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LO SBARCO IN EUROPA. Le misure che potrebbero creare tensione. Sul tavolo il caro energia. Ma per ora sul tetto al prezzo del gas ognuno fa da sé
La preoccupazione per il decreto anti-rave e i No vax in corsia Paolo Gentiloni - Ap

Giorgia Meloni si è presentata ieri a Bruxelles nel primo viaggio fuori Italia da presidente del Consiglio. In campagna elettorale, Bruxelles è stata attaccata come un campo di battaglia, anche se è piuttosto un muro di gomma (le decisioni sono prese dagli stati membri, poi bisogna rispettarle). Il viaggio «è un buon segno» ha commentato la presidente del parlamento europeo Metsola, «mostra l’impegno del nuovo governo a mantenere l’Italia al centro della presa di decisioni». La presidente della commissione von der Leyen si attende «una buona cooperazione da parte delle autorità italiane». Tutti pensano prima di tutto al sostegno all’Ucraina.

Per il momento sul tetto al prezzo del gas ognuno fa da sé e l’idea di un nuovo debito comune per far fronte alla crisi dell’energia è stata scartata a Bruxelles, Germania e Olanda sono contrarie. Emmanuel Macron, che ne difende il principio, ha perso il suo principale alleato, Mario Draghi. Se il caro-energia è al centro delle preoccupazioni e delle tensioni, altre questioni potenzialmente conflittuali sono emerse prima del pomeriggio di incontri: la Ue ha chiesto all’Italia di «permettere gli sbarchi». Inoltre, il decreto anti-rave suscita preoccupazioni per il rispetto della libertà di espressione, un valore fondamentale della Ue. Anche il reintegro di medici e infermieri no vax preoccupa. L’estrema destra ha votato no alle procedure d’infrazione contro Polonia e Ungheria per il non rispetto dello stato di diritto (che blocca il versamento del Recovery per Budapest, mentre Varsavia è sulla buona strada per sbloccarlo grazie all’accoglienza dei rifugiati ucraini).

Meloni pensa che le Ue sia «invasiva per le piccole cose e assente nelle grandi». Ma il rispetto dello stato di diritto fa parte delle «grandi»: difatti, è una pre-condizione per ottenere il versamento del finanziamento del NextGenerationEu, di cui l’Italia è la prima beneficiaria (69,9 miliardi di sovvenzioni, 122,6 miliardi di prestiti). Il nuovo governo ha promesso una ridefinizione degli obiettivi, vorrebbe riaggiustare il piano alla luce dell’aggravarsi della crisi energetica e delle materie prime. Ma per la Ue è possibile rimodellare i finanziamenti solo se i cambiamenti richiesti sono conformi agli obiettivi del RePowerEu, cioè economie di energia, diversificazione delle fonti, accelerazione della transizione verso le rinnovabili: si parla di un possibile ri-orientamento intorno ai 7 miliardi. L’Italia ha ottenuto un pre-finanziamento del 13% del piano di rilancio il 13 agosto del 2021 (9 miliardi di sovvenzioni, 15,9 di prestiti).

Il 13 aprile 2022 c’è stato un primo pagamento di 21miliardi e un secondo versamento è stato approvato il 27 settembre scorso, per altri 21 miliardi (10 di sovvenzioni, 11 di prestiti), sulla base di 45 obiettivi, che vanno dalla riforma del pubblico impiego a quella dei mercati pubblici, riforme nell’insegnamento, nell’amministrazione fiscale, sulla sanità territoriale, investimenti nel digitale e nell’idrogeno. Tra gli obiettivi c’è anche la riforma del sistema giudiziario, che ora è bloccata e al meglio rimandata di mesi. La Ue ha previsto una riforma del Patto di stabilità nel 2023, ma non sono contemplate modifiche sulle norme del 3% di deficit e 60% di debito ma solo sul ritmo del rientro nei parametri. Un margine di manovra molto stretto per un paese che ha il 150% di debito pubblico, che trae vantaggio dai tassi di interesse ottenuti grazie alla notazione AAA del debito comune, mentre l’Italia da sola paga il prezzo del rischio.