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AMMINISTRATIVE. Lo stato dei rapporti tra centrosinistra e M5S alla luce del voto nei comuni. Per Conte l'alleanza coi dem «non è da considerarsi strutturale»

Il Pd punta sull’unità. Al secondo turno Elly Schlein e Giuseppe Conte

L’ultima giornata di campagna elettorale per le amministrative di domani e lunedì è occasione per testare il livello di interazione tra le forze del centrosinistra e il Movimento 5 Stelle.

Alle urne, nella gran parte dei casi, le forze di opposizione si presentano divise. Di fronte a questo scenario Giuseppe Conte tira fuori la formula che aveva caratterizzato il dibattito del M5S subito prima del suo arrivo alla leadership, quando Alessandro Di Battista era ancora dentro. «L’alleanza con il Partito democratico non è da considerarsi strutturale», dice Conte rimandando ogni intesa all’accordo sui temi e sui programmi. E riportando in primo piano le divergenze sulla guerra in Ucraina e sul recente voto a Strasburgo che consente di stornare verso gli armamenti i fondi del Pnrr. «Ci auguriamo una sempre maggiore convergenza di obiettivi politici, al momento non tutti sono condivisi», afferma il leader del M5S lasciando uno spiraglio all’intesa.

«Penso sia necessario che le opposizioni facciano fronte comune», sostiene invece Nicola Fratoianni. Pur assicurando di non considerare un problema lo spostamento del Pd a sinistra, in qualche modo anche il segretario di Sinistra italiana pone l’accento sui temi concreti: «Bisogna rapidamente predisporre proposte comuni e piattaforme e farle vivere nel paese», dice Fratoianni.

Elly Schlein ieri era a Pisa: uno dei capoluoghi in cui il Pd prova a superare il sindaco di destra uscente e si presenta in alleanza con il M5S, ma deve fare i conti con un’agguerrita compagine civica e radicale alla sua sinistra.

Lo schema della leader dem , in questo caso come nelle tante città in cui non ha stretto alleanza con i pentastellati, è quello della recente vittoria di Udine: arrivare al secondo turno e a quel punto rinsaldare in ranghi per battere la destra. Un modo per dimostrare che il campo largo esiste a prescindere dalle identità dei singoli partiti all’opposizione del governo Meloni.