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Red carpet” , la bella iniziativa di Legambiente svoltasi sabato 17 settembre lungo il viale Stradone, ha riacceso l’interesse sul destino dell’Arena Borghesi. Un progetto del quale si parla da anni potrebbe infatti infliggerle una ferita profonda, tale da stravolgerne l’immagine e l’armonia. Decisioni che riguardano il futuro della nostra città – in tutti i campi: urbanistico, economico, culturale, sociale, sportivo – non possono prescindere dall’opinione e dalle aspettative dei faentini. Né ispirarsi alla sola convenienza economica.

E’ dunque opportuno che le persone sappiano e si esprimano. Nel pubblicare le considerazioni che seguono, qualcosadisinistra.info auspica che si accenda un dibattito, il più ampio ed articolato possibile, nel segno della partecipazione e dell’impegno civico. Sul caso Arena Borghesi come su altri di grande interesse: la cultura, l’economia e lo sviluppo del territorio, il lavoro e gli effetti di una crisi che dura ormai da troppi anni, la sanità, i servizi sociali. Il sito ospiterà di buon grado le opinioni che gli perverranno.

 

 

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 Lettera aperta alle istituzioni culturali della città di Faenza.

 

Gentile Sindaco e Assessore,

 vorrei aggiungere al dibattito culturale aperto da Renzo Bertaccini la mia piccola e modesta esperienza.

 

Anno scorso proposi all'Assessorato alla cultura di Faenza di inserirmi in uno spazio culturale della città, biblioteca o altro, per presentare un mio libro che era uscito di recente. Mi fu risposto che non era possibile in quanto il libro aveva già avuto una prima presentazione in città.

Bene, nulla da dire, è una scelta legittima quello di dare spazio solo alle anteprime assolute, infatti le manifestazioni e presentazioni letterarie fatte e o patrocinate dalla biblioteca o Assessorato sono pochissime, si contano sulle dita di una mano e vengono fatte con grande dispiego di mezzi, modello Ridotto del Masini: poche serate grandi numeri. Il punto che mi permetto di contestare è proprio questo: il modello di scelta letteraria culturale per la città. In questo ultimo anno ho girato molto in Romagna per le presentazioni, fatte spesso proprio nelle biblioteche e questo mi ha fatto conoscere realtà molto diverse fra loro. Si va dalle eccellenze tipo quella di Cattolica o alla Aurelio Saffi di Forlì, alle piccole realtà, che promuovono gruppi di lettura e che anche senza risorse lavorano con passione e tenacia sul territorio. Le risorse sono importanti, è chiaro, ma prima bisogna avere un progetto e partire dal dato incontrovertibile che la cultura nella nostra società è minoritaria. Minoritaria ma indispensabile, perché senza ci farebbe tornare al Medioevo. Bisogna lavorare con costanza ed efficacia su tanti piccoli numeri, l' auditel lasciamolo per favore alla televisione. Il mio non vuole essere un ragionamento retorico, ma è basato su un dato reale: i risultati si ottengono solo con una programmazione efficace, con un nucleo anche piccolo di persone preparate che lavorano solo su quello. Possiamo dire ad esempio che la nostra biblioteca Manfrediana è impostata in questo modo? Che il continuo via vai di personale di ogni genere corrisponde a questo modello di efficacia? Purtroppo a me sembra quindi che manchi la giusta idea di fondo.

 

Grazie.

Fabio Mongardi

 

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  • Una fotografia lucida e reale del deserto e dell'improvvisazione culturale a cui ci ha costretto l'attuale Amministrazione comunale.

    01/08/2016 - Giovanni

  • E se approfittassimo, noi operatori culturali e Amministratori, per prendere spunto da quello che Bertaccini scrive, e che in gran parte condivido, per cominciare un serio e approfondito confronto sui temi delle politiche culturali in città, sui progetti e sulla "visione" del ruolo e del peso dell'arte e della cultura per la nostra comunità? Questo è ovviamente un invito a farlo, noi siamo come sempre, disponibili al confronto.

    02/08/2016 - Alberto Grilli

  • L'accusa arriva da chi ha sempre sostenuto e votato la sinistra governando insieme e ricevendone incarichi con assessori amici. Mi spiace ma non è credibile. enzo

    02/08/2016 - enzo

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Pubblichiamo la lettera aperta di Renzo Bertaccini al Sindaco Giovanni Malpezzi e la risposta del Sindaco e dell'Assessore alla cultura Massimo Isola, con l'intenzione di contribuire ad allargare la riflessione anche su questo sito.

 UNA LETTERA APERTA A GIOVANNI MALPEZZI, SINDACO DI FAENZA, IN MERITO ALLA SUA DICHIARAZIONE DOPO LA MORTE DI GIOVANNI NADIANI

 

Caro Sindaco, adesso che abbiamo accompagnato il nostro Giovanni Nadiani nel suo ultimo viaggio, vorrei rispondere alla tua dichiarazione per la scomparsa del nostro amico poeta.

