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Con tutto quello che sta succedendo, la gente non ci capisce più nulla. Siccità, alluvioni, grandinate, trombe d’aria, case scoperchiate, alberi abbattuti, tralicci divelti. E allora per orientarsi è il caso di sentire chi capisce di clima e di meteo. Il ricorso a un professionista come Pierluigi Randi, presidente AMPRO, è d’obbligo. Oltretutto Randi è letteralmente “sul campo”, perché in Romagna ci abita e dista solo pochi chilometri dagli ultimi eventi disastrosi che sabato 22 luglio hanno sconvolto un pezzo della Bassa Romagna e del Ravennate.

 
Pierluigi Randi

L’INTERVISTA

Randi, che cosa sta succedendo? La gente se lo sta chiedendo sempre più impressionata e anche un po’ impaurita dal succedersi di eventi estremi.

“Partiamo dalla fine. Quello che è successo stamattina non è anomalo, al contrario di quello che è successo sabato. Questa mattina abbiamo avuto certamente forti raffiche di vento di Libeccio che noi qua chiamiamo Garbino, è il vento che viene da sud-ovest e scende dall’Appennino. È un fenomeno abbastanza comune nella nostra zona: la cosiddette “sgarbinate” sono frequenti. In ogni caso, oggi ci sono state raffiche importanti, specialmente sul Faentino e sul Forlivese, perché localmente hanno superato i 100 km/h. Più a valle, verso la costa, il vento ha soffiato a 60, 70 e in qualche caso a 80 km/h. Ma ogni tanto questo accade. Nel 1999 si superarono i 120 km/h. È estremamente raro, anzi non era proprio mai accaduto in precedenza quello che è capitato sabato scorso, fra Conselice, Voltana, Alfonsine, fino a Savarna. Lì abbiamo fatto degli accertamenti proprio sul luogo, con un lungo sopralluogo domenica pomeriggio, con l’ausilio di immagini radar e anche un paio di filmati che ci sono stati forniti: siamo arrivati alla conclusione che in quel tratto è passato un tornado anche piuttosto intenso, di categoria F2 – F3. Vuol dire un tornado tra il moderato e il forte, con raffiche comprese tra 250 e 300 km/h. Un evento di questo genere compare per la prima volta nella nostra provincia.”

In un primo momento lei aveva parlato di raffiche fino a 130 km orari.

“Sì. Erano i primi dati che arrivavano da una sola stazione, perché purtroppo non ci sono molte stazioni di rilevamento, la più vicina è quella di Alfonsine sud, che però era fuori dal percorso del tornado. E poi lì i 130 km/h sono stati toccati prima che il vento abbattesse il palo della stazione, quindi non è un dato definitivo. L’area dove si sono registrati i danni più terribili è stata quella di Alfonsine nord, tra Voltana e Alfonsine nord, dove non abbiamo stazioni meteo. Inoltre, quando ci sono eventi di questo tipo serve un po’ di tempo, almeno 24-36 ore, per andare ad analizzare bene quanto è accaduto. Dove ha agito il tornado i danni sono enormi: ci sono delle case sventrate, praticamente mozzate a metà, quindi non si è sollevato solo il tetto o non sono solo volate via le tegole, ma metà della casa è stata praticamente staccata dal resto. E i tralicci dell’alta tensione si sono accartocciati su se stessi. Ho parlato con i tecnici di Terna: secondo loro quei tralicci sono progettati per resistere a raffiche fino a 280 chilometri orari. Supponiamo che abbiano esagerato, fermiamoci a 250 km/h: per abbatterli servono raffiche da tornado e quindi abbiamo ormai la certezza che lì è passato un tornado.”

Tornado o tromba d’aria è la stessa cosa?

“Sono la stessa cosa. Semplicemente tornado è il termine internazionale, mentre tromba d’aria e la nostra terminologia italiana.”

Noi siamo abituati a considerare i tornado associandoli soprattutto ai paesi tropicali.

“Per i paesi tropicali, i Caraibi, il Sud degli Usa parliamo piuttosto di uragani. L’uragano è una cosa diversa dal tornado. Gli uragani sono delle enormi depressioni che durano alcuni giorni, hanno un raggio d’azione anche di 300-400 chilometri e sono distruttivi. I tornado o trombe d’aria sono tipici invece delle medie latitudini e di breve durata. Li abbiamo nelle grandi pianure degli Stati Uniti, il Texas, l’Arkansas e tutta la zona centrale degli Stati Uniti, è là dove ci sono più tornato nel mondo. Però anche in Europa e in Pianura Padana ci sono i tornato. Il 3 maggio 2013 ci furono due tornado ancora peggiori di quello di sabato scorso tra le province di Modena e Bologna. In provincia di Ravenna è la prima volta che abbiamo un evento di questa intensità.”

Lei ricorda però che abbiamo avuto il fortunale del luglio 2016 a Ravenna e quello del luglio 2019 a Milano Marittima. E poi c’è stato un episodio l’altro giorno sempre a Cervia.

“Sì. Noi siamo ricchi di trombe marine che si formano sul mare e a volte poi si abbattono anche sulla costa. Sono molto più rari i tornado di terra, come quello di sabato, che mediamente sono più violenti rispetto alle trombe marine. Non si scherza nemmeno con le trombe marine, ma i tornato di terra sono ancora più pericolosi perché mediamente sono più violenti.”

Come si formano esattamente i tornado? Se non abbiamo capito male si formano per il combinato disposto dell’aria calda che staziona in basso che si mescola all’aria più fredda che arriva negli strati più alti dell’atmosfera.

