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Delocalizzazioni. Il gruppo irpino De Feo torna al timone dell'Ortofrutticola del Mugello, con un piano industriale su tre linee produttive. Trasferita invece nel bergamasco, dagli ex proprietari di Italcanditi, la produzione in proprio dei marron glacé. Chiara Torsoli (Flai Cgil): "Un buon accordo, sia per le assunzioni che per la durata dei contratti stagionali. Garantita l'occupazione a Marradi per i cinque anni del piano".

 

Presidio © Aleandro Biagianti

Dopo due mesi di sciopero e di presidio in pieno inverno davanti allo stabilimento, da lunedì si sono riaperti i cancelli dell’Ortofrutticola del Mugello. Non era scontato, anzi: il 28 dicembre scorso c’era una fabbrica che chiudeva i battenti, per decisione di Italcanditi – e cioè del fondo Investindustrial di Andrea Bonomi – che l’aveva acquistata nel 2020, con l’obiettivo di togliere di mezzo il più pericoloso concorrente nella produzione di marron glacé. Un mercato che in Europa vedeva leader l’Ortofrutticola con il 50% delle vendite, e dietro Italcanditi con il 30%. Ora invece lo stabilimento resterà aperto, e saranno assicurati gli stipendi, per quest’anno e per il 2023, ai sette lavoratori a tempo indeterminato e ai 64 stagionali, in stragrande maggioranza donne.
Cambia di nuovo anche la proprietà: il gruppo irpino De Feo torna dopo due anni al timone dell’Ortofrutticola, con il progetto di un piano industriale di cinque anni che sarà incentrato su tre linee produttive: castagne in retina, snack in doypack, e castagne in latta per la produzione dei marron glacé in pasticceria. Il piano, che ha avuto l’ok di Flai Cgil, di Fai Cisl e degli enti locali, prevede anche di salvaguardare l’approvvigionamento della materia prima, il celebre Marrone del Mugello Igp, in quantità non inferiori a quelle raccolte fino ad ora, e l’ammodernamento degli impianti.
L’acquisto del ramo d’azienda da parte della De Feo non comprende però la lavorazione e la produzione in proprio dei marron glacé. Questa viene trasferita in toto a Pedrengo nel bergamasco, quartier generale di Italcanditi. Un sacrificio necessario per sbloccare una trattativa che era arrivata a un punto morto, e in cui ha avuto un ruolo anche la Regione Toscana, che assicurerà un sostegno logistico al polo industriale. Una mossa necessaria per salvaguardare l’azienda principale di Marradi e una delle poche dell’Alto Mugello, che come ogni comunità montana è sempre alle prese con il rischio di progressivo spopolamento del territorio.
Per i sindacati, che al tavolo di trattativa hanno chiesto e ottenuto garanzie occupazionali, sia in termini di numero di assunzioni che in termini di durata dei contratti degli stagionali, quello raggiunto è un buon accordo: “Di fatto è stata garantita l’occupazione a Marradi per i cinque anni di durata del piano industriale – spiega Chiara Torsoli della Flai Cgil fiorentina – dando il tempo a De Feo di svilupparlo e portarlo a regime. Se ripenso a dicembre, con la chiusura dello stabilimento a un passo, abbiamo fatto, tutte e tutti, un buon lavoro”.
All’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori l’intesa è stata approvata col 95% di sì. “Certo è rimasta un po’ di amarezza fra le operaie – aggiunge Torsoli – per la perdita della lavorazione e produzione dei marron glacé, che negli ultimi anni avevano permesso alla fabbrica di tenere la posizione sul mercato. Ma per loro non sarà un problema adattarsi alle nuove linee produttive, che già conoscono per averle fatte in passato. E’ un accordo raggiunto anche grazie al sostegno del sindaco Triberti e di tutta la cittadinanza, che si è stretta intorno alla fabbrica e a chi ci lavora. Il tavolo in Regione resta comunque aperto, per monitorare il rispetto dei patti”.