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ELEZIONI. A poco più di tre settimane dal voto, nuovi sondaggi stimano che la coalizione in testa ha la maggioranza dei due terzi del parlamento a portata di mano e quella dei tre quinti già in tasca

 Il tabellone delle votazioni alla camera

Tra ieri e martedì, altri tre sondaggi (Swg per La7, Euromedia per La Stampa e Noto per Porta a porta) hanno stimato come ormai accade da settimane la coalizione di destra tra il 46 e il 47 percento dei voti. È un’ulteriore conferma che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia ai quali si può aggiungere la lista Noi moderati – perché è stimata sopra l’1% e dunque è in grado di dare il suo contributo alla coalizione anche restando sotto lo sbarramento del 3% – hanno a portata di mano un traguardo storico. Reso più facile dalla riduzione dei parlamentari. Possono cioè concretamente aspirare alla maggioranza dei due terzi dei componenti, sia alla camera che al senato.

Secondo una simulazione di ieri del sito Youtrend realizzata con i dati della loro «supermedia» (una media ponderata dei sondaggi nazionali), «il centrodestra può ottenere tra i 240 e i 265 seggi alla camera e tra i 120 e i 135 al senato». È un risultato molto simile a quello che aveva stimato il manifesto il 25 agosto sulla base dei sondaggi di quella settimana.

Numericamente questo vuol dire che la maggioranza dei due terzi dei componenti non è sicura, ma molto probabile. Il quorum dei due terzi ha rilievo per le leggi i revisione costituzionali e per le votazioni in seduta comune – quando cioè camera e senato funzionano da collegio elettorale unico per eleggere i giudici della Corte costituzionale e i consiglieri del Consiglio superiore della magistratura che spettano al parlamento. I nuovi numeri del parlamento dicono che gli aventi diritto sono 606: 400 deputati, 200 senatori elettivi e 6 senatori a vita e a vita di diritto. Per raggiungere i due terzi il centrodestra deve arrivare a 404 voti. Adesso, secondo Youtrend, sarebbe tra i 360 e i 400. Siamo quasi lì. O forse siamo già lì, considerando che in parlamento ci saranno rappresentanti di Azione-Italia viva, delle minoranze linguistiche e potrebbero esserci (sempre a stare ai sondaggi) anche di Italexit: non è affatto impossibile che i pochi voti che mancano possano essere trovati senza troppe difficoltà.

Non solo. Fin qui l’allarme per il possibile exploit della destra si è concentrato sull’ipotesi di modifiche alla Costituzione senza l’obbligo del referendum confermativo. In questo caso la maggioranza che occorre è sempre quella dei due terzi dei componenti e in due votazioni separata (la terza e la quarta) alla camera e al senato. Dunque servono 267 voti alla camera (Youtrend stima 265 come quota massima) e 138 al senato (Youtrend stima 135).

Ma ci sono anche altre votazioni delicate perché riguardano le istituzioni di garanzia, votazioni che peraltro a differenza di quelle sulla Costituzione non sono eventuali ma certe e anche abbastanza vicine. Entro fine anno o al più tardi a inizio 2024 le camere in seduta comune dovranno infatti eleggere dieci (non più otto) consiglieri “laici” (cioè non magistrati) del Consiglio superiore della magistratura. Serve la maggioranza dei tre quinti delle camere in seduta comune nelle prime due votazioni, poi ancora i tre quinti ma calcolati sui votanti. I senatori a vita partecipano raramente alla votazioni e pesano solo sui quorum calcolati sugli aventi diritto. La maggioranza dei tre quinti dei componenti è di 364 voti, quella calcolata senza senatori a vita 360. Sono due soglie che la destra raggiunge anche prendendo per buona la stima più prudente di Youtrend. Certo, è molto difficile che non vorrà concedere alle opposizioni un diritto di tribuna nel Csm. Ma non sarà costretta dai numeri a farlo.

Infine, la maggioranza dei tre quinti dei componenti è sufficiente, dalla terza votazione in poi, a eleggere anche i giudici della Corte costituzionale che spettano al parlamento. La destra può fare da sola anche in quel caso. E nei prossimi due anni avrà la possibilità di eleggerne ben quattro.