Una Corte Usa abbatte i dazi commerciali introdotti da Trump con i suoi ordini esecutivi. Il presidente ha abusato dei poteri emergenziali. Ma un’altra li rimette in piedi «temporaneamente». I mercati festeggiano, poi torna il caos. Il mondo sta a guardare. La Casa bianca: insisteremo
Il gioco del dazio La prima sentenza: non si può invocare una falsa «emergenza economica» per esautorare il Congresso. Ma lui la spunta in appello
Trump presenta i dazi nel Giardino delle rose – Ap
Dopo un botta e risposta serrato fra Donald Trump e i giudici, una corte d’appello federale ha autorizzato il tycoon ad andare avanti con l’applicazione dei dazi doganali rivolti a decine di paesi, ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa), una legge del 1977 che conferisce al presidente dei poteri di emergenza. Una vittoria per Trump, almeno per ora, mentre la sua amministrazione sta impugnando un’ordinanza che annulla la maggior parte delle sue politiche economiche.
LA CORTE D’APPELLO del Circuito Federale ha accolto una mozione d’urgenza dell’amministrazione Trump, sostenendo che la sospensione è «fondamentale per la sicurezza nazionale del Paese», dopo che due tribunali avevano deliberato per fermare l’applicazione dei dazi. Accogliendo la mozione d’urgenza dell’amministrazione Trump, la corte d’appello ha temporaneamente sospeso l’ordinanza emessa il giorno prima da una corte commerciale federale.
«La legge sui poteri di emergenza economica internazionale – aveva dichiarato il giudice della Corte distrettuale di Washington Rudolph Contreras – non autorizza il presidente a imporre i dazi previsti da quattro ordini esecutivi emessi all’inizio di quest’anno». La decisione di Contreras era arrivata meno di 24 ore dopo la sentenza espressa dalla Court of International Trader, la Corte del Commercio internazionale, un organo del sistema giudiziario federale con competenza specifica in materia di commercio, che per prima aveva deciso di bloccare i dazi imposti dal tycoon il 2 aprile scorso, nel cosiddetto «Giorno della liberazione».
La redazione consiglia:
Le borse respirano, Bruxelles resta nell’incertezzaCON LA DECISIONE si affermava che la Costituzione Usa conferisce il potere esclusivo di regolare il commercio con le altre nazioni al Congresso e che tale potere non è superato dal compito del presidente di salvaguardare l’economia. La sentenza era basata su due casi: quello intentato dal Liberty Justice Center che ha agito per conto di diverse piccole imprese che si occupano di importazioni e quello di una coalizione di governi statali. A deliberare era stato un collegio formato da tre giudici della Court of International Trade, nominati da presidenti diversi, tra i quali uno nominato proprio da Trump. Dopo la sentenza l’amministrazione Trump ha subito presentato ricorso alla Corte d’Appello per il Circuito Federale e il portavoce della Casa Bianca, Kush Desai, ha affermato polemicamente in un comunicato che le relazioni commerciali svantaggiose e sleali avevano già «decimato le comunità americane, lasciando indietro i nostri lavoratori e indebolendo la nostra base industriale di difesa, tutti fatti che la corte non ha contestato».
In realtà bastava analizzare chi fossero i ricorrenti di questo caso per entrare in una narrazione completamente diversa degli eventi. Nel primo caso si tratta di cinque piccoli imprenditori e di uno studio legale di stampo conservatore che si è fatto notare per le battaglie legali contro la chiusura delle scuole durante il lockdown e per quelle contro la sindacalizzazione di massa dei dipendenti pubblici.
La redazione consiglia:
Cina, si rialza la tensione. Stop alla vendita di chip UsaIL LIBERTY JUSTICE CENTER ha sede ad Austin, in Texas, si descrive come una società libertaria senza scopo di lucro che «cerca di proteggere la
libertà economica, i diritti di proprietà privata, la libertà di parola e altri diritti fondamentali». Tra i suoi precedenti sostenitori figurano i miliardari Robert Mercer e Richard Uihlein, che sono stati anche dei finanziatori delle campagne presidenziali di Trump.
Mercer è un gestore di hedge fund e uno storico mecenate di Breitbart News e Cambridge Analytica, due entità di ultradestra, a cui ha versato milioni di dollari distribuiti fra entrambe le società.
Ha personalmente diretto Cambridge Analytica per far sì che, durante il referendum britannico del 2016 che ha portato all’uscita del Regno unito dall’Unione europea, si concentrasse sulla campagna «Leave» a favore del distacco dall’Europa.
TRA LE AZIENDE rappresentate dal Liberty Justice Center in questa causa contro i dazi non si trovavano nomi di multinazionali ma di piccole imprese, tra cui un’azienda vinicola e un rivenditore di attrezzature e abbigliamento per la pesca.
L’altro gruppo che aveva citato in giudizio l’amministrazione Trump, invece, è una coalizione di 12 procuratori generali di Stati democratici.
Negli Usa, in un periodo così polarizzato, è stato decisamente bizzarro vedere una causa portata avanti da una realtà fortemente conservatrice e una altrettanto fortemente liberal, ma i dazi di Trump erano riusciti a mettere d’accordo tutti.