Europa Il ministero delle Finanze: « Richiesta l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale»
La Germania prova a chiudere il cerchio del mega-piano di riarmo nazionale da 1000 miliardi di euro. Come previsto nel cronoprogramma del ministero delle Finanze, Berlino ha chiesto ufficialmente alla Commissione di Bruxelles il via libera all’esenzione di tutte le spese per la difesa dal patto di stabilità Ue.
È L’ULTIMO PASSO del sempre più rapido iter istituzionale messo in piedi per archiviare per sempre l’austerity fiscale, non più totem sacro del paese, iniziato con il depennamento del debito-zero dalla Costituzione approvato dal Bundestag nelle ultime ore della scorsa legislatura. Ma è anche il primo tassello fiscale del grande e complicato incastro del ReArm Europe immaginato da Ursula von der Leyen incardinato non a caso sul ruolo-guida del suo paese.
«Abbiamo richiesto formalmente l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale (Nec) da quest’anno fino al 2028. Ciò ci consentirà di aumentare i fondi per la difesa mantenendo tuttavia la piena sostenibilità dei nostri conti pubblici» conferma il portavoce di Jörg Kukies, l’ex banchiere messo da Olaf Scholz a capo del ministero delle Finanze, destinato a esaurire il suo mandato fra pochi giorni.
Il “magheggio” contabile richiesto da Berlino a Bruxelles, imprescindibile per assicurare la tenuta delle casse dello stato di fronte al riamo fondato quasi interamente sul debito, apre di fatto la via a tutti gli altri stati Ue con i margini di spesa egualmente ristretti dal patto di stabilità varato ai tempi in cui a nessuno era consentito spendere un cent in più di quanto stabilito a Bruxelles.
ANCHE SE LA GERMANIA non ha dovuto aspettare la nuova postura bellica incarnata da Friedrich Merz. Nella classifica della spesa militare del 2024, la Repubblica federale che costituzionalmente ripudia la guerra (al pari dell’Italia) si colloca dietro soltanto alle tre superpotenze Stati uniti, Cina e Russia e al primo posto tra le forze convenzionali a livello mondiale, come dimostra il rapporto dell’istituto Sipri di Stoccolma pubblicato ieri secondo cui con il 3,3% della cifra totale i tedeschi hanno superato l’India, il Regno Unito e la stessa Ucraina, ma anche la Francia con capacità nucleare e proiezione su tutti gli oceani e la Polonia che pure vanta l’esercito più numeroso e meglio equipaggiato dell’Ue.
Insomma, Berlino è il campione del riarmo in Europa ancora prima dell’arrivo del governo Merz, che in ogni caso è già definito e pronto a partire dopo il giuramento previsto per la settimana prossima. Ieri durante il «Parteitag» straordinario della Cdu il cancelliere in pectore ha presentato la sua «squadra per la Germania»; la lista dei ministri democristiani fra cui spicca l’attuale capogruppo al Bundestag, Thorsten Frei, nella carica-chiave di responsabile della Cancelleria. Sarà lui il braccio destro di Merz di cui è già l’eminenza grigia.
A sostituire Annalena Baerbock agli Esteri, invece, andrà il vice capogruppo Johann Wadephul, ufficiale della riserva della Bundeswehr, atlantista di provata fede: sarà il primo politico cristiano-democratico a ricoprire questo ruolo da 60 anni.
IL MINISTERO dell’Interno sarà poi guidato dal bavarese Alexander Dobrindt, ex responsabile Csu dei Trasporti nel governo Merkel e strenuo difensore della Law & order contro i migranti, mentre l’Economia verrà assegnata alla deputata Katherina Reiche, i Trasporti a Patrick Schnieder, l’Istruzione a Karin Prien e la Salute a Nina Warken. Oltre ai cinque sottosegretari: Wolfram Weimar alla Cultura, Christiane Schenderlein allo Sport, Michael Meister ai rapporti con i Land e Serap Gueler e Gunther Kirchbaum agli Esteri.