Trump esige la resa totale dell’Iran ed è pronto a entrare in guerra al fianco di Netanyahu. A Tel Aviv pregustano la spallata finale. Europa non pervenuta. A far rumore è il cancelliere tedesco Merz in versione bocca della verità: «Grazie Israele, fa il lavoro sporco per noi»
Usa e Iran Le parole del presidente Usa lasciano pochi dubbi. E Israele vuole il «cambio di regime». Nella regione ci sono i caccia F-22, F-35 e anche i B-2 capaci di trasportare le bombe bunker buster
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – Epa
Dietro il caos di dichiarazioni a raffica fatte ieri da Donald Trump, che dicono tutto e il contrario di tutto nel giro di poche ore, è emersa in modo palese la continuazione del progetto concordato con Israele dal presidente americano: l’annientamento della Repubblica islamica e la creazione di un Iran amico, come ai tempi dello Shah, magari governato da un presidente sfiatato e compiacente come il siriano Ahmad Shara.
«L’Iran non può avere un’arma nucleare… Non sto puntando a un cessate il fuoco, stiamo cercando di fare meglio di un cessate il fuoco, una fine vera della guerra tra Iran e Israele», ha avvertito il presidente americano parlando ai giornalisti a bordo dell’Air Force One dopo essere atterrato a Washington, di ritorno dal G7 in Canada. Dietro quelle parole sulla fine della guerra non c’è un intento pacifista, piuttosto sono la conferma che gli Usa sono vicini a unirsi all’attacco israeliano. Il sempre ben informato sito Axios ha riferito ieri sera che Trump è pronto a bombardare i siti nucleari iraniani, a cominciare da quello di Fordow.
Al presidente, mentre tornava dal G7, è stato chiesto se il possibile coinvolgimento americano porterà alla distruzione del programma nucleare iraniano. Ha risposto: «Non ho alcun desiderio di negoziare con loro (gli iraniani). Spero che il programma venga distrutto prima di essere coinvolti». Poco dopo ha reso ancora più espliciti i suoi propositi. «Noi abbiamo il controllo dei cieli sopra l’Iran», ha scritto su Truth Social senza Israele. Quindi ha definito la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, «un bersaglio facile», ma ha aggiunto: «Lì è al sicuro. Non lo elimineremo, almeno non per ora».
In Israele ora c’è fiducia. La decisione di scendere in guerra spetta solo a Trump, lo sanno tutti. È opinione diffusa anche tra la gente comune che il presidente ordinerà l’ingresso in guerra alla prima occasione. Come un rifiuto iraniano – se mai riprenderanno i colloqui con Teheran che il tycoon vorrebbe affidare al vicepresidente Vance e all’inviato speciale Witkoff – di accettare tutte le condizioni degli Stati Uniti, a partire dall’interruzione piena dell’arricchimento dell’uranio. A invocare l’intervento in guerra degli Usa c’è anche la
Leggi tutto: Donald Trump è pronto a unirsi alla guerra all’Iran - di Michele Giorgio
Commenta (0 Commenti)Israele affonda i colpi in Iran. Centinaia di morti, centrata la tv di Stato. Teheran: reagiremo. Netanyahu annuncia che l’obiettivo è la guida suprema Khamenei. E ottiene il via libera dell’Occidente. Al G7 Trump blocca l’invito alla diplomazia. Spazio solo alla guerra
Il vertice Non ci sarà un comunicato congiunto per evitare le bizze del presidente, che rifiuta anche una blanda dichiarazione sulla de-escalation
I leader del G7 al summit in Canada – Ludovic Marin/Epa
Per il presidente che prometteva di ripristinare in poche ore la pace nel mondo, perfino una blanda dichiarazione che invoca la de-escalation fra Israele e Iran si spinge troppo in là. Lo riporta la Cnn a proposito della bozza di comunicato sulla guerra in corso, sponsorizzata dai capi di stato e governo dell’Unione europea e approvata dai leader del G7 riuniti in Canada. Meno uno: Donald Trump. E questo nonostante la bozza sottolinei il diritto di Israele a difendersi e ribadisca che l’Iran non può dotarsi di armi nucleari.
