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FRANCIA. Oggi decima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni. Sotto accusa la violenza della polizia nei cortei. Manifestazione repressa duramente a Sainte-Soline, due feriti gravi

Francia: la protesta continua, governo disperato Parigi, dipendenti del Louvre bloccano l’ingesso al museo - foto Ansa

Dopo undici settimane di battaglia sociale, la situazione resta bloccata. Oggi, i sindacati organizzano la decima giornata di mobilitazioni e scioperi, con il corteo più importante a Parigi. Ieri, sono continuate le azioni di protesta, il Louvre chiuso a sorpresa, oltre ai blocchi alle raffinerie, spazzatura non raccolta a Parigi, scioperi diffusi, i giovani sempre più implicati, 100 licei in agitazione assieme a varie università.

«VOLTARE PAGINA» è il programma che Eliseo e governo vogliono mettere in scena. Consultazioni a ampio raggio all’Eliseo, la prima ministra, Elisabeth Borne, è stata ricevuta da Emmanuel Macron – che avendo annullato la visita di Charles III si è dedicato a cercare la via d’uscita dalla crisi – e ha l’incarico di mettere a punto, in due-tre settimane, un’agenda condivisa con le parti sociali e di trovare degli alleati per governare. Un programma disperato, anche se governo e presidente puntano sulla rassegnazione dei cittadini, favorita anche dal peso della violenza esplosa ai margini della nona giornata. Con disinvoltura, l’Eliseo, considera che la riforma delle pensioni è già “in pausa” in attesa del parere del Consiglio costituzionale atteso entro il 21 aprile, in risposta alla domanda del segretario della Cfdt, Laurent Berger, che chiede sei mesi, per aprire un dialogo e trovare una soluzione alla crisi. Ma Berger accoglierà la mano tesa del governo alla sola condizione di un ritiro del passaggio ai 64 anni per la pensione, chiede un «gesto forte» al governo e giudica «assurdo» far crollare la Francia nel caos «per così poco».

Geoffroy Roux de Bézieux, presidente del Medef (la Confindustria francese), vuole «passare ad altro», pur considerando che la riforma va fatta anche se «non è ideale», suggerisce al governo di «cambiare metodo» per il futuro, di appoggiarsi alle parti sociali e di «sedersi attorno a un tavolo».

È «DIFFICILE che il Consiglio costituzionale non censuri la riforma», sostiene il professore di Diritto Costituzionale Dominique Rousseau, per «ragioni di forma», il ricorso all’articolo 47.1 per abbreviare la discussione al Senato, la mancanza di «chiarezza e sincerità» richiesta dalla Costituzione, l’assenza di voto sulla legge all’Assemblée nationale a causa del ricorso al 49.3.

MA ORMAI LA VIOLENZA è diventata centrale. Dopo la registrazione di minacce contro dei manifestanti da parte della Brav-M, l’erede dei Voltigeurs degli anni ’80 (dissolti dopo la morte dello studente Malik Oussekine ai margini delle manifestazioni del 1986), la France Insoumise ha raccolto migliaia di firme per la dissoluzione dell’unità degli agenti antisommossa. La giustizia ha aperto 17 inchieste sulle violenze della polizia nei cortei. Un gruppo di avvocati denuncia i fermi preventivi in occasione delle manifestazioni, ma il tribunale di Parigi ha respinto la domanda di annullamento di questa pratica, presentata dall’Associazione di difesa delle libertà costituzionali.

NEL WEEK END la violenza si è concentrata a Sainte-Soline nelle Deux-Sèvres, dove scontri e repressione di una manifestazione non autorizzata contro la costruzione di bacini di raccolta d’acqua per l’agricoltura sono finiti con decine di feriti, un uomo di 30 anni è tra la vita e la morte, un altro grave, i contestatori dei «grandi progetti inutili» accusano i gendarmi, tra cui ci sono anche feriti, di aver ostacolato l’arrivo dei soccorsi. Macron accusa la France Insoumise di voler «delegittimare le istituzioni», il portavoce del governo, Olivier Véran, definisce Mélenchon e i suoi «rentiers della rabbia». Per la deputata di Europa Ecologia, Sandrine Rousseau, Macron e il governo «cercano l’incidente». La capogruppo di Renaissance (il partito di Macron), Aurore Bergé, ha mostrato una lettera di minacce anche contro il suo bébé di 4 mesi. La presidente dell’Assembée nationale, Yael Braun-Pivet, ha denunciato una missiva con contenuti antisemiti. 33 deputati della maggioranza e di Lr hanno ricevuto minacce o sono stati distrutti i loro uffici locali.

OGGI, NEL CORTEO parigino non ci sarà il segretario della Cgt. Philippe Martinez, 62 anni, è a Clermont-Ferrand al congresso del sindacato, che deve scegliere il suo successore. Sarà probabilmente una donna, o la delfina di Martinez, l’insegnante Marie Buisson o la più radicale Céline Verzeletti, statale. La Cgt attraversa un momento difficile, frammentata con la fronda delle categorie più forti che vogliono più radicalità e contestano l’ipotesi Buisson, che cerca un’apertura verso i temi ambientalisti