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La paura ha aiutato Bonaccini insieme alla fortuna di fronteggiare un’avversaria debolissima e una strategia populista sbracata. Ma il vuoto civico in quei territori resta

L’Emilia non si lega (non tutta) ma molta Romagna sì. Quando i festeggiamenti (sacrosanti e belli) si saranno conclusi bisognerà studiare i dati elettorali dei “territori” – un termine generico per denotare quelle aree di paese che si estendono a ridosso delle prime e delle seconde periferie delle città medio-grandi, quel largo corpo plurale e articolato che il progetto delle città metropolitane avrebbe dovuto integrare, senza riuscirvi.
L’Emilia-Romagna ha subito la paura della Bestia e ha reagito con un sussulto al populismo martellante e ossessivo di Salvini. Ma i problemi che l’hanno esposta a questa vulnerabilità sono tutti lì.
La paura ha aiutato Bonaccini insieme alla fortuna, che, diceva Machiavelli, deve essere domata dalla virtù. E così è stato. La fortuna di una candidata debolissima e di una strategia populista sbracata, che ha offeso e umiliato queste terre, che ha trattato questi cittadini come asserviti inermi a un sistema di dominio dal quale non avrebbero mai saputo

liberarsi senza l’aiuto venuto da fuori. La virtù di una cittadinanza abituata a pensare, di cittadini che “non la bevono”, che sono consapevoli del loro potere e del bene che vogliono difendere – cittadini la cui intelligenza collettiva ha stupito un po’ tutti, anche fuori dell’Italia, e che hanno mostrato di sapere che cosa fare per opporsi a quel tipo di avversario politico: andare a votare e votare per il Presidente uscente, senza se e senza ma, a prescindere dalle ruggini e dai dissensi. Poiché il bene primario da difendere è prima e sopra Bonaccini.
Ma, fermato l’assalto, la realtà resta quella che è: e questa dovrà essere oggetto di un’attenta politica e scelte strategiche che vanno oltre questa regione. Poiché la solitudine dei “territori”, che hanno assistito anno dopo anno alla disgregazione del tessuto civico, dalla chiusura dei circoli di partiti e delle associazioni alla desertificazione dei centri urbani con la costruzione dei centri commerciali, quella resta. Ed è stato l’humus sul quale ha edificato la Lega, che non è scomparsa anche se ha perso queste elezioni. A Bologna la Lega è il secondo partito, ma in molte zone è il primo partito.
Si appenderà dagli errori? La democrazia dell’audience, quella che alimenta capipopolo e populismo, può essere contrastata in due modi: o ripetendo a sinistra la medesima strategia e opponendo un populismo ad un altro; oppure ricostruendo un tessuto politico che torni ad associare, a riattivare un discorso pubblico fatto di persone non solo di chat.
Le Sardine che riportano la presenza fisica nelle piazze è il segno esplicito di un’ esigenza sentita e di un bisogno inevaso di politica praticata. Non il Pd ha portato i cittadini in piazza o al voto, come era d’abitudine, ma un movimento spontaneo, che ha scosso dal torpore città grandi e piccoli paesi, che ha denunciato la retorica salviniana, truculenta e offensiva.
Finiti i festeggiamenti, dipenderà dal partito, dalle liste e dai movimenti del campo del centro-sinistra se riempire quel vuoto civico o invece lasciare che tutto proceda come è stato finora: con una terra esposta alle scorribande di leader populisti che non hanno il senso del limite e che sanno far breccia in larghe zone, come nel riminese, nel ferrarese e nel piacentino – ovvero, appunto, in quei territori più lontani dal centro metropolitano della Regione.
Huffpost, 27 gennaio 2020
da www.libertaegiustizia.it