D’ALTRONDE lo stesso comunicato finale congiunto, prassi di tutti i G7, è relegato a gesto diplomatico retrò ancor prima dell’inizio del summit. Come riporta Bloomberg, gli ospiti canadesi hanno preferito optare per una soluzione in cui i leader firmeranno diversi comunicati su altrettanti temi, lasciando loro la libertà di sottoscrivere congiuntamente solo quelli che preferiscono. Una soluzione frammentata per far fronte alla volubilità di Trump – che nel 2018 sempre in Canada aveva sottratto la sua firma all’ultimo minuto perché offeso dalle dichiarazioni dell’allora primo ministro Justin Trudeau alla conferenza stampa finale – e alla sua prevedibile indisponibilità ad allinearsi ai sette su alcune delle sfide più pressanti per il consesso dei paesi più ricchi del mondo. Fra cui la guerra in Ucraina, quella a Gaza, le tematiche ambientali e sociali. Secondo Reuters i dossier già scartati dagli Usa sono quelli sulle migrazioni, l’intelligenza artificiale e le catene di approvvigionamento dei minerali critici.
Fin dall’incontro con i giornalisti a margine del bilaterale con il primo ministro canadese Mark Carney, che ieri ha dato il via al summit, Trump ha dato prova del suo scarso interesse per i temi del G7 e ha subito divagato sulle sue ossessioni, a partire da quella per il suo predecessore che l’anno scorso figurava tra i sette al summit di Bari. «Biden ha consentito a 21 milioni di persone di entrare nel nostro Paese, di cui gran parte sono assassini, membri di gang, carcerati. Svuotano le prigioni negli Stati uniti. La maggior parte di loro si trova nelle città, tutte le città blu, governate dai democratici, che vogliono servirsene per farli votare. Questo non accadrà».
REDUCE dalla chiamata con Vladimir Putin lo scorso week end, Trump coglie l’occasione per scagliarsi anche contro due avversari storici. «Il G7 un tempo era il G8. Barack Obama e un tale di nome Trudeau non volevano che la Russia ne
Leggi tutto: G7, affondato. Trump non firma - di Giovanna Branca
Commenta (0 Commenti)Nella foto: Civili e forze di sicurezza israeliane in un rifugio a Tel Aviv, durante un lancio di missili dall’Iran in risposta all’attacco sferrato da Israele alla Repubblica islamica, Ohad Zwigenberg /AP
Oggi un Lunedì Rosso dedicato all’Altro.
Mentre infuria la guerra, più reale che mai, fatta di bombe, paura e fame, ce n'è un’altra più silenziosa che lacera dall’interno le società.
Le manifestazioni partite da Los Angeles contro le politiche di deportazione della presidenza Trump sono una risposta alla guerra ai migranti che imperversa su entrambi i lati dell’Atlantico.
In Italia fa riflettere il risultato del referendum che proprio sul quesito sulla cittadinanza ha dato un segnale da non ignorare.
Mentre nell’Irlanda del Nord scoppiano tumulti di matrice xenofoba in seguito a un fatto di cronaca le cui dinamiche non sono ancora state del tutto chiarite.
L’Altro, si fa obiettivo. Basta solo una scintilla.
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A tutto spiano Raid senza sosta, massacro in una palazzina della capitale. L’Iran risponde con i missili e cancella il tavolo nucleare in Oman
Tel Aviv, soldati israeliani verificano lo stato di un edificio colpito dai missili iraniani – ZUMA Press Wire
In una telefonata con l’Alta rappresentante alla politica estera dell’Unione europea, Kaya Kallas, il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha detto che «la continuazione dei negoziati in una situazione in cui persiste la barbarie del regime sionista è ingiustificabile». Va così in fumo la speranza del presidente americano, che auspicava un’imminente decapitazione del programma nucleare iraniano nei colloqui previsti per oggi, domenica.
TEHERAN non si aspettava un’offensiva militare prima del tavolo previsto oggi in Oman. L’aviazione israeliana ha attaccato ieri almeno 15 località in tutto l’Iran, tra cui Isfahan, Tabriz, Qom, Arak, Hamedan e Shiraz. Anche la capitale Teheran è stata presa di mira intensamente per tutta la notte tra venerdì e sabato. Il rombo della contraerea non è cessato nemmeno un momento. Israele ha dichiarato di aver colpito più di 150 obiettivi.
Gli impianti nucleari di Fordow e Natanz hanno subito danni limitati. «Ci sono stati danni ad alcune aree del sito di Fordow nella provincia di Qom», ha dichiarato il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, Behrouz Kamalvandi, aggiungendo che l’impianto di arricchimento dell’uranio è rimasto illeso. «Abbiamo già spostato una parte significativa delle attrezzature e dei materiali, non ci sono preoccupazioni di contaminazione». Kamalvandi ha affermato che nel sito di Natanz è stata rilevata una contaminazione radioattiva, ma che non si è diffusa all’esterno: «Dobbiamo bonificare le radiazioni all’interno della struttura e poi valutare i danni». Inoltre, la portavoce dell’esercito israeliano, Effie Defrin, ha dichiarato che venerdì i caccia israeliani hanno eseguito un attacco contro l’impianto nucleare di Isfahan, Iran centrale.
