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COMUNICATO STAMPA                                                                       Bologna, 17 luglio 2017

Ozono Estivo: critica la situazione in tutte le province della regione

 Al via in Emilia-Romagna il progetto Captor, per il monitoraggio diffuso dell’inquinamento da Ozono

 

L’estate è arrivata, ma la brutta notizia è che con essa si ripresenta anche il problema dell’inquinamento da ozono troposferico. Meno noto dell’inquinamento invernale da polveri sottili, rappresenta tuttavia un inquinante altrettanto pericoloso, che colpisce principalmente nei periodi di maggior intensità solare e di calore, facendo sfumare la speranza di una tregua per i nostri polmoni.

Se la presenza dell'ozono nella stratosfera svolge un'importantissima funzione protettiva per la salute umana e dell'ambiente in cui viviamo, fornendo uno schermo in grado di filtrare le radiazioni ultraviolette (UV) potenzialmente cancerogene, alte concentrazioni di questo gas nella troposfera (lo strato sovrastante la superficie terrestre), risultano nocive per la salute dell'uomo oltre che per gli equilibri degli ecosistemi.

E’ risaputo che l’esposizione a questo inquinante, anche a basse concentrazioni, sia causa di problemi ai tessuti dell’apparato respiratorio, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare, aggravando anche asma ed altre patologie respiratorie nei soggetti più a rischio: in primis i bambini e gli anziani, seguiti dai soggetti sani che fanno attività all'aperto oltre che persone già affette da malattie polmonari.

L’ozono troposferico è un inquinante di origine sia antropica che naturale che tende a prodursi per effetto della radiazione solare in presenza di inquinanti primari quali gli ossidi d'azoto (NOX) e i composti organici volatili (VOC), prodotti in larga parte da motori a combustione e dall'uso di solventi organici, andando a costituire il cosiddetto smog fotochimico.

Legambiente chiede quindi una maggiore attenzione per prevenire l’inquinamento da ozono: «È significativo che in occasione del G7 ambiente di Bologna sia stato firmato un protocollo tra tutte le regioni Padane ed il Ministero dell’Ambiente, senza però che nel documento sia contenuta la parola “Ozono”. Quello da ozono è un inquinamento determinato da traffico veicolare e attività industriali, che producono precursori altrettanto tossici come gli ossidi d’azoto. Le politiche di moderazione del traffico sono da attuare anche in estate, e si devono integrare con la gestione delle emissioni industriali. A caldaie domestiche spente, inoltre, risulta alta la domanda di elettricità per la climatizzazione, con consumi che pesano complessivamente per un terzo sulle emissioni di NOx».

 

In Emilia-Romagna sono già 21 le stazioni di monitoraggio dell’Ozono che hanno superato il limite dei 25 sforamenti di 120 µg/m3.

Di seguito la tabella riepilogativa (aggiornata al 16 luglio) delle località che hanno superato i limiti di sforamento dell’ozono:

 

Provincia

Località

Stazione di monitoraggio

N° gg sforamento 2017 (>120µg/m3)

Modena

Mirandola

Gavello

48

Piacenza

Piacenza

Parco Monte Cucco

41

Reggio Emilia

Castellarano

Castellarano

40

Reggio Emilia

Guastalla

S. Rocco

40

Modena

Modena

Parco Ferrari

39

Piacenza

Lugagnano Val D'Arda

Lugagnano

38

Parma

Langhirano

Badia

37

Ferrara

Ostellato

Ostellato

37

Ravenna

Cervia

Delta Cervia

37

Modena

Sassuolo

Parco Edilcarani

36

Ferrara

Cento

Cento

36

Parma

Parma

Cittadella

35

Parma

Colorno

Saragat

33

Forlì-Cesena

Sogliano al Rubicone

Savignano di Rigo

33

Piacenza

Besenzone

Besenzone

32

Reggio Emilia

Reggio nell'Emilia

S. Lazzaro

31

Modena

Carpi

Remesina

31

Ferrara

Jolanda di Savoia

Gherardi

28

Forlì-Cesena

Forlì

Parco Resistenza

28

Ferrara

Ferrara

Villa Fulvia

26

Rimini

San Clemente

San Clemente

26

Bologna

Bologna

Giardini Margherita

24

Fonte dati: Arpae Emilia-Romagna (https://www.arpae.it/Aria)

Preoccupanti anche i picchi riscontrati, che superano i 200 µg/m3, a fronte di un valore di informazione di 180 µg/m3 e del valore di allarme di 240 µg/m3. Il picco dell’Ozono si verifica principalmente nelle ore pomeridiane, a partire dalle 13, quando le temperature sono più elevate ed è maggiore l’esposizione solare.

Per sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche connesse all’inquinamento d’Ozono, Legambiente ha aderito, insieme ad altri partner europei,  al progetto CAPTOR (Collective Awareness Platform for Tropospheric Ozone Pollution, finanziato all’interno del programma HORIZON 2020-ICT-10-2015-RIA) che ha come scopo la rilevazione dei livelli di ozono attraverso il coinvolgimento diretto della cittadinanza, mediante l’installazione presso le abitazioni dei volontari autocandidatisi al progetto di alcuni sensori in grado di rilevare le concentrazioni di ozono.  

Il progetto è entrato a luglio nella sua fase operativa: Arpae ha accolto la richiesta di collaborare al progetto consentendo la collocazione degli strumenti presso la stazione di monitoraggio di  “Parco Montecucco” a Piacenza e ciò consentirà il confronto dei dati rilevati con quelli della rete regionale della qualità dell'aria (https://www.arpae.it/Aria). 

Da fine mese 3 sensori Captor (foto in allegato) saranno installati presso altrettante abitazioni di volontari del progetto nella provincia di Piacenza. Nell’ambito di CAPTOR è infatti centrale il coinvolgimento della cittadinanza nella lettura e registrazione dei dati, al fine di aumentare la partecipazione e la consapevolezza sulla qualità dell’aria che ci circonda. I sensori installati in Emilia-Romagna saranno parte di una rete europea di  “citizen science” fatta di volontari italiani, spagnoli, francesi ed austriaci. Tutti le informazioni raccolte, oltre che le proposte e le azioni bottom-up provenienti dalla cittadinanza, saranno pubbliche ed a disposizione della comunità scientifica e dei decisori politici sul sito https://www.captor-project.eu/it/

--

Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna
Via Massimo Gorki, 6 - 40128 Bologna
Tel: 051-241324
Fax: 051-0390796

E-mail: info@legambiente.emiliaromagna.it
Web: www.legambiente.emiliaromagna.it

Associazione di consumatori e utenti

Provincia di Ravenna

 

COMUNICATO DELLA FEDERCONSUMATORI DI RAVENNA

IN MERITO ALL'ARRESTO DI UN FUNZIONARIO DELLA CASSA DI RISPARMIO

 

Apprendiamo dalla stampa locale la notizia dell'arresto, con altri imputati, di un funzionario di uno dei più importanti Istituti di credito della città e della provincia di Ravenna, per complicità con un esponente della camorra; l'inchiesta, a quanto si afferma, è partita dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Attendiamo doverosamente le decisioni della Magistratura, data la gravità del caso, l'entità dei sequestri ed il numero delle persone coinvolte.

Nel frattempo, per l'importanza rivestita dalla Cassa di Risparmio nel sistema economico del nostro territorio, chiediamo che vengano fornite idonee garanzie ai clienti ed ai risparmiatori.

 

IL PRESIDENTE DELLA FEDERCONSUMATORI DI RAVENNA

dott. Vincenzo Fuschini

 

 

presidentefederconsumatori.ra@gmail.com

3355362540

 

 

Le due organizzazioni hanno presentato osservazioni congiunte rispetto ai requisiti minimi che servono per una rigenerazione urbana di qualità ambientale e sociale, per rispondere al problema dell’accesso alla casa ed il vero riutilizzo degli spazi condivisi - temi oggi carenti nella proposta di Legge

Sulla nuova legge urbanistica regionale, in corrispondenza dell’avvio del dibattito in commissione consigliare regionale Ambiente e Territorio, Legambiente e l'Ordine degli Architetti di Bologna hanno presentato una serie di osservazioni condivise. Osservazioni che riguardano la qualità delle città da costruire in futuro, per evitare che gli interventi si limitino alle trasformazioni a solo valore economico, ma slegati dalle esigenze sociali e ambientali di valore collettivo.

Un punto di incontro su un tema specifico, che non esaurisce il lavoro che le due organizzazioni stanno attuando rispettivamente sulla Legge, anche attraverso la presentazione  autonoma di altre osservazioni. Tuttavia la scelta di un documento congiunto sulla città che accomuni Legambiente e Architetti di Bologna nasce dalla valutazione dell’urgenza di affrontare temi quali l’accesso alla casa, il miglioramento degli spazi e le relazioni pubbliche, la lotta e l’adattamento ai cambiamenti climatici oggi mancanti nella proposta di Legge.

