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È una sorpresa il primo papa nato negli Stati Uniti. Robert Prevost prende il nome di Leone XIV e si presenta invocando «la pace disarmata e disarmante» e il bisogno di «ponti». Dal Vaticano una mossa che più politica non si può e che annuncia battaglia sul terreno di Trump e Vance

Vaticano Il cardinale statunitense Prevost si chiamerà Leone XIV, richiamando le questioni sociali. Già schierato contro Vance sui migranti

il cardinale statunitense Robert Francis Prevost, si affaccia dalla loggia delle benedizioni, il balcone centrale della Basilica di San Pietro. Si chiamerà Leone XIV Il cardinale statunitense Robert Francis Prevost, si affaccia dalla loggia delle benedizioni – Ansa /Vatican Media

Fumata bianca. Il cardinale statunitense e frate agostiniano Robert Francis Prevost è il 267simo papa della Chiesa cattolica romana. L’annuncio è stato dato ieri sera poco dopo le 19 dalla loggia di San Pietro dal protodiacono, il cardinale Mamberti, con il canonico Habemus papam. Il nuovo pontefice ha scelto di chiamarsi Leone XIV, un nome che mancava da oltre un secolo e che – se diventerà anche un programma – lascia intendere un’attenzione per le questioni sociali.

L’ultimo a chiamarsi Leone (XIII) fu infatti papa Pecci, a fine Ottocento, il pontefice della Rerum novarum, la prima enciclica sociale. «La pace sia con tutti voi», le prime parole del nuovo papa. «Questo è il primo saluto del Cristo risorto, il buon Pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi! Una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante. Dio ci ama tutti, incondizionatamente», ha aggiunto ancora, leggendo un testo scritto.

UNA CIRCOSTANZA INEDITA. Prima di Wojtyla i neo-pontefici non dicevano nulla, si limitavano alla benedizione della folla in piazza. È stato Giovanni Paolo II a introdurre l’usanza di rivolgere alcune parole ai fedeli, ma a braccio, come dopo di lui fecero anche Ratzinger e Bergoglio. Prevost, invece, ha letto il testo che si era preparato – anche perché era visibilmente emozionato –, tornando nuovamente sul tema pace: «Costruiamo ponti con dialoghi e incontri per essere un solo popolo in pace».

Un riferimento, quello alla pace, sottolineato da Mattarella in un messaggio di auguri al nuovo papa. Trump – ma anche Putin, Zelensky e Netanyahu – si è immediatamente complimentato tramite Truth: «Congratulazioni al cardinale Prevost, il primo papa americano. Che emozione per il nostro Paese». Chissà però se avrà anche apprezzato le parole sulla «pace» e sui «ponti» del nuovo pontefice, che sicuramente non appartono all’area conservatrice dell’episcopato Usa. Tanto che nei mesi scorsi aveva criticato il vicepresidente Vance il quale aveva utilizzato una frase di sant’Agostino – che Prevost conosce bene – per giustificare il programma di deportazione dei migranti fuori dagli Usa.

È IL MENO AMERICANO dei cardinali statunitensi, in un certo senso: ha vissuto per vent’anni in America Latina ed è stato vescovo di Chiclayo in Perù, prima di essere richiamato a

Roma da papa Francesco nel 2023 come prefetto del Dicastero per i vescovi. Non è un caso infatti che ieri, poco prima della benedizione finale, abbia rivolto alcune parole di saluto in spagnolo ai fedeli in piazza, in particolare ai peruviani (ma non ha salutato gli statunitensi in inglese).

LA PRIMA APPARIZIONE in pubblico è stata molto diversa da quella di Bergoglio. Prevost indossava i paramenti tradizionali – gli stessi utilizzati da Ratzinger – invece della semplice talare bianca con cui si presentò sulla loggia di San Pietro papa Francesco. E il suo discorso, decisamente più lungo del consueto,