“Sì, questo è un elemento molto importante, ma ci sono due elementi che possono concorrere alla formazione di un tornado. Sicuramente la presenza di aria estremamente calda e umida nei bassi strati che si scontra con l’aria più fredda lassù in quota è il primo elemento. Però se così fosse avremmo molti tornado, perché sono situazioni che si presentano abbastanza spesso in estate. C’è un secondo fattore, una particolare disposizione dei venti in quota, cioè i venti devono cambiare direzione e velocità molto bruscamente, salendo di quota. È quello che poi dà inizio alla cosiddetta rotazione, il temporale diventa un temporale a supercella. Cioè è come un trottolone che ruota su se stesso: questa rotazione viene impressa da una particolare disposizione dei venti partendo dal suolo fino a 9-10.000 metri. Se cambiano direzione bruscamente e aumentano bruscamente di velocità il rischio di tornado aumenta sensibilmente e sabato avevamo proprio quelle condizioni lì. Per fortuna però il tornado si forma solo nel 5% dei casi, vuol dire che tutte le tessere del mosaico, tutte tutte devono andare a posto, in senso negativo. Se ne manca anche solo una il tornado non si forma e per fortuna.”

In definitiva possiamo dire che questo 2023 è il nostro annus horribilis.

“Sì, oserei dire funesto o nefasto, perché si stanno sovrapponendo eventi estremi a catena. Se consideriamo i danni e gli effetti sul territorio, l’alluvione è di gran lunga l’evento peggiore, però dobbiamo cominciare a inserire nel novero la siccità, le gelate tardive di aprile e poi le grandinate anche violente che abbiamo avuto tra giugno e luglio, poi questo evento qua. Il vento di questa mattina tra tutti questi è il fatto meno anomalo.”

Lei non ha la palla di vetro, ma cosa dobbiamo ancora aspettarci?

“Oggi il rischio è un po’ alto, però secondo me è più a nord del Po, cioè nella parte di Pianura Padana a settentrione del Po. Chiaramente la garanzia non c’è mai, quindi un minimo di attenzione-apprensione la possiamo avere lo stesso. Direi comunque che non dovremmo essere tra le zone più a rischio fra oggi e domani. Dopo questa massa d’aria caldissima se ne andrà, da domani le temperature diminuiranno e torneranno nella norma. E quindi contestualmente si abbasserà anche il rischio di temporali violenti, cioè potranno esserci temporali, ma uso il virgolettato, normali. Dopodiché, ripeto, per il resto della settimana le temperature dovrebbero essere nella norma, un caldo normale per il periodo. Si va verso una normalizzazione e un periodo più tranquillo.”

Diamo uno sguardo all’orizzonte più lontano, tutte queste cose che cosa ci dicono? Ci dicono che il cambiamento climatico è una cosa terribilmente seria, che bisogna smetterla di fare delle discussioni da salotto, prenderne atto e cominciare a fare per davvero le cose necessarie?

“Sono d’accordo. Lei ha perfettamente sintetizzato quella che è la situazione attuale. Le discussioni da bar o da salotto, a seconda dei gusti, devono finire. Dobbiamo prendere atto della crisi climatica e remare tutti nella stessa direzione. Abbiamo un notevole supporto che arriva dalla comunità scientifica che ci dice come già adesso cominciamo a vedere gli effetti degli eventi estremi, eventi che in futuro saranno più frequenti. Questo non vuol dire che ci saranno un giorno sì e un giorno no, per carità. Però sta cambiando la statistica degli eventi estremi. Il tornado in Pianura Padana o le grandinate rovinose ci sono già stati in passato, però adesso stiamo osservando che tra un episodio e l’altro si accorciano i tempi. Se un tornado veniva ogni 10 anni adesso arriva ogni 2. Se una grandinata veniva ogni 4-5 anni adesso ne arrivano due nello stesso anno. E inoltre questi fenomeni aumentano di intensità e provocano più danni. Dopodiché ci dobbiamo mettere dentro le ondate di calore che abbiamo visto durano di più e sono più intense: ieri 47/48 gradi in Sardegna e in Sicilia, certo, non in Romagna. Ma siamo comunque sempre in Italia.”

Ma ieri c’era un’umidità che non si respirava nemmeno qui.

“Avessimo avuto l’aria più secca, come è normale che abbiano in Sicilia e in Sardegna, ieri o nei giorni precedenti avremmo superato comodamente i 40 gradi anche da noi. Non li abbiamo superati perché la massa d’aria era estremamente umida.”

Che futuro ci aspetta?

“Il futuro è questo qua, probabilmente sarà anche un po’ peggiore. Nel senso che gli eventi estremi, compresa anche la siccità – perché la siccità del 2021 e 2022 rientra nella categoria degli eventi estremi – diventano più frequenti e sarà sempre peggio. Quindi le parole chiave sono adattamento e mitigazione. Particolarmente importante è l’adattamento e quello che abbiamo vissuto, soprattutto a causa dell’alluvione, deve essere un insegnamento in questo senso. Ma il cambiamento climatico non può diventare un alibi. Non si deve né si può dire, non possiamo farci nulla, non è colpa nostra, e quindi avanti così. No, quello che è accaduto deve essere uno sprone per agire sul territorio. Il nostro territorio va riconsiderato e rimodellato e reso resiliente, ma qui poi entrano in gioco i decisori politici. Però dobbiamo prenderci le misure, a livello di comunità, senza lotte insensate fra Guelfi e Ghibellini. Non è vero che il film è sempre quello, non è normale che faccia così caldo, non è normale che arrivi un tornato con vento fino a 300 km/h. Dobbiamo abbandonare certi atteggiamenti negazionisti, perché altrimenti perdiamo di vista l’obiettivo di adattarci al clima che cambia davvero.”