Richieste salienti di cambiamento da parte delle associazioni sono :

- la necessità del censimento obbligatorio delle aree e degli immobili inutilizzati, strumento necessario per attuare davvero in piena consapevolezza il recupero e la rigenerazione urbana, fornendo alternative vere al consumo di suolo vergine

- la necessità di sostanziare di forti obiettivi le politiche di rigenerazione urbana per evitare di ricostruire parti di città con gli stessi limiti attuali. Occorre puntare su interventi di grande qualità urbanistica, ambientale e sociale: questo è possibile utilizzando procedure di selezione dei progetti trasparenti, con una forte partecipazione dei cittadini, che la Regione deve promuovere, incentivandone l’uso in maniera più incisiva e convinta di quanto previsto nel DL attuale. Gli interventi dovranno riguardare sia gli edifici che gli spazi pubblici circostanti e dovranno prevedere l’inserimento di edilizia sociale, di spazi e strutture di servizio pubblico; dovranno garantire alti standard di qualità ambientale e architettonica, la riduzione dei consumi idrici e di quelli energetici, la riduzione delle aree impermeabili, di potenziare e qualificare la presenza del verde all’interno dei tessuti urbani, e di una mobilità all’interno dei quartieri incentrata sugli spostamenti pedonali, ciclabili e sull’accesso alle reti e nodi del trasporto pubblico.

 

I problemi dell’urbanistica visti in questi anni non riguardano solo l’uso fisico del territorio (la grandissima quantità di suolo consumata) ma anche temi sociali e di accesso alla casa: il diritto all’alloggio anche in Emilia Romagna rimane un dramma per una parte della popolazione, come giovani e nuove famiglie, nonostante il modello di sviluppo edilizio di questi decenni abbia generato decine di migliaia di case vuote.

 

Per questo da parte della legge urbanistica serve una chiara scelta di cambiamento e discontinuità rispetto al passato.

Da questo punto di vista il problema del testo attuale è che la rigenerazione rischia di rimanere una parola vuota. In primo luogo per l’ampia possibilità di deroga per residua di costruire su suolo vergine che, senza apprezzabili aggravi di costi, di fatto costituisce il primo disincentivo a ripensare le periferie delle città emiliane. Ma soprattutto la Legge non indica con chiarezza quale idea di città e di sostenibilità intenda spingere nelle operazioni di, cosiddetta, riqualificazione.

Vista l’importanza delle scelte di natura urbanistica sulla vita di tutti i cittadini Legambiente e l’Ordine degli Architetti di Bologna chiedono che la legge indichi con chiarezza che il lavoro del futuro sui centri urbani dovrà essere quello per renderli più inclusivi e più sostenibili.

La qualità della vita delle persone e delle comunità è estremamente dipendente dalle scelte urbanistiche che intervengono sui territori in base al modello di sviluppo che si intende perseguire; per questo Legambiente e Architetti Bologna chiedono che la Legge contribuisca in modo determinante a fissare, in modo chiaro, gli obiettivi per un reale cambiamento del modello di sviluppo, consentendo alla nostra Regione, di fare dei significativi passi avanti nella direzione auspicata di una forte consapevolezza verso i temi ambientali economici e sociali.

 

Con ogni probabilità il Consiglio regionale approverà il 13 luglio una nuova legge sulla gestione dei rifiuti confezionata su misura per le grandi multiutility. Per il nostro territorio questo vuol dire Hera, un’azienda che tutti ben conoscono. Non solo per i disservizi verificatisi lo scorso anno e per gli impegni presi e finora non rispettati (sconti sulle bollette Tari, anche per i materiali riciclabili conferiti all’isola ecologica), ma soprattutto per i costi sensibilmente più alti a carico delle famiglie rispetto a quelli sostenuti in provincie vicine.

La rendicontazione 2015 dei diversi gestori in ambito regionale, infatti, conferma che a fronte di 90-120 euro pro-capite pagati altrove, nei Comuni in cui opera Hera il costo oscilla fra 150 e 155 euro.

