Abbiamo lanciato “Stop ReArm Europe” subito dopo l’annuncio del gigantesco piano di riarmo europeo: 800 miliardi di euro, gli unici fuori dalla nuova austerità.
Non si poteva rimanere a guardare, mentre l’Unione europea reagiva nel modo peggiore allo strappo di Trump con il Vecchio Continente: riarmandosi fino ai denti, come peraltro proprio lui ci ha ordinato, accentuando fino al parossismo un clima bellicista e guerrafondaio,
e promuovendo un patriottismo reazionario europeo che fa paura.
Fa davvero paura leggere la Risoluzione sulla sicurezza e la difesa comune approvata dal Parlamento europeo a inizio aprile. Definisce la Russia come la minaccia più grave nella storia del mondo, dice che l’Ucraina può arrivare alla pace solo attraverso una decisiva vittoria
militare, dichiara la Cina nemico globale, si impegna a preparare la cittadinanza alla guerra, promette programmi di addestramento dei giovani civili alla difesa armata.
Nel frattempo, l’Unione europea prosegue la complicità e il sostegno a Israele nel genocidio di Gaza, nella pulizia etnica in Cisgiordania, e nel piano di eliminazione dei palestinesi ormai apertamente dichiarato da Netanyahu.
Questa è l’Europa reale, che non ha niente a che fare con i sogni e non assomiglia neppure un po’ a quella del Manifesto di Ventotene. Quel Manifesto lo hanno per decenni portato nelle piazze i movimenti sociali per un’altra Europa, l’Europa dei diritti e della pace. Tante,
tantissime volte lo hanno fatto insieme ai sindacati della Ces, in una Unione che non ha ancora competenze sui diritti sociali e dove ancora non è concesso fare uno sciopero europeo.
Il vero nemico dell’Europa di oggi non sta fuori dai nostri confini. Il nemico vero sta nelle urne, sempre più vuote e sempre più nere. Nella estrema destra che cresce ovunque, dopo essere riuscita ad intercettare la frustrazione sociale e democratica di tanti settori popolari impoveriti dalle politiche neo-liberiste imposte dall’Unione a tutti i suoi Stati membri.
I veri europeisti, oggi, devono battersi come leoni per evitare che l’Europa commetta suicidio: bisogna fermare questa Unione armata, che sceglie di portare la sua cittadinanza alla guerra e ad una economia di guerra, che comprimerà ancora di più i diritti sociali e del lavoro, la
democrazia e lo stato di diritto.
“Stop ReArm Europe”, in poche settimane, ha raccolto già 400 adesioni collettive, da 18 paesi europei, di organizzazioni e reti associative, sociali, sindacali, di fondazioni e forze politiche. E a queste vanno aggiunge altre 500 adesioni spagnole, raccolte da un altro appello che
ha deciso di convergere nella campagna unitaria.
Non è una raccolta di firme. E’ il primo passo per ricostruire un grande movimento contro la guerra e il riarmo in Europa, una grande convergenza capace di superare la frammentazione degli ultimi anni e di realizzare una agenda di azione comune. L’appello è di poche righe,
per favorire il massimo della convergenza sugli obiettivi comuni. E non si rivolge solo ai pacifisti.
La guerra e il militarismo infettano e distruggono tutto.
Tante sono le adesioni di gruppi femministi, ecologisti, impegnati sui diritti sociali e civili, altermondialisti, per la democrazia.
La prima riunione europea online si terrà il 5 maggio.
Si discuterà di una prima giornata di mobilitazione europea il 21 giugno, quando la Nato a L’Aja deciderà i dettagli del piano europeo. A L’Aja sono già previste mobilitazioni, l’obiettivo è che si aggiungano anche altre capitali europee.
In Italia, “Stop Rearm Europe” è coordinata dai promotori italiani della campagna europea: Arci, Attac, Transform e Ferma il Riarmo - la campagna unitaria promossa da Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Greenpeace.
Nel nostro paese la maggioranza dei cittadini e delle cittadine è contro la guerra. Ha diritto ad essere rappresentata da un grande movimento unitario. In questi giorni stanno arrivando segnali forti, da molte parti, che danno voce all’esigenza di rompere steccati, di ritrovarsi insieme, di ricreare ovunque sedi comuni, coordinamenti larghi, grandi convergenze.
Il programma è un percorso di attraversamento delle mobilitazioni già in programma: il 25 Aprile, il Primo Maggio, la campagna referendaria, la manifestazione nazionale del 31 maggio contro il decreto sicurezza. Inoltre, il 3 maggio ad Anagni si terrà la manifestazione contro la
prima fabbrica di munizioni prevista dal piano europeo di riarmo. Il 10 maggio si terrà una prima giornata di iniziativa nazionale diffusa. Sono già previste una marcia da Brescia alla base di Ghedi, e una piazza unitaria in centro a Roma. Altre sono in preparazione.
Iniziamo ad organizzarci per il 21 giugno. Sono tempi duri. Abbiamo anche perso Papa Francesco, l’unica voce contro la guerra fra i potenti del mondo. Quella voce tocca ai movimenti rialzarla forte, tutti e tutte insieme.
l
(22 aprile 2025)
In Italia e in Europa parte
la mobilitazione di
“STOP REARM EUROPE”