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Risvegli Sul palco romano i leader delle opposizioni, giornalisti e attivisti. Schlein: «Nessuna ambiguità». Allarmismi per possibili «blitz». Il breve corteo partirà alle 14 da piazza Vittorio. Pullman in arrivo da tutta l’Italia

Roma, manifestazione per il cessate il fuoco a Gaza e in Ucraina foto di Angelo Carconi / Ansa

 

Roma, manifestazione per il cessate il fuoco a Gaza e in Ucraina – foto di Angelo Carconi/Ansa

Il giorno della manifestazione romana delle opposizioni per Gaza arriva in un’atmosfera sospesa a metà tra l’attesa di una grande partecipazione e qualche preoccupazione, forse di troppo, per quello che potrebbe accadere in piazza.

LA QUESTURA di Roma fa sapere che l’afflusso preventivato sarà di circa cinquantamila persone, ma gli organizzatori credono di poter almeno doppiare questa cifra: la mobilitazione dei militanti di Pd, M5s e Avs in tutta Italia è stata importante, nella capitale arriveranno molti pullman e poi a sfilare – partenza ore 14 da piazza Vittorio – ci saranno anche la Comunità palestinese di Roma e del Lazio, varie associazioni, ong, altri partiti, a partire da Rifondazione Comunista. Piazza San Giovanni, dove è già stato montato in posizione piuttosto avanzata il palco, è un luogo che ha una certa importanza nella storia della sinistra italiana e decidere di andare lì dimostra quantomeno ambizione: per questo sarà importante verificare la consistenza della risposta popolare alla chiamata. Sul versante dell’ordine pubblico, per il resto, se il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nei giorni scorsi ha detto pubblicamente che non ci sono «particolari preoccupazioni», la velina soffiata ieri dalla polizia romana parlava di ipotetici «blitz delle frange estreme della protesta pro Pal». Un grande classico, l’allarme della vigilia. Ci saranno, ad ogni buon conto, sia «un capillare servizio d’ordine» (assicurano gli organizzatori) sia un «dispositivo di sicurezza per evitare disordini». In altre parole, come stabilito dall’ultimo Comitato per la sicurezza andato in scena in prefettura, è previsto un sostanzioso dispiegamento di forze dell’ordine nei punti nevralgici del corteo.

IL TIMORE di scontri, comunque, non è a livelli particolarmente alti e quello che maggiormente riempie i pensieri soprattutto Elly Schlein è l’episodio magari isolato ma comunque in grado di fare rumore mediatico e oscurare tutto il resto. «La piattaforma è molto chiara e non lascia ambiguità, non ci sarà spazio per altro e trovo inaccettabili le accuse di antisemitismo verso la nostra storia e il nostro Dna che è sempre stato di contrasto all’antisemitismo», ha detto ieri a Tagadà su La7 la segretaria dem. Già, perché se M5s e Avs allargherebbero volentieri il perimetro della piattaforma – cioè quanto scritto nella mozione parlamentare votata da tutte le opposizioni: cessate il fuoco immediato a Gaza, sospensione dell’invio di armi a Israele, accesso libero agli aiuti umanitari, stop all’accordo di associazione Ue-Israele -, per il Pd c’è il solito problema dei cosiddetti riformisti, che da giorni evocano possibili derive antisemite e altre catastrofi. È più un gioco di posizionamento che una realtà, ma è chiaro che ogni pretesto verrebbe usato come una clava per colpire Schlein e più in generale una piazza che si propone come dura presa di posizione contro il massacro quotidiano a Gaza. Ad ogni modo, l’organizzazione della manifestazione di oggi non è stata facile. Uno degli angoli più difficili da smussare è stato quello della lista di chi interverrà dal palco. Alla fine ci saranno Walter Massa dell’Arci, Emiliano Manfredonia delle Acli, Luisa Morgantini di Assopace Palestina, Silvia Stilli dell’Aoi, il giornalista palestinese Abubaker Abed, il giovane israeliano che ha rifiutato il servizio militare e preso parte alle proteste contro il governo Netanyahu Iddo Elam, l’ex ministro di Fatah Atef Abu Saif, il medico Feroze Sidhwa , Gad Lerner e Rula Jebreal. Chiuderanno poi i quattro leader: Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli.

NON MANCANO – anzi, mancheranno in piazza – le voci critiche: se la Comunità palestinese sarà in piazza e stenderà il suo bandierone da decine di metri lungo il corteo, sia i Giovani palestinesi sia gli Studenti palestinesi non parteciperanno e sui social hanno abbondantemente spiegato perché: «Questa piazza non è la nostra. È la piazza dei complici, non dei solidali. È la piazza della finta opposizione, non della liberazione. Noi continueremo a esserci. Ma dalla parte giusta della storia». Di segno opposto il parere dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, secondo la quale oggi a Roma si è deciso di difendere «solo un popolo, quello palestinese, e non anche quello israeliano»