L’AMBASCIATORE IRANIANO alle Nazioni unite, Saeed Iravani, ha affermato: «Israele ha attaccato siti nucleari protetti. Un atto sconsiderato e criminale che avrebbe potuto innescare una catastrofe radiologica ben oltre i confini dell’Iran». Da parte sua Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica, ha dichiarato: «Gli impianti nucleari non devono mai essere attaccati, indipendentemente dal contesto o dalle circostanze, potrebbero danneggiare le persone e l’ambiente».
Gli impianti nucleari non devono mai essere attaccati, indipendentemente dal contesto o dalle circostanze, potrebbero danneggiare le persone e l’ambiente Rafael Grossi
NUMEROSI PALAZZI residenziali sono stati colpiti dagli attacchi. La tv di Stato iraniana ha riferito che 60 persone, tra cui 20 bambini, sono morte in un raid su un complesso abitativo. Altri attacchi simili sono stati segnalati in varie regioni e in serata pesanti bombardamenti hanno colpito le strutture petrolifere a sud. Il bilancio provvisorio delle vittime civili causate dagli attacchi israeliani è di 178 morti. In risposta, Teheran ha lanciato circa 200 missili balistici in quattro ondate. Le sirene antiaeree hanno allertato la popolazione israeliana, costretta a cercare rifugio mentre i missili attraversavano il cielo e gli intercettori venivano lanciati per fermarli. Bilancio provvisorio di 70 feriti e tre morti. Un ammonimento
Leggi tutto: Da Israele fuoco e minacce. Teheran sospende il dialogo - di Francesca Luci
Commenta (0 Commenti)Attacco al cuore dell’Iran, nella notte Israele colpisce siti nucleari, leader militari e decine di civili. Dopo decenni Netanyahu apre il fuoco contro il suo nemico più grande. Trump apprezza, l’Europa non condanna, Teheran giura vendetta: missili su Tel Aviv. Sono le armi il nuovo assetto del Medio Oriente
Israele-Iran Nella notte di giovedì Benyamin Netanyahu ha lanciato l'offensiva Rising Lion. 78 morti a Teheran e altre località. Uccisi i comandanti militari e della Guardia rivoluzionaria. Teheran reagisce con lanci di missili su Israele: 34 feriti a Tel Aviv
Un vigile del fuoco a Teheran – Ap
Con un abile gioco di squadra, Israele e l’Amministrazione USA ieri hanno dato il via a «Rising Lion», l’ultimo capitolo della guerra permanente di Benyamin Netanyahu in Medio Oriente. Dopo aver imbastito un negoziato con Teheran, accompagnato da apparenti «buone intenzioni», Donald Trump giovedì ha ingannato l’Iran e il resto del mondo, smentendo l’imminenza di un’offensiva israeliana. Poi ieri, mentre i cacciabombardieri israeliani martellavano l’Iran, il presidente americano ha confessato di «essere stato al corrente di tutto sin dall’inizio». Quindi ha elogiato l’offensiva israeliana, definendola «eccellente», ed ha esortato l’Iran a cogliere un’ultima opportunità: «Faccia un accordo adesso, prima che non resti più niente». Benyamin Netanyahu ha confermato che gli Stati Uniti erano stati preavvisati dell’attacco israeliano.
A completare la festa degli inganni sono stati i leader europei, che hanno approvato l’attacco a freddo lanciato da Israele. Al contrario, hanno accolto in pieno la narrazione di Netanyahu dell’«attacco preventivo» contro Teheran, intenzionata, a suo dire, a «dotarsi della bomba atomica». Il cancelliere tedesco Friedrich Merz è stato l’unico leader europeo a ricevere in anticipo la notizia dell’attacco. Il programma nucleare iraniano, ha affermato Merz, «viola le disposizioni del Trattato di non proliferazione (Tnp) nucleare e costituisce una grave minaccia per l’intera regione, in particolare per lo Stato di Israele». Il cancelliere ha sorvolato sul fatto che proprio Israele possiede segretamente tra 100 e 200 ordigni nucleari e non ha mai aderito al TNP.
