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MEDITERRANEO. La cerimonia ad Adria (Rovigo) mentre veniva diffusa la notizia che venerdì scorso solo l'intervento della nave San Marco della marina ha sventato la cattura di quattro pescherecci siciliani

 La cerimonia ad Adria (Rovigo) - Ansa

Mentre ieri ad Adria il governo italiano celebrava la consegna a Tripoli di una nuova motovedetta le agenzie di stampa battevano la notizia del tentato sequestro di alcuni pescatori siciliani da parte dei libici. Il fatto è avvenuto venerdì scorso.

Andiamo con ordine. Nel cantiere navale in provincia di Rovigo il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricevuto l’omologa del Governo di unità nazionale libico Najila el Mangoush e il Commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato, l’ungherese Olive’r Va’rhelyi. La cerimonia segue la visita di Meloni del 28 gennaio scorso in cui le autorità dei due paesi, oltre a siglare un accordo sul gas da 8 miliardi tra Eni e la libica Noc, hanno stretto un patto che prevede la consegna di cinque mezzi navali. Due motovedette classe Corrubbia, come quelle già in uso a Tripoli, e tre classe 300 di nuova costruzione. Mezzi specializzati per le attività di ricerca e soccorso che però nelle mani dei libici funzionano come strumento di cattura dei migranti in fuga, che una volta riportati a terra finiscono nei terribili centri di detenzione.

«La consegna fa parte della strategia a lungo termine per contrastare i traffici illegali di esseri umani. Vogliamo che il Mediterraneo non sia più un cimitero di migranti», ha detto Tajani. Per Va’rhelyi: «Aiutiamo la Libia a proteggere i loro e i nostri confini». In disaccordo gli attivisti di Mediterranea, Adl Cobas, centri sociali del nord-est e cattolici veneti che hanno lanciato uova piene di vernice rossa, simbolo del sangue dei migranti, e mostrato le foto di persone torturate nei centri libici. «È una cerimonia dell’orrore. Il governo celebra la violazione sistematica della Convenzione di Ginevra consegnando in pompa magna una motovedetta per la deportazione nei lager libici», afferma Luca Casarini di Mediterranea. Gli fa eco David Oliver Yambio, leader dei Refugees in Libya riuscito ad arrivare in Europa, che ha vissuto sulla propria pelle l’orrore della detenzione: «L’Italia continua a violare i diritti umani in Libia e lungo le sue frontiere. È un fallimento dell’Ue e di tutta la comunità internazionale».

Sul fronte pesca, invece, è stata resa pubblica la notizia che venerdì scorso, 80 miglia a nord di Tripoli, una motovedetta libica ha tentato di sequestrare tre pescherecci di Mazara del Vallo (Pegaso, Giacomo Gancitano e Twenty Three) e il motopesca di Pozzallo Vincenzo Ruta. Episodio simile a quello del 2020 quando 18 pescatori rimasero sequestrati, ma nella Cirenaica di Haftar, per 108 giorni, L’esito diverso è dipeso solo dal pronto intervento della marina italiana, con la nave San Marco e il suo elicottero. «Mentre il nostro governo discute con le autorità libiche sulle problematiche che attanagliano il Mediterraneo, gli stessi libici tentano il sequestro», attacca Vito Gancitano, presidente del consiglio comunale di Mazara del Vallo. «Solo una settimana fa Meloni, Tajani e Piantedosi sono andati a Tripoli. Evidentemente non hanno toccato l’argomento pesca», afferma Giovanni Di Dia, segretario della Flai Cgil di Trapani