconda fase del progetto Albania, quella che riguarda i migranti “irregolari” a cui il decreto di fine marzo (poi convertito in legge) ha esteso l’uso dei centri, si tratta di un colpo durissimo.

I rinvii sono contenuti in due provvedimenti fotocopia nati dai ricorsi del Viminale contro altrettante non convalide del trattenimento oltre Adriatico. Le aveva decise la Corte d’appello di Roma. Anche se non ci sono automatismi, verosimilmente fino alla decisione dei giudici del Lussemburgo sarà molto complicato che un tribunale italiano possa dare il via libera alla detenzione nelle strutture del protocollo Roma-Tirana.

OGGI LA CASSAZIONE pubblicherà un comunicato per entrare nel merito, poi bisognerà attendere le motivazioni. Ma già ieri il manifesto ha visionato il dispositivo che non lascia spazio a dubbi. Gli ermellini pongono due questioni che riguardano entrambi i casi attualmente possibili a Gjader: quello di un migrante in situazione di irregolarità amministrativa e quello di un richiedente asilo che ha fatto domanda di protezione internazionale da dietro le sbarre di quel Cpr.

Per il primo il dubbio è che il trasferimento dall’Italia all’Albania contrasti con la direttiva rimpatri (era il tema che il manifesto aveva posto al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi già il 28 marzo scorso, nella conferenza stampa sul dl). Per il secondo un analogo sospetto riguarda la direttiva accoglienza. Il tema è quello della territorialità: la prima sezione penale è tornata sui propri passi capovolgendo una precedente decisione in cui aveva equiparato il Cpr di Gjader a quelli che si trovano in Italia. Su pronunce con la portata di quella di ieri la regola è che ci sia una discussione di tutta la sezione, oltre il singolo collegio giudicante.

LA POSSIBILITÀ che qualcosa si stesse muovendo nella direzione poi ratificata era emersa due settimane fa, quando gli ermellini avevano rimandato la sentenza sui due casi, prendendosi del tempo per approfondire. Ha avuto dunque ragione la Corte di appello di Roma a dire, il 19 maggio scorso, che il pronunciamento favorevole ai piani del governo non era corretto, prendendosi la responsabilità di disattenderlo. Anche in ragione del fatto che era «unico e isolato». Tale rimarrà.

Alla luce dell’orientamento espresso in quella circostanza, e a maggior ragione adesso, è prevedibile che ogni volta che un migrante chiederà asilo dall’Albania lo stesso tribunale ne ordinerà il rientro in Italia. Casi diversi sono quelli della proroga o del riesame della detenzione di un cittadino straniero “irregolare”: finiranno davanti al giudice di pace della capitale. Ma ci sono tutti i margini perché anche così la persona debba essere riportata indietro: se la Cassazione ha dei dubbi di compatibilità con il diritto Ue, nell’attesa che li chiarisca la Corte di Lussemburgo, dovrebbe condividerli pure un giudice non togato, come quello di pace. Anche perché in gioco c’è un diritto fondamentale, la libertà personale tutelata dalla doppia riserva di giurisdizione e di legge dell’articolo 13 della Costituzione.

GLI ERMELLINI hanno chiesto ai magistrati europei di applicare la procedura d’urgenza: la più rapida in assoluto che, comunque, richiederebbe diversi mesi. Lo avevano fatto anche i tribunali che hanno rinviato le cause sul tema dei «paesi di origine sicuri», quelli relativi alla fase originaria del protocollo, riservata ai richiedenti asilo mai entrati in Italia. Poi la Corte Ue ha optato per la procedura accelerata, più veloce di quella ordinaria ma meno di quella di urgenza.

In quel caso il rinvio esaminato a Lussemburgo risale a novembre 2024, l’udienza si è svolta a febbraio 2025, la decisione era attesa per giugno ma, a quanto appreso da questo giornale, nonostante sia già stata deliberata dovrebbe essere pubblicata a ottobre. In pratica sarà passato un anno in cui il governo non ha potuto portare a Gjader nessun richiedente asilo.

PER QUESTO a fine marzo aveva deciso di ampliare l’uso dei centri ai migranti “irregolari” già presenti in Italia. In totale ne ha trasferiti poco più di cento. Al momento a Gjader sono una cinquantina. È probabile ci resteranno ancora per poco.