Lettera aperta al Sen. Collina
Caro Sen. Collina, ultimamente ci sembra tu stia sbagliando tempi, modi e contenuti dei tuoi atti e interventi parlamentari.
Se risponde a verità la notizia apparsa sulla stampa e sui social, l’aver fatto il “pianista” in Senato per recuperare il voto di un collega assente, o distratto, non è un bel gesto.
Apprendiamo anche che sei fra i firmatari di un’interrogazione volta a sollecitare l’erogazione dei contributi statali – si parla di milioni di euro – ai produttori di energia da biomassa. A tal proposito è bene si sappia che, in base alle attuali normative, questi comprendono ancora gli “assimilati”, ossia i residui da rifiuti urbani.
A parte le norme – per noi inaccettabili – contenute nello “Sblocca Italia” e che prevedono la costruzione di nuovi termovalorizzatori, ovvero inceneritori di rifiuti, gli impianti che bruciano vere biomasse – e non rifiuti – hanno già una normativa che ne disciplina l’attività e li tutela.
Ma soprattutto è fuori luogo che sia proprio tu, che provieni da un territorio che “ha già dato” per quanto riguarda la combustione di biomasse e di rifiuti (noi chiediamo cessi), a sollevare la questione. Ti ricordiamo che in una delibera del Comune di Faenza del dicembre scorso si legge: In ambito provinciale è stato raggiunto, in termini di energia autorizzata, l'obiettivo di produzione di energia da fonte rinnovabile fissata dal PAESS provinciale per cui occorre perseguire l'obiettivo di non provocare emissioni aggiuntive in atmosfera in raccordo con l'indirizzo del Piano Provinciale di Tutela e Risanamento della Qualità dell'Aria (PRQA), che classifica Faenza come agglomerato ove occorre predisporre piani d'azione a breve termine per il miglioramento della qualità dell'aria.
Dovresti fare più attenzione alle richieste che vengono dai cittadini del tuo territorio. A Faenza e dintorni sta continuando la mobilitazione contro gli inceneritori e contro il progetto di ampliamento della centrale di Hera e Caviro, “Enomondo”, che potrebbero voler usufruire di quei contributi.
Sarebbe opportuno che i tuoi sforzi in Senato fossero rivolti piuttosto ad assicurare i pagamenti della Pubblica amministrazione alle piccole imprese del nostro territorio, in sofferenza proprio perché non viene loro corrisposto in tempi ragionevoli quanto dovuto per lavoro e servizi.
Ma forse tu immagini che con la nuova legge elettorale non avrai più bisogno del consenso dei cittadini, perché potresti essere nominato direttamente da Renzi.
La mobilitazione si estende contro la combustione dei rifiuti, ma anche contro le cosiddette “riforme” che vogliono cambiare la Costituzione e non far decidere i cittadini.
Faenza, 30 ottobre 2015
L’Altra Faenza
Si è svolta Martedì 20 Ottobre 2015 il previsto incontro congiunto tra Spi Fnp Uilp regionali e i rispettivi Patronati di Inca-Inas-Ital, con il coinvolgimento degli avvocati di riferimento per gestire anche sul piano legale gli effetti post sentenza Corte Costituzionale n. 70/2015 e del Decreto Legge n. 65/2015 convertito in legge n. 109/2015 sul blocco della perequazione per gli anni 2012-2013.
Fermo restando che la nostra priorità strategica è di conquistare una reale rivalutazione delle pensioni sostenuta al tavolo con il Ministro Poletti oltre ad ottenere radicali modifiche della legge Fornero, si è convenuto di procedere con alcune cause pilota.
Obiettivo delle cause pilota è di puntare sulla incostituzionalità del Decreto Legge n. 65 poichè non risponde appieno al merito della sentenza della Corte sulla perequazione delle pensioni in quanto, oltre a prevedere una incongrua una tantum, riproduce nuovamente discriminazioni tra i trattamenti pensionistici in essere.
