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La necessità di una riflessione e l'urgenza di un'analisi da sinistra sulla crisi della democrazia che il terrorismo jahadista rischia di provocare anche in Europa è a tutti evidente. I  fondamentalisti islamisti stanno alimentando un forte rigurgito fascista già in atto in molti paesi europei (la Le Pen in Francia, la Lega di Salvini in Italia, e tanti altri). mentre la reazione delle istituzioni maschera spesso un unanimismo solo di facciata.
Le prime "... vittime di tutto questo sono i democratici arabi, i progressisti musulmani, i socialisti e comunisti consegnati agli aguzzini, i kurdi e i palestinesi sacrificati a un realismo che aveva la sola volontà di non far crescere niente di progressista in Medio Oriente ..." così scrive in questo articolo Umberto Mazzantini su GreenReport.it

Charlie Hebdo, l’Islam e la sinistra

I due fratelli assassini Kouachi, che hanno fatto strage nella redazione di Charlie Hebdo, ed un altro terrorista, Amedy Coulibaly, che ha attaccato un market  kosher  a Porte de Vincennes, hanno alla fine trovato la loro “gloriosa fine da martiri”, abbattuti dalle forze speciali  dopo essere stati accerchiati dalla polizia francese, ci sarebbero anche ostaggi morti  a Porte de Vincennes. Intanto, mentre  lo Stato Islamico rivendicava e  minacciava, stamani François Hollande

aveva invitato la Francia a restare unita e a non generalizzare, sapendo bene che i musulmani francesi sono milioni e che non possono essere consegnati dall’opposto estremismo xenofobo ai jihadisti. Così l’Islam occidentale si interroga sulla violenza e sulla religione.
«Io non sono Charlie. Io sono Ahmed, il poliziotto morto. Charlie Hebdo metteva in ridicolo la mia fede e la mia cultura, e io sono morto per difendere il suo diritto di farlo», scrive  lo scrittore di origine libanese Dyab Abou Jahjah in un tweet che è diventato virale in Francia, evidenziando quanto ad alcuni in un primo momento era sfuggito. E qualcuno ricorda che anche il correttore di bozze del blasfemo Charlie si chiamava Moustapha Ourad, “giustiziato” come “un cane infedele”: era anche lui musulmano. Ma non basta. Su Facebook e Twitter si contano a migliaia le foto di musulmani, soprattutto ragazze e donne, che aderiscono mostrando un cartello alla campagna Not In My Name.
Quello al quale abbiamo assisto orripilati non è solo un atto di guerra contro la libertà di stampa e di espressione, che Charlie Hebdo incarnava in maniera estrema e “disturbante”, ma una dichiarazione di guerra alla convivenza civile che ha trovato subito volonterosi “nemici” tra la destra e il populismo europeo. E’ una dichiarazione di guerra soprattutto ad Ahmed, Moustapha, Dyab, alle ragazze di Not In My Name, ai cartoonist arabi e musulmani che si sono schierati coraggiosamente contro l’integralismo assassino e con i loro colleghi anarchici e comunisti, con gli atei che disegnavano, facevano e dicevano cose per loro impensabili ed esecrabili.
I due terroristi franco-algerini ed il loro complice barricati in attesa della morte o della cattura parlano con la morte e il sangue alla galassia del jihadismo troppo spesso armata per “convenienza” dall’occidente, in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia… Dicono che sono riusciti a portare il volto dell’Islam sfigurato dalla ferocia  fin dentro la comunità musulmana europea, che sono riusciti a far paura a chi prima fornisce armi e denaro ai miliziani e poi li liquida a lavoro fatto. Attizzano la reazione di chi vuole la guerra all’Islam e ai migranti, a chi non vuole mischiare colori e religioni, a chi vuole trasformare l’Europa in fortezza identitaria. Sanno che il fascismo islamista...  Leggi qui l'intero articolo