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Il presidio Già per l’opposizione dei portuali della Cgt di Fos sur mer (Marsiglia) non erano stati caricati i tre container contenenti parti di mitragliatrici e di cannoni prodotti in Francia e destinati all’industria militare di Tel Aviv. Anche a Genova non è stato imbarcato alcun carico militare

La Contship Era al porto di Genova La Contship Era al porto di Genova

Ha avuto successo il presidio di lavoratori e cittadini convocato di prima mattina al varco del Genoa Port Terminal del gruppo Spinelli-Hapag Lloyd da parte del Collettivo Autonomo Lavoratori del Porto (Calp), da anni protagonista di iniziative di lotta contro il trasporto di armi, e dalla sezione sindacale Porti di Usb.


Si è avuta infatti conferma che a bordo della Contship Era, la nave noleggiata dalla compagnia israeliana Zim arrivata a Genova nella notte, su cui già per l’opposizione dei portuali della Cgt di Fos sur mer (Marsiglia) non erano stati caricati tre container contenenti parti di mitragliatrici e di cannoni prodotti in Francia e destinati all’industria militare di Tel Aviv, anche a Genova non è stato imbarcato alcun carico di natura militare.

A testimonianza di questa nuova forma di embargo pacifista, il presidio, dopo avere bloccato per alcune ore l’accesso di Ponte Etiopia, si è mosso in corteo attraversando il porto sino al varco Albertazzi: un fatto di assoluto rilievo, una manifestazione di protesta di cittadini guidati dai portuali dentro lo scalo.

Unico precedente, nel febbraio 2023, organizzato dal Calp stesso per la prima mobilitazione internazionale contro il transito di armi verso zone di guerra con lo slogan «abbassate le armi, alzate i salari».

 


Dal 2019 infatti, quando fu impedito il trasporto di cannoni francesi verso l’Arabia Saudita che bombardava la popolazione in Yemen e a Genova fu bloccato un carico con la stessa destinazione ricevendo l’approvazione del Papa che fece scalpore, grazie a questi esempi si è costituito un coordinamento internazionale dei portuali.

Il giorno prima in conferenza stampa i rappresentanti di Calp e Usb avevano spiegato l’obiettivo della manifestazione, oltre a esprimere solidarietà al popolo palestinese con azioni concrete volte a interrompere, anche se parzialmente, la fornitura di armi che li uccide.

È stato detto che sono i poteri economici internazionali che traggono i maggiori vantaggi dalle guerre, come testimonia la logistica, che nasce come scienza militare per rifornire gli eserciti e la loro inesauribile domanda di armi, viveri e mezzi soggetti a consumo, per procurare potere ai vincitori e profitti ai fabbricanti.

Per questo è dai lavoratori dei porti in quanto snodi nevralgici delle catene logistiche, attraverso le cui mani transitano gli strumenti di guerra, che nasce questa forma di opposizione. Ma i lavoratori da soli non possono andare al di là della coraggiosa testimonianza (quella parresia che aveva così felicemente sorpreso papa Francesco), sempre più a rischio viste le nuove leggi liberticide.

Occorre che tutte i soggetti della logistica scendano in campo per un embargo pacifista nei confronti di Israele e di ogni altro stato responsabile di analoghi delitti contro l’umanità: dalle autorità pubbliche che autorizzano i carichi in transito, agli operatori privati che si stracciano le vesti nei loro Codici etici e Rapporti di sostenibilità ad uso degli azionisti e del marketing, ma in realtà tollerano e ancora peggio profittano delle politiche militari aggressive.

I porti sono considerati strategici dagli stati e i loro operatori gravati di responsabilità speciali nei confronti dell’interesse pubblico. I portuali genovesi oggi chiedono alla politica di inserire anche la pace e il rifiuto della guerra nell’interesse generale della società, ma non di essere lasciati soli a farsene carico concretamente.

Oggi la nave andrà a Salerno. Anche qui i portuali sono pronti alla mobilitazione.