Pertanto, collegialmente con i rispettivi Patronati e con il concorso e con il parere dei legali di riferimento si procederà a breve operativamente con modalità coordinate tra strutture regionali e territoriali, alla individuazione di quei casi sia del privato che della pubblica amministrazione nonchè sulla scelta delle sedi dei tribunali, per sollevare questioni di costituzionalità del Decreto Legge n. 65.
Un ulteriore aspetto discusso nel corso dell'incontro riguarda i termini della interruzione della decadenza e della prescrizione. Aspetti questi che dovranno essere portati a conoscenza per tempo ai pensionati/e interessati/e convenendo, in questa fase, di non presentare domande di ricostituzione o ricorsi; procrastinando la presentazione del ricorso amministrativo e la richiesta di interruzione dei termini a settembre 2016, così da consentire un periodo di azione posticipato e con più respiro, sperando che nel frattempo la Corte si pronunci sui ricorsi giudiziari di principio che saranno presentati.
p. segreteria reg. Spi p. segreteria reg. Fnp p. segreteria reg.Uilp
Roberto Battaglia Antonio Ragazzi Rosanna Benazzi
Ordine del Giorno
L’attivo dei quadri e dei delegati della CGIL di Ravenna, ritiene che la riforma costituzionale in votazione oggi al Senato sia profondamente sbagliata, mettendo pesantemente in discussione ,il rapporto fra le Istituzioni democratiche ed i cittadini.
Incide su partecipazione e rappresentanza, soprattutto se associata alla riforma elettorale già approvata, a forte impronta maggioritaria.
Non risponde alle esigenze di rafforzamento e semplificazione delle Istituzioni, ma ridisegna uno stato fortemente centralista, con la modifica del Titolo V della Costituzione e definisce un Senato svuotato di competenze, nel quale ,agli organi di garanzia non è assicurata terzietà ed il ruolo delle opposizioni è indebolito.
In sostanza, una riforma che altera il principio dell’equilibrio fra i poteri, a favore dell’esecutivo, senza prevedere i necessari bilanciamenti.
L’attivo dei quadri e dei delegati impegna la CGIL, a sostenere i principi contenuti nel proprio documento “semplificare e rafforzare” sulle riforme istituzionali, in contrasto con la riforma in approvazione, con tutte le iniziative di contrasto necessarie e utili per una piena consapevolezza da parte di tutti i cittadini.
Approvato a maggioranza
Ravenna, 13 Ottobre 2015
COMUNICATO STAMPA
Questa mattina una delegazione del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha presentato alla Corte di Cassazione due quesiti per l’effettuazione di altrettanti referendum abrogativi della legge elettorale recentemente approvata dalla attuale maggioranza parlamentare (italicum).
Il CDC, sentito il parere di numerosi costituzionalisti, ritiene che la nuova legge non rispetti la sentenza della Corte Costituzionale (la n. 1 del gennaio 2014) che ha dichiarato lncostituzionale il cosiddetto ‘porcellum’ e in realta' ne riproponga gli inaccettabili effetti distorsivi ipermaggioritari che porterebbero nuovamente alla composizione di un Parlamento non rispondente alla volontà espressa dagli elettori e dalle elettrici. Viene così tradito il principio della rappresentanza, fondamento di qualunque sistema democratico.
I quesiti presentati chiedono in particolare:
- la restituzione ai cittadini del potere di scegliere i propri rappresentanti, mediante la cancellazione della priorità assegnata alla figura dei capi-lista nei vari collegi e della facoltà loro concessa di candidature plurime (fino a 10), che consente alle segreterie di partito il potere di nominare gran parte dei deputati;
- l’abbandono del meccanismo del ‘premio’, che assegna di fatto la maggioranza assoluta alla lista (cioè al partito) che ottiene il 40% dei voti, e del ‘ballottaggio’, che amplifica gli effetti negativi del ‘premio’, assegnandolo alla lista che, pur non avendo ottenuto nemmeno il 40%, vince il secondo turno indipendentemente dal numero dei votanti; si potrebbe così assegnare un potere assolutamente sproporzionato a un partito che avesse ottenuto meno del 25% (per esempio) dei consensi. Il quesito è volto a ristabilire l’eguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto e ad assicurare il carattere rappresentativo della assemblea parlamentare.