Dopo 16 anni di pressioni sugli Usa e sull’Europa e di un’incessante campagna a favore della guerra, Benyamin Netanyahu ha infine attuato il suo piano di attacco militare all’Iran, ordinando a oltre 200 aerei israeliani di colpire obiettivi multipli, tra siti nucleari e basi militari. Ma anche complessi residenziali, dove ha fatto uccidere gli uomini ai vertici delle Forze armate e della Guardia rivoluzionaria, tra cui i generali Hossein Salami, Mohammad Bagheri, Amir Ali Hajizadeh, Gholamali Rashid e Ali Shamkhani. E ha decimato il team scientifico nucleare: sei scienziati uccisi. Decine i civili i civili ammazzati, almeno 78. A favorire i raid sarebbe stata, secondo i media israeliani, una base segreta creata in territorio iraniano dal Mossad, nella quale sarebbero stati immagazzinati droni introdotti clandestinamente nel paese. Questi droni sarebbero poi stati utilizzati prima e durante la prima ondata di attacchi per mettere fuori uso la difesa antiaerea iraniana.
I raid sono andati avanti per tutta la giornata, non risparmiando alcun punto dell’Iran, da nord a sud, da est a ovest. Sono state prese di mira Teheran, Fordow, Isfahan, Qom, Shahriar, Malard, Chitgar, Pakdasht e tante altre città e località. È stata una pioggia di fuoco e fiamme. Gravi i danni riportati dalla centrale di Natanz, dove viene prodotto gran parte dell’uranio arricchito. Secondo l’Aiea, l’impianto ora è fermo e si sono registrate lievi perdite di radioattività. Sarebbe stata colpita anche
Leggi tutto: Israele attacca l’Iran. Colpite Teheran e le centrali atomiche - di Michele Giorgio
Commenta (0 Commenti)Ha portato la Cisl nell’orbita del centrodestra e ha firmato accordi rompendo l’unità dei confederali. Luigi Sbarra, fresco ex segretario del sindacato cattolico, entra nel governo con una delega al Sud. Meloni pensa così di recuperare terreno sul lavoro e nel Mezzogiorno
Contratto separato La premier premia il «Caro Gigi» che aveva rotto l’unità sindacale. L’ira delle opposizioni
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Luigi Sbarra – LaPresse
Non si dica che il governo non premia la dedizione. L’ex segretario della Cisl, Luigi Sbarra, ha giurato ieri come sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Sud. «Il messaggio che vogliamo dare è continuare a rafforzare l’occupazione nel Mezzogiorno, perché è stata la locomotiva d’Italia», ha detto la premier Giorgia Meloni, dopo aver comunicato la nomina al consiglio dei ministri. Anche se proprio da quella sede era stato fatto trapelare che la scelta sarebbe stata dovuta agli impegni di Meloni che non le avrebbero permesso di assolvere anche le funzioni sul Meridione che aveva avocato a sé dopo la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente della Commissione europea. «Entrerà nella compagine di governo come indipendente», hanno sottolineano le stesse fonti, a sprezzo dell’ironia.
L’AFFIATAMENTO tra il secondo sindacato italiano e la destra di governo è ormai consolidato. La corrispondenza di amorosi sensi tra la presidente del Consiglio e la Cisl ha resistito anche all’avvicendamento alla guida del sindacato. I toni affettuosi che la premier ha riservato a Sbarra quando ha lasciato l’incarico sono stati riservati anche alla nuova segretaria, Daniela Fumarola. E identica è rimasta la linea del sindacato cattolico: dialogo benevolo col governo e dichiarazioni sprezzanti verso gli altri sindacati («antagonisti, rivoltosi, ancorati al ‘900», solo per citare gli epiteti più noti). Un matrimonio suggellato dalla legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle imprese approvata lo scorso febbraio e nata da un’iniziativa di legge popolare della Cisl (con la forte contrarietà di Cgil e Uil) e anticipato dalla firma di due contratti separati, nella Pa e alle Poste.
CHE LO SFORZO DEL sindacato amico e l’impegno nel rompere l’unità sindacale sarebbe stato riconosciuto dall’esecutivo si poteva immaginare da tempo. Le voci su un seggio blindato alle prossime elezioni per Sbarra (che solo qualche mese fa aveva accusato Maurizio Landini di aver «trasformato la Cgil in un partito») si erano fatte man mano più insistenti. C’era anche chi pensava potesse essere un nome spendibile in caso di dimissioni della ministra Daniela Santanché. Invece il governo ha riservato per lui un posto di primo piano.
«ACCOGLIAMO LA NOTIZIA con profonda soddisfazione», ha commentato Fumarola. Ma la nomina a sottosegretario è stata una sorpresa anche nel suo sindacato. «Troppo presto», dicono nei corridoi di via Po. Del resto è stato un
Leggi tutto: Il governo coopta la Cisl: Sbarra sottosegretario - di Luciana Cimino
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