Perdona se non mi viene la mia abituale ironia. Non ti nascondo infatti la mia rabbia e il mio fastidio a leggere quelle parole, le stesse che avete usato (parlo di voi istituzioni) due anni fa alla morte di Guido Leotta.
Allora se ne era andato "una colonna della cultura faentina", adesso invece è la volta dell'intellettuale eclettico "che ha lasciato un segno profondo".
Belle parole, ah sì sì, peccato che nessuno di loro le possa più sentire. Basta, per favore.

Scriveva Nadiani alla scomparsa di Leotta: "Sognavamo una Casa della Letteratura in cui far convergere tutte le iniziative attorno a quest'arte sempre più bistrattata. E in trent'anni, dopo centinaia di libri pubblicati, le recensioni nei maggiori organi di stampa, dopo il Premio della Traduzione del Ministero della Cultura, i premi e i riconoscimenti di tanti enti internazionali come l'Unesco, ebbene sì in trent'anni il Comune di Faenza nel suo provincialismo non è stato in grado di trovare neppure un sottoscala, nonostante le reiterate promesse di sindaci e assessori".


Altri intellettuali, altri studiosi, altri artisti se ne andranno, d'altronde siamo una razza di morti.
Volete aspettare che siano tornati a essere polvere per accorgervi di loro e riconoscere il loro lavoro?

Cosa ne è dell'arte e della cultura a Faenza? Stiamo diventando una città fighettina, modaiola, distratta, sorda, superficiale, smemorata. Volete passare alla storia per questo?

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MIGRANTI, il ritorno dei muri in Europa, dalla prima barriera a Melilla al Brennero

"Il primo muro ad essere stato eretto nell'epoca di Schengen è stato quello Mellila, pagato con fondi della Ue, l'ultimo - almeno per il momento - la barriera del Brennero, che è in fase di realizzazione". "Il reticolato di Ceuta e Melilla, come gli altri che mano a mano sono stati costruiti, non hanno, ovviamente, risolto nulla, e l'evitare di affrontare dimensioni e realtà dei problemi per calcoli elettorali e di consenso politico ha portato alle conseguenze deflagranti di oggi. Le avvisaglie, però c'erano tutte, già vent'anni fa. Europadreaming " ( da ANSA 27 aprile 201616:21 News )
I muri sono un elemento di divisione che limitano il nostro orizzonte. Non è dato inoltre sapere, in prospettiva, da quale parte del muro vi sarà un futuro migliore. Isolarsi vuol dire non poter fruire delle ricchezze degli altri, sapendo che, senza integrazione, anche quanto ora momentaneamente ci appartiene inevitabilmente si esaurirà. Pensare di congelare coi muri eventuali privilegi è irrazionale, irrealizzabile e sconveniente; via quindi al sogno europeo che superando egoismi nazionali ci porti sulla unica strada dell’integrazione europea e ad una serena e fattiva collaborazione con il resto del mondo.
Alcune associazioni faentine, in occasione della giornata dell’Europa, hanno eretto il 09 maggio 2016 in Piazza del Popolo a Faenza una simbolica barriera per enfatizzare le incongruenze che stanno prendendo piede.
A chi attraversava la barriera veniva simbolicamente consegnato un passaporto europeo riportante parte del preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea:
“I popoli d'Europa, nel creare tra loro un'unione sempre più stretta, hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni.
Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l'Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà; essa si basa sul principio della democrazia e sul principio dello Stato di diritto. Pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell'Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. L'Unione contribuisce alla salvaguardia e allo sviluppo di questi valori comuni nel rispetto della diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d'Europa, nonché dell'identità nazionale degli Stati membri e dell'ordinamento dei loro pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale; essa si sforza di promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile e assicura la libera circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei capitali, nonché la libertà di stabilimento".
Nella serata il Teatro due Mondi ha presentato in piazza lo spettacolo “Azione contro la quotidiana indifferenza” realizzato in collaborazione con migranti presenti sul territorio.

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Il racconto di Massimo Serafini, politico e scrittore, fondatore de “il Manifesto”, membro della segreteria nazionale di Legambiente. Tratto da la nuovaecologia.it

Ravenna

Se non segnalasse anche un tragico declino del paese, la scarsa voglia di futuro di chi lo governa, il gusto diffuso di mentire delle sue classi dirigenti, ci sarebbe solo da seppellirli con una risata questi adoratori dei combustibili fossili che, per sostenere le amate trivelle, ripetono le stesse ragioni che io, bambino, sentii oltre sessant’anni fa quando le installarono e con esse arrivò anche l’industrializzazione di Ravenna: producono lavoro, danno autonomia energetica al paese, è un’attività sicura che non inquina, compatibile col turismo… Solo una concezione del popolo come qualcosa di facilmente manipolabile può indurre a mentire con tanta sfrontatezza.

Sessant’anni fa quelle parole forse avevano un significato, trasmettevano alla popolazione la speranza di

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