Il CDC ritiene indispensabile che su un provvedimento così gravemente lesivo del dettato costituzionale, approvato da una maggioranza raccogliticcia di un Parlamento la cui legittimità è stata messa in discussione dalla citata sentenza della Corte costituzionale, siano chiamati a esprimersi gli elettori, soprattutto per le conseguenze gravissime che deriverebbero dalla eventuale approvazione anche delle modifiche costituzionali attualmente all’esame del Parlamento. Si verrebbe così a creare una intollerabile concentrazione di potere nelle mani del leader del partito vincente, privo di controlli e garanzie per le minoranze parlamentari (che rappresenterebbero però la maggioranza degli elettori).
Il CDC intende quanto prima procedere alla attivazione del comitato referendario, invitando alla collaborazione tutte le organizzazioni e i cittadini che condividono le sue preoccupazioni e intendono far valere la sovranità assegnata loro dall’articolo 1 della Costituzione.
Roma, 16 ottobre 2015
Signor Presidente della Repubblica,
In queste ore le cronache ci descrivono un’aula del Senato in cui si succedono eventi che fino a qualche mese fa sarebbero stati considerati impossibili.
La Costituzione nata dallo spirito civile e unitario che portò alla nascita della nostra Repubblica rischia di venire stracciata e l’impianto istituzionale che ci ha consentito di superare momenti tragici e oscuri della nostra storia recente rimanendo nell’ambito delle democrazie avanzate, di essere stravolto, aprendo la strada ad avventure in una livida atmosfera autoritaria.
Motore incontrastato di questa vicenda è un governo che nessuna consultazione elettorale ha legittimato, sostenuto da una maggioranza di pochi voti, raggiunta grazie a senatori eletti (con un metodo dichiarato incostituzionale) frequentemente sotto simboli diversi dagli attuali o su programmi quotidianamente traditi.
La manipolazione della informazione appare plateale, come dimostra il continuo carosello di annunci clamorosi e sommesse smentite, e la nuova pessima legge elettorale, approvata alcune settimane fa in dispregio della sentenza della Corte Costituzionale del gennaio 2014, consente un esplicito ricatto nei confronti di parlamentari troppo sensibili alla prospettiva di mantenere i loro privilegi.
Come semplice cittadino, ma responsabile e consapevole del ruolo che l’art. 1 della Carta del 1948 assegna a tutti noi, assisto attonito alla ripetuta violazione, in un Parlamento umiliato da un esecutivo arrogante e spesso impreparato, delle prassi democratiche e perfino delle stesse norme costituzionali, a partire dall’articolo 72, che impone nelle materie istituzionali una procedura aperta al confronto e al dialogo, coerente con lo spirito prudenziale e unitario che ispira anche l’articolo 138. Violazioni che non potranno comunque essere sanate da un referendum-plebiscito dal sapore populista.
In questa fase, così importante per il futuro della Repubblica e dei nostri figli, il Suo silenzio, anche se dettato dalla insindacabile interpretazione dei limiti del Suo ruolo, rischia di essere percepito come rinuncia ad esercitare quella funzione di supremo garante della legalità che deriva dalla rappresentanza di tutti gli Italiani.
Mi scuserà, signor Presidente, se Le chiedo di esprimere, prima che sia troppo tardi, la Sua valutazione di quanto sta accadendo, contribuendo in modo essenziale a colmare la scarsa trasparenza di vicende che rischiano di accentuare la attuale profonda spaccatura del Paese e il drammatico allontanamento di aree crescenti della opinione pubblica dal dovere civile del voto e dell’impegno civile.
Con osservanza,
Francesco Baicchi
Coordinatore della Rete per la Costituzione