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SINISTRA ALLE EUROPEE. Ho letto l’invito di Molinari e Rizzo sul manifesto e gli interventi che ne sono seguiti con l’intento di convergere alle europee su un’unica lista unitaria a sinistra del Pd, […]

Il parlamento europeo di Bruxelles GettyImages Il parlamento europeo di Bruxelles - GettyImages

Ho letto l’invito di Molinari e Rizzo sul manifesto e gli interventi che ne sono seguiti con l’intento di convergere alle europee su un’unica lista unitaria a sinistra del Pd, non solo per evitare la tagliola del quorum. In tutti prevale la percezione di un autentico cambio d’epoca – di cui le guerre, il cambio climatico, le disuguaglianze all’interno dell’umanità e la depredazione dei beni naturali sono aspetti temibilmente significativi – e che si deve ricondurre il tema della pace al centro dei diritti.

Un filoatlantismo bellicoso indebolisce il progetto europeo e relega a nuovi protagonisti un ruolo inaffidabile, su cui oggi l’Ue declina. Partecipo a più incontri in cui il mio pessimismo viene confermato da un disincanto per la partecipazione al voto, visto che la politica non fa i conti con la vita reale. In più, identificarsi con l’Occidente comporta ormai una perdita di autonomia critica. Occorre allora una piena consapevolezza della posta in gioco e la fiducia di non soccombere ad una deriva che ci porterebbe, questa volta sì, alla «fine della storia» – come afferma Raniero La Valle – con le forze di sinistra che si affannano più sul loro passato che non ad indagare il futuro, da reinterpretare oltre le proprie stesse radici. Eppure, è diffusa una volontà di cambiamento, che non vuole precipitare in uno scontro per «l’egemonia globale nel XXI secolo», con una biosfera degradata e una vita precaria in cui le connessioni artificiali sopprimono quelle biologiche e sociali.

Giorni fa ho ascoltato in diretta l’intervento del presidente argentino Milei che parlava al forum di Davos ad una platea di grandi imprenditori e capi di Stato. Ha esordito con uno strillo: «Lunga vita alla libertà, maledizione!» ed ha biascicato poi «la crescita del Pil mondiale è migliorata, tra il 1800 e il 2020 del 95%: solo il 5% è rimasto povero. Ma le politiche collettiviste hanno fatto retrocedere l’Argentina dal primo al 140esimo posto nel mondo!».

Farneticazioni ascoltate senza scandalo, poiché il disprezzo della partecipazione e l’elogio al capitalismo, alla proprietà privata, alla libera impresa, ai monopoli, non erano casuali, ma offrivano al neoliberismo feroce e predatorio una seconda e illusoria ventata, anche dopo la tragedia della pandemia. «Il marxismo ed il socialismo – ha impudentemente concluso – hanno cambiato con il femminismo la lotta di classe a favore della lotta tra uomini e donne, generando misure coercitive come tasse, sussidi, regolamenti economici, punizioni per la libera impresa».

Per quanto grottesco possa essere, l’affondo di Milei mette a nudo un progetto delle destre che passa anche attraverso «libere elezioni», in cui prima o poi sarà l’intelligenza artificiale a sostituire la democrazia, quando gli elettori saranno espropriati del libero arbitrio, preda di cloud e algoritmi proprietari. Rendiamocene conto a tempo e uniamo le forze che resistono all’attacco alla democrazia sociale che ha ispirato la nascita dell’Onu e le Costituzioni antifasciste.

Non a caso in Italia ed in Europa la partita si è aperta con anticipo e con una determinazione delle destre a cui i media prestano un’attenzione e un favore non dissimulato. Ecco perché l’appuntamento elettorale europeo è determinante e la sinistra non può che convergere ed unirsi per allontanare il precipizio verso cui l’Occidente, come accenna persino il Papa, sembra avviarsi, con l’idea che non ci sia più posto per tutti sul pianeta. L’unità e non lo spappolamento della sinistra e del suo patrimonio potrà tenere ben aperti anche gli occhi delle nuove generazioni!