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Comunicato stampa
(19 maggio 2015)

Coi lavoratori per l’occupazione, i diritti e la legalità

Il 20 maggio 1970 diventava legge lo Statuto dei diritti dei lavoratori. Mercoledì 20 maggio 2015, 45 anni dopo, la Cgil chiama alla lotta per riconquistare le tutele cancellate dalla Fornero e da Renzi. Un Paese che nega i diritti di chi lavora non è né più moderno né più competitivo, è semplicemente più ingiusto.
Con il Jobs act si è cancellato il principio della “giusta causa” nei licenziamenti individuali e collettivi, si è tornati ai controlli a distanza, si è dato il via libera ai demansionamenti e alle riduzioni di paga, si è inferto un colpo mortale alla contrattazione. L’effetto di queste misure non è l’incremento dell’occupazione - sbandierato dalla propaganda del governo e puntualmente smentito dai dati Istat - ma l’estensione della precarietà e la riduzione del lavoro a merce priva di dignità e valore.
“L’Altra Faenza” è dalla parte di chi si batte per conquistare un nuovo Statuto dei lavoratori che sancisca diritti e tutele per tutti, per politiche industriali che favoriscano l’occupazione con i necessari investimenti pubblici, per una nuova normativa sugli appalti che contrasti l’illegalità e la corruzione, per i rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici e l’adeguamento del valore economico delle pensioni. 

L’Altra Faenza

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La laicità conta?
Non fatevi prendere in giro!
Abbiamo seguito, senza grande entusiasmo, la polemica uscita a più riprese nei giornali tra UAAR e l’ARCIGAY di Ravenna e il PD regionale renziano (con in prima fila la consigliera faentina Manuela Rontini) in relazione al progetto “W l’amore”, un progetto regionale sperimentato nello scorso anno scolastico in tre scuole secondarie di primo grado di Bologna, Reggio Emilia e Forlì, rivolto alle ragazze e ai ragazzi preadolescenti per fornire loro un informazione compiuta e corretta in tema di sessualità.
Le due associazioni ravennati chiedevano di estendere il progetto a tutte le scuole della regione Emilia-Romagna, anche in seguito all’interrogazione presentata alla presidenza dell’Assemblea regionale a fine marzo da sei consiglieri regionali del Pd, tra cui la Rontini, che chiedeva di esaminare nuovamente e rivedere il progetto.
Il M5S Faenza condivide la posizione delle associazioni

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Comunicato stampa
(Faenza, 13 maggio 2015)

Il Pd ha “dimenticato” la famiglia

Abbiamo letto con attenzione e interesse il programma del Pd per capire in quali impegni vi siano tradotte, nero su bianco, le enunciazioni contenute nell’arcinoto ordine del giorno sulla “Famiglia naturale” votato in Consiglio comunale nel dicembre scorso. Risultato, nulla: sulla famiglia e sui diritti civili non c’è neppure una riga.
Appare dunque ancor più evidente il significato dell’operazione: con quella forzatura che spaccò il gruppo consigliare e il partito, suscitando un dissenso tradottosi anche in posizioni pubbliche e che portò la nostra città agli onori – si fa per dire – della cronaca nazionale, Malpezzi ha voluto affermare la sua leadership incontrastata sul Pd faentino e aprire la campagna elettorale a modo suo: alzando un muro altissimo a sinistra e spalancando le porte alle posizioni e alle culture proprie del centro destra.
Ha ottenuto ciò che voleva: il dibattito interno al suo partito è risultato di un’inconsistenza a dir poco imbarazzante, sono state messe a tacere le ragioni di quanti si erano appellati a idee e valori che appartengono non soltanto alla sinistra, ma ad una concezione laica e moderna della società. Al momento opportuno, poi, sono puntualmente arrivate le dichiarazioni di sostegno, o qualcosa di più, di gruppi ed esponenti della destra conservatrice.
I faentini lo ricordino il 31 maggio. L’alternativa c’è: votare “L’Altra Faenza”.

L’Altra Faenza

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Comunicato stampa
(Faenza 8 maggio 2015)

 LE PEZZE DI MALPEZZI

Dopo l’Italicum, proponiamo il Faventinum: eleggiamo il sindaco della città ogni anno, anzi ogni sei mesi: sai mai quante strade asfaltate, quante convenzioni rinnovate, quante inaugurazioni, quante “retate” di pericolosissimi parcheggiatori abusivi! 
Negli ultimi giorni nei bar di Faenza non si parla d’altro: le nuove asfaltature! C’è ebbrezza, tutti sperano di poter vedere la strada davanti a casa sistemata; si va pieni di ottimismo agli incontri nei Consigli di quartiere per chiedere che, finalmente!, si coprano le migliaia di buche che si aprono sotto i pneumatici di auto, moto e biciclette. 
Abbiamo però la sensazione che non ci siano abbastanza bitume, denaro e tempo da qui al 31 maggio per coprirle tutte. 
L’attivismo pre-elettorale della giunta Malpezzi è frenetico, ma quando si sarà depositata la polvere di maggio, il vistoso cerone spalmato sulla città cadrà e torneranno a vedersi le rughe, le ferite, gli spazi abbandonati, il patrimonio pubblico mal gestito. 
Se i conti davvero tornassero, come recita la propaganda PD, in questi giorni nella nostra città circolerebbero meno betoniere e nei bar, invece di sognare un chilometro d’asfalto, si discuterebbe della qualità della vita a Faenza. 
Noi ci siamo presentati per questo, per prenderci cura della nostra città: quotidianamente e non solo il mese prima delle elezioni. 
Perché pensiamo che a Faenza, più che delle brutte pezze di catrame, serva un bel vestito nuovo. 

L’Altra Faenza

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Comunicato stampa
(4 maggio 2015)
“L’Altra Faenza” esprime pieno appoggio alle rivendicazioni del mondo della scuola e alle sue iniziative di lotta.

Martedì 5 maggio il mondo della scuola – dirigenti, personale docente e non docente, studenti – scende in sciopero in tutta Italia contro il DDL “Buona scuola” del governo Renzi. Per la prima volta da molti anni, la decisione è stata assunta unitariamente da tutti i sindacati più rappresentativi. 
La protesta contro la cosiddetta “Buona Scuola” è protesta contro l’idea stessa di una scuola che possa essere buona o cattiva, laddove essa è - come ha di recente ricordato il giudice Ferdinando Imposimato - un organo costituzionale al pari del Parlamento e del governo e, aggiungiamo noi, prima di quelli è istituzione decisiva per la formazione di cittadini degni di questo nome, ovvero educati alla partecipazione, allo spirito critico e a un sapere che sia fondamento per costruire una società solidale, inclusiva, intellettualmente e produttivamente vivace.
La scuola è tornata a essere classista, impedisce la mobilità sociale e perpetra le diseguaglianze che durante l’attuale crisi sono emerse in tutta la loro gravità. Non solo non è buona, ma non è neppure scuola quella che non investe sulla formazione dei suoi insegnanti, che precarizza la loro professione e la loro stessa esistenza, che non si adegua alle mutate esigenze degli studenti e al loro perenne bisogno di cultura, argine indispensabile contro ogni forma di ingiustizia. 
La scuola dice “no” al tentativo di attribuire ai dirigenti poteri discrezionali nelle assunzioni in contrasto con il dettato costituzionale; alla volontà di limitare il ruolo dei Collegi dei docenti puntando ad un efficientismo di stampo aziendalistico; alle false promesse di assumere più di centomila precari (in realtà saranno molti meno della metà, mentre altri diventeranno disoccupati); ad impegni vaghi di risanamento degli edifici scolastici, di ammodernamento delle dotazioni e di sostegno alla formazione quando nei fatti a ciò non corrisponde alcun finanziamento; ad ulteriori favori alