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LO SCONTRO. De Luca diserta la due giorni dem a Napoli contro l'autonomia differenziata. I consiglieri regionali e i segretari provinciali stilano un documento: «Basta commissariamento, vogliamo il congresso». Sarracino: «Qui c’è tutto il partito, faremo la battaglia per il Sud anche per chi non c’è»

LO SPACCA ITALIA. Schlein chiude a Napoli la due giorni contro il ddl Calderoli: «I divari territoriali diventano barriere classiste, razziste e sessiste». Nessuna replica agli attacchi del governatore campano De Luca. Bonaccini, Decaro e Alfieri a tavola con i consiglieri regionali partenopei per cercare una mediazione

 Napoli, Elly Schlein alla fondazione Foqus - Ansa

«Diciamo no a questa autonomia differenziata, siamo qui per dirlo con tutto il Pd, da Nord a Sud»: Elly Schlein ieri mattina è arrivata a Napoli per chiudere la due giorni contro il ddl Calderoli. Prima tappa il murale di Maradona ai Quartieri Spagnoli, quindi bagno di folla nel cortile della fondazione Foqus nonostante l’ennesimo psicodramma dem che si è consumato venerdì: mentre si aprivano i lavori, l’assenza polemica del presidente della regione De Luca, ampiamente annunciata, ridiventava «un caso» attraverso il documento (fatto circolare in due copie, la prima dai toni durissimi) in cui pur riconoscendo l’importanza del tema affrontato dall’iniziativa, si accusava il partito nazionale di cancellare la democrazia interna tenendo il Pd regionale commissariato. Congresso in tempi rapidi la richiesta perentoria. Un’apertura iniziate, quindi, e poi la sottoscrizione delle tesi deluchiane.

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IL DOCUMENTO ha in calce le firme degli 8 consiglieri regionali e dei 4 segretari provinciali dem (Caserta è commissariata). Il fronte, però, non è granitico: il segretario di

Napoli, Giuseppe Annunziata, ha partecipato alla due giorni. Il consigliere sannita Erasmo Mortaruolo venerdì ha fatto una timida sortita, ieri ha gettato il cuore oltre l’ostacolo facendo la foto con la segretaria. Schlein non ha voluto rispondere al documento né alla presa di posizione del governatore (che aveva dato l’ordine di boicottare l’iniziativa) per non regalargli nuovi titoli sulla stampa. «Siamo molto felici di questa due giorni – le sue parole -. Siamo qui, insieme ai nostri amministratori, agli esperti come il costituzionalista Massimo Villone, ai rappresentanti delle forze sociali, sindacali, delle imprese, per dire no al progetto di Calderoli. Il governo Meloni lavora per aumentare i divari del Paese, a partire da quelli territoriali che diventano barriere classiste, razziste e sessiste». E ancora: «Una combo micidiale: i nazionalisti che vogliono portare a compimento il sogno federalista della Lega. Un patto di potere con un orrido baratto: il presidenzialismo per l’autonomia differenziata». È un attacco a tutto campo contro le tesi del governo sulla giustizia e i suoi conflitti di interesse; contro il no dell’esecutivo al salario minimo, contro il dimensionamento scolastico che colpisce soprattutto il Sud; la privatizzazione strisciante della Sanità.

SUL PALCO a dirigere i lavori Sandro Ruotolo e la vicepresidente nazionale Pd, Loredana Capone. Schlein ha citato almeno quattro volte il parlamentare Marco Sarracino, responsabile Sud della segreteria nazionale, blindando la sua posizione nelle gerarchie dem anche alla luce della fronda campana. Tra i presenti, ieri, Dario Franceschini, Valeria Valente, Pina Picierno, Susanna Camusso e Roberto Speranza, accolto sul palco da un lungo applauso. Venerdì c’erano stati il 5S Roberto Fico e Peppe De Cristofaro per Avs. Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera: «Sono nata e cresciuta in Lombardia, respirando il malcontento proto leghista che ha toccato una parte della sinistra e che ci ha portato al rischio di contrapporre una questione settentrionale a una questione meridionale. Non può esserci sviluppo, crescita o benessere che non tenga insieme la pluralità dei nostri territori».

È STATA ANCHE LA GIORNATA dei pontieri. Il sindaco Gaetano Manfredi, spesso bersaglio del governatore, ieri ha cercato di spegnere l’incendio: «Bisogna lavorare per l’unità, De Luca è una risorsa». Lontano dai microfoni, ha spiegato alla segretaria che il congresso non si può rimandare sine die. Ambasciatore di pace anche Stefano Bonaccini, per cui al congresso hanno votato sia il governatore che i consiglieri regionali: «Vincenzo è un ottimo presidente, mi auguro che le divergenze si appianino il prima possibile». E poi dal palco: «Se ci dividiamo tra di noi sarà il più bel regalo alla destra». Sul fronte mediatori anche il sindaco di Bari Antonio Decaro: «Se il Pd vuole essere un partito di massa, deve somigliare di più al Paese che vogliamo. In questa assemblea non vedo purtroppo ancora l’unità del partito. Dobbiamo superare le distanze interne e quelle tra partito nazionale e territori. L’assenza di De Luca pesa e va superata». A fine manifestazione Schlein ha incontrato i disoccupati del Movimento 7 novembre per spostarsi poi a San Giovanni a Teduccio alla fondazione Figli in famiglia.

AL RISTORANTE Mimì alla ferrovia Bonaccini e Decaro hanno pranzato con il segretario dem di Napoli Giuseppe Annunziata, i consiglieri regionali partenopei Mario Casillo, Bruna Fiola, Massimiliano Manfredi (fratello del sindaco) e Loredana Raia più il senatore Alessandro Alfieri (responsabile riforme della segreteria dem ma presente in quanto coordinatore di Base riformista). Un confronto per cercare di spostare dall’orbita deluchiana un pezzo di partito napoletano. Sul tavolo una lista di richieste: il riconoscimento del ruolo avuto al congresso e alle scorse comunali; un peso specifico del Mezzogiorno maggiore nel partito nazionale anche quando si discute di incarichi; la data del congresso regionale. Significativa la presenza di Decaro, considerato un ottimo candidato per le europee nonché un punto di riferimento per il Sud in proiezione Nazareno