Per evitare che si configuri di fatto una situazione di monopolio, le associazioni ambientaliste hanno chiesto ripetutamente alla Regione :

  • La separazione della raccolta dallo smaltimento;

  • La durata degli appalti fissata in cinque anni (prorogabili a sette) e in 15 come ora previsto:

  • Bacini di raccolta di 30-100mila abitanti per consentire la partecipazione alle gare anche da parte di aziende piccole e medie;

  • L’indicazione precisa nei bandi di come dev’essere svolto il servizio e le penalizzazioni in caso di inadempienza;

  • La definizione dei bandi con il coinvolgimento dei Consigli comunali, e quindi delle popolazioni interessate, e non demandando tutto ad Atesir, l’agenzia regionale che si occupa di servizi pubblici per acqua e rifiuti.

A queste richieste – che L’Altra Faenza condivide appieno – la Regione non ha fornito alcuna risposta. Anzi, invece di aprire un confronto di merito su problematiche che riguardano tutte le famiglie (costi, salute, ambiente, economia), ha inserito in un progetto di legge per “i territori colpiti da eventi sismici” modifiche che puntano goffamente ad aggirare le fondate osservazioni alle scelte che intende far passare. Riccorendo ad un metodo che ricalca le peggiori pratiche dei governi centrali in fatto di emendamenti.

Si tratta – affermano ancora le associazioni ambientaliste – di una vera e propria manovra “ad aziendum” per garantire le grandi multiutilities, già in posizione dominante, assicurando loro la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti.

Un appalto di 15 anni, vale a dire di un tempo lunghissimo rispetto alle continue innovazioni tecnologiche e concettuali, significherebbe “ingessare” la situazione rimandando a chissà quando la raccolta porta a porta e la tariffazione puntuale (ciascuno paga per quello che conferisce), rendendo più difficile il necessario incremento della percentuale di raccolta differenziata e la prospettiva di un graduale superamento delle grandi discariche. E mortificando il legittimo diritto dei cittadini a pagare meno, così come avviene in altre province.

E’ necessario che la voce degli utenti si faccia sentire.

Dal canto loro le associazioni ambientaliste hanno già annunciato la volontà di ricorrere al Garante della concorrenza e all’Anac, l’Autorità anticorruzione.

Tutta questo capita in Emilia Romagna, la regione un tempo portata ad esempio per la qualità dei servizi e per i rapporti che gli amministratori pubblici sapevano tenere con le comunità. Un tempo.

 

Faenza, 6 luglio 2017

 

 

L’Altra Faenza

 

 

 

Al via in commissione territorio il dibattito sulla legge urbanistica

Le associazioni chiedono che il dibattito in consiglio raccolga anche le istanze dei cittadini e non solo del mondo economico

 

Inizierà domani, 6 luglio, il dibattito sulla nuova legge urbanistica in Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio Regionale.

La commissione dovrà valutare il testo della Giunta e preparare il successivo dibattito in aula.

Legambiente e WWF chiedono che il testo approvato dalla Giunta Regionale sia profondamente rivisto in ambito Consigliare, a partire dall’inserimento di un tetto vero al consumo di suolo.

Un limite che oggi non esiste, a causa di moltissime opere derogate - che non verranno contabilizzate come consumo di suolo - e di un periodo di moratoria di 5 anni in cui sarà possibile costruire con procedure semplificate e senza limiti.

Dall’edizione 2017 del Dossier ISPRA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” l’Emilia-Romagna risulta essere la quarta regione in Italia per suolo consumato: il  territorio cementificato è pari a quasi il 10% del totale, con una perdita tra il 2015 ed il 2016 di 306 ettari (pari ad un incremento dello 0,14% di suolo consumato). Tra le provincie più “cementificate” compaiono Rimini (13,3% del territorio totale), Reggio Emilia (12,3%) e Modena (11,7%). Bologna risulta essere la provincia con il maggior incremento di suolo consumato tra il 2015 ed il 2016 con un + 0,33% (pari a 113 ettari), quasi un terzo dell’aumento totale nello stesso anno dell’Emilia-Romagna

 “Il dibattito sulla proposta di legge – sottolineano le associazioni -  ha considerato soprattutto le istanze di una parte del mondo economico, senza però entrare nel merito del dato fisico incontrovertibile che il suolo è finito ed è meno di quello di cui abbiamo bisogno per il sostentamento della popolazione.

L'opinione pubblica aspetta da tempo un provvedimento veramente restrittivo sul consumo di campagna – continuano le associazioni -  e non dei compromessi al ribasso come sembrano quelli contenuti nella proposta di legge”.

Per questo la richiesta di Legambiente e WWF ai Consiglieri regionali - titolari dell'approvazione delle Leggi – è quella di confrontarsi in primo luogo con le esigenze ecologiche e con l’attenzione della società civile su questa tematica.

Ai cittadini si ricorda che è possibile chiedere un impegno diretto al proprio consigliere regionale di riferimento (per area politica o zona geografica). Al seguente link la composizione della commissione Territorio a QUESTO LINK

Nel corso della conferenza stampa, indetta martedì 4 luglio, alcuni rappresentanti delle associazioni firmatarie del comunicato, ed in particolare di Natale Belosi del Comitato Tecnico Giuridico Rete Rifiuti Zero, hanno argomentato le ragioni delle critiche alla modifica della Legge Regionale che andrà in approvazione nelle prossime settimane.

 

Come associazioni e comitati della provincia di Ravenna, che da tempo si occupano della questione dei rifiuti - anche in collaborazione con la Rete Rifiuti Zero dell'Emilia Romagna - siamo sconcertati dalla proposta di modifica, da parte della Giunta Regionale, della Legge sui rifiuti e l'economia circolare, che elimina di fatto il ricorso alle gare per l'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, dando l'intera responsabilità alle multiutilities concessionarie del servizio integrato (nel nostro caso ad Hera).

Da tempo, anche per evitare che le previste gare europee per affidamento del servizio di raccolta fossero quasi certamente vinte dalle grandi multiutilities, abbiamo tentato di sollecitare ATERSIR, l’agenzia regionale, e i nostri Amministratori Locali, ad intervenire per chiedere:

- Separazione della fase di raccolta da quella dello smaltimento;

- Durata dell'affidamento di 5 anni (eventualmente prorogabili per altri 2) e non di 15 come ipotizzato;

- Bacini di raccolta più piccoli (tra i 30 e i 100 mila abitanti), anche senza modificare la Legge Regionale, suddividendo il bacino (nel nostro caso tutta la provincia di Ravenna più i comuni del cesenate) in lotti funzionali più piccoli (anche per permettere la partecipazione alla gara di aziende piccole e medie);

- Indicare nel bando con precisione i termini del servizio e le necessarie penalizzazioni in caso di inadempienza (per evitare i disservizi accaduti in provincia di Ravenna);

- definire i contenuti del bando con il coinvolgimento dei Consigli Comunali e non semplicemente appaltando tutto ad Atersir.

Dagli Amministratori locali non abbiamo ricevuto riscontri – se non promesse future dal Comune di Faenza - ma contemporaneamente la Rete Rifiuti Zero dell'Emilia Romagna ha rilanciato con forza queste richieste, alle quali Atersir ha tentato di obiettare con argomentazioni piuttosto risibili.

Probabilmente Atersir, e la Regione, si sono resi conto della scarsa consistenza delle loro argomentazioni e invece di aprire un confronto sul merito, si sono inventati una proposta di modifica alla Legge Regionale: per giustificare la durata di 15 anni dell'affidamento e l'enorme grandezza dei bacini, intendono aggiungere oltre alla raccolta anche il trattamento delle frazioni di rifiuto differenziato.

Per altro, come nelle peggiori tradizioni dei governi centrali, nascondendo questa modifica all'art. 22 di un progetto di legge che parla di tutt'altro "Disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento regionale in materia ambientale e a favore dei territori colpiti da eventi sismici”.

Un vero e proprio articolo di legge ad “aziendum” per garantire alle multiutilities - che già hanno una posizione dominante - di gestire l'intero ciclo, sottraendo questi servizi alla concorrenza, nascosto in modo ignobile in una legge a favore dei terremotati.

Si tratta di una modifica legislativa non coerente con il codice degli appalti, oltre che con le disposizioni dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e di dubbia conformità costituzionale.

Per questo sollecitiamo gli Amministratori Locali, i Consiglieri Comunali, le associazioni della società civile a prendere posizione contro questa incredibile modifica, chiedendo lo stralcio dell’Art. 22 del progetto di legge.

4 luglio 2017

Gruppo Acquisto Solidale di Faenza; Comitato Acqua Bene Comune Faenza e comprensorio; Comitato Ambiente e Paesaggio Castel Bolognese; Comitato Brisighella Bene Comune; Circolo Legambiente Lamone di Faenza; Ecoistituto Ecologia scienza e società Faenza; Fuori dal Coro; Referente Rete rifiuti zero Emilia Romagna; Si Rinnovabili No nucleare; Comitato Acqua Bene Comune Ravenna; Associazione WWF Ravenna;Circolo Matelda Legambiente Ravenna; Gruppo Rottama Italia Ravenna. Associazione Panda Imola.