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INTERVISTA. La vicepresidente Pd: «La sanità non deve essere terreno di scontro col M5S. Anche noi siamo per gli ospedali pubblici, l’accordo sul programma in Piemonte è già al 90%. Io resto in campo per un fronte ampio. Il tempo a disposizione è quasi finito, non siamo la Lombardia, da noi la partita si può riaprire»

 Chiara Gribaudo - LaPresse

Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, da mesi lei auspica un ampio fronte progressista anche in Piemonte. Ma neppure dopo la vittoria in Sardegna l’alleanza Pd-M5S riesce a decollare.

La Sardegna ci dimostra che uniti si può vincere, e che questa destra non è imbattibile se mettiamo l’interesse dei cittadini davanti a tutto e costruiamo una coalizione competitiva e in grado di mobilitare un elettorato progressista che, altrimenti, tende a rifugiarsi nell’astensione. Certo, nei territori ci sono condizioni diverse, ma dai tavoli sul programma di questi mesi è emerso che in Piemonte col M5S siamo d’accordo al 90% sulle cose da fare. E poi ricordo che abbiamo fatto 5 anni di opposizione insieme alla giunta di centrodestra guidata da Cirio.

Pesano le divisioni di Torino, dove i 5s sono all’opposizione del sindaco Pd Lo Russo che, a sua volta, fece una durissima opposizione a Appendino.

Ci sono certamente delle ruggini, ma è dovere comune guardare al futuro e non al passato. Non stiamo scegliendo il candidato sindaco di Torino, ma il presidente della Regione.

I 5S hanno indicato la sanità come terreno di divisione. Vi accusano per aver dato l’ok al nuovo ospedale di Torino nell’area del parco della Pellerina. E di condividere con Cirio l’idea di un partenariato pubblico privato. La sanità rischia di essere la pietra della discordia?

Penso di no. Cirio per 5 anni non ha fatto nulla sull’edilizia ospedaliera, le liste di attesa sono aumentate e ora siamo tra le regioni peggiori. Le proposte sul nuovo ospedale di Torino, città che ha assolutamente bisogno di una nuova struttura, sono tutte da verificare. Per ora siamo agli annunci, materia in cui Cirio è piuttosto abile. A tutti i potenziali alleati dico: non facciamoci prendere in giro dalla propaganda della destra. Se vinceremo insieme le regionali potremo dare vita a un piano socio-sanitario regionale, che è latitante, e valutare le soluzioni migliori.

Appendino accusa il sindaco Lo Russo di avere su questo tema una forte intesa con Cirio.

Il sindaco ha come priorità la realizzazione di un nuovo ospedale e si muove nel perimetro della normale collaborazione tra istituzioni. Una nuova giunta regionale potrà affrontare con uno spirito assai più concreto la sfida dell’edilizia sanitaria. Io sono da sempre per la sanità pubblica e ho delle perplessità sul partenariato con il privato (lo strumento che sarà usato a Torino, ndr). Nella bozza di programma che stiamo scrivendo con il centrosinistra c’è scritto che la priorità saranno gli ospedali totalmente finanziati dal pubblico.

Il 16 marzo ci sarà la direzione del Pd piemontese. Si vota a giugno e ancora non c’è un candidato alla presidenza. Dopo la Sardegna Conte non vi sta ricambiando la cortesia, in Piemonte e neppure in Basilicata.

È evidente che il tempo a disposizione è quasi finito, e ora bisogna tirare le somme. Dobbiamo riprendere il confronto di merito, e sciogliere il nodo dell’alleanza. Prima si decide la coalizione, poi vengono i nomi dei possibili candidati.

Lei si è fatta avanti già in autunno per unire il fronte giallorosso.

Io ho dato la mia disponibilità soprattutto per segnalare che il Piemonte è l’unica grande regione del Nord dove la destra non è storicamente dominante: c’è sempre stata alternanza. E ora al governo del Piemonte c’è una destra che mette a rischio persino il diritto all’aborto. Sono certa che, anche nel mondo liberale fuori dal perimetro della sinistra, la maggioranza dei piemontesi è pronta a mobilitarsi se vede un’alternativa credibile in campo. Che oggi non c’è.

Cosa direbbe a Conte e Appendino che recalcitrano?

Che il Pd in Sardegna è stato generoso, al punto da subire una scissione, ma questo ha pagato nelle urne. E che ora ci aspettiamo che questo sforzo unitario sia riconosciuto trovando insieme le soluzioni migliori anche in altre regioni.

A volte pare che per i 5s i progetti siano credibili solo quando il candidato lo scelgono loro.

Sarebbe un errore pensarlo, anche tra noi ci sono personalità inclusive. Il punto non sono i nomi, ma la volontà di cambiare insieme il destino di una regione che ha visto aumentare la povertà, soffre le crisi industriali, con il trasporto regionale che non funziona e ha un grande bisogno di rilancio.

Lei resta candidata anche se salta l’accordo con i 5S?

Farò quello che serve. Ritengo che, in ogni caso, al Pd serva una candidatura competitiva, in grado di recuperare nell’astensionismo, credibile per i tanti elettori che hanno scelto Schlein e hanno chiesto un cambiamento anche al Pd. A Torino e in Piemonte non si può fare finta che non ci stato il congresso del 2023.

C’è il rischio di una divisione tra partito locale e nazionale come sta accadendo in Basilicata?

Visto che è stata chiesta una mano al nazionale, auspico che ogni decisione sia condivisa tra i due livelli, come avviene in un partito serio