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Condannati per il blocco stradale i militanti bolognesi di Ultima generazione, solo a sei mesi e con la sospensione della pena perché hanno agito «per motivi di ordine morale e sociale». Ma la destra approva una nuova legge durissima: carcere e multe contro i manifestanti

QUESTIONE MORALE. La Camera approva il ddl Sangiuliano «in difesa dei monumenti». Le opposizioni protestano: «Colpiscono il diritto di manifestare». La maggioranza esulta: «Chi imbratta paga». In gioco c’è il rapporto tra democrazia e dissenso

Questione morale

La Camera ha approvato con 138 voti a favore, 92 contrari e 10 astenuti il disegno di legge proposto dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano riguardante «Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici». Si tratta del provvedimento annunciato fin dalla scorsa primavera e pensato per inasprire le pene contro gli attivisti per il clima e le loro azioni, simboliche. Proteste, forse per la prima volta nella storia recente, del tutto nonviolente, che si svolgono proprio davanti a pezzi emblematici del patrimonio storico.

IL TESTO DISPONE, tra le varie misure, sanzioni amministrative, a seconda della gravità della fattispecie, che vanno da un minimo di 10.000 ad un massimo di 60.000 euro. Non si passerà, dunque, da un dibattimento: basta che il prefetto raccolga le segnalazioni delle forze dell’ordine per comminare la sanzione. Sangiuliano, al solito, ci ha tenuto a infarcire il dibattito a Montecitorio con citazioni autorevoli ritagliate alla bisogna e conclusioni politiche arbitrarie. Eccone una che disegna un nesso pindarico tra gesti di protesta, patriottismo e ambiente: «I monumenti sono diventati parte di quello che Benedetto Croce definiva ‘paesaggio, volto amato della patria – azzarda il ministro – Quindi chi danneggia i monumenti in nome della tutela dell’ambiente danneggia anche l’ambiente stesso». Nel ddl è stata inserita anche l’aggravante, che raddoppia le pene, per chi compie l’illecito durante manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico. Dunque, rischia da uno a cinque anni di carcere «chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche».

CHE IL MIRINO dell’esecutivo fosse puntato contro i movimenti ambientalisti e che la difesa del patrimonio fosse un comodo espediente è apparso ancora più evidente quando sono stati rifiutati gli emendamenti proposti dall’opposizione. Come quello avrebbe portato a diecimila euro la sanzione per chi distrugge l’ambiente costruendo manufatti abusivi ed ecomostri. Il portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli ne ha presentato uno (anch’esso respinto) che avrebbe previsto inasprimenti delle pene per i pubblici ufficiali responsabili di danneggiamento del patrimonio. Adesso ricorda come il governo non sia «credibile» dal momento che «ha devastato il territorio e il paese tutto con continui e dannosi condoni». Durissimo anche Nicola Fratoianni, secondo il quale «neanche nella legislazione speciale degli anni Settanta sono successe cose come queste». Il segretario di Sinistra italiana sottolinea che il testo approvato va si muove su un crinale delicato, dal momento che «la relazione tra democrazia e conflitto testimonia dello stato di salute della democrazia».

ANCHE PER Andrea Orlando, ex ministro della giustizia, in ballo c’è il rapporto tra espressione del dissenso e potere politico: «L’utilizzo del diritto penale come elemento simbolico produce diritto penale irrazionale – sostiene il deputato del Partito democratico – Per cui a comportamenti tra loro diversi si applicano pene uguali, spingendo, alla fine, verso comportamenti che sono di più grave allarme sociale». «La strada che persegue questo governo è chiara: mentre non si fa nulla se non danni per il futuro del paese, nel frattempo vogliono reprimere il dissenso e la protesta» conviene il capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione cultura Antonio Caso intervenendo nel dibattito in aula.

LA POLEMICA delle opposizioni si è scatenata soprattutto sulla tolleranza zero a senso unico: manica larga per gli esponenti del governo finiti nell’occhio del ciclone (e spesso sotto indagine) nelle ultime settimane e pugno di ferro verso i giovani attivisti, che dalle parti della destra sono stati ribattezzati «eco-vandali». «Dopo i ragazzi dei rave party, le Ong che salvano vite umane in mare questa volta, nel mirino delle destre, ci sono le ragazze e i ragazzi di Ultima Generazione, accusati di ‘violenza’ per i blocchi stradali e di danneggiare i beni culturali quando, in realtà, nessun monumento è stato oggetto di danni permanenti» osserva la deputata dem Laura Boldrini. «Siamo passati dalla stagione di Dossetti in cui parlava di diritto alla resistenza civile e di democrazia, a parlare di vernice lavabile e di punizioni» sostiene il suo collega Gianni Cuperlo.

IL CHE FA CAPIRE come le azioni di protesta a difesa del clima di questi mesi siano riuscite a bucare l’iniziale ostilità proveniente da larghissima parte del mondo politico, quando qualche secchiata di materiale colorato del tutto innocuo bastava per lanciare l’ennesima emergenza bipartisan o (nel migliore dei casi) produrre tirate paternalistiche sulle forme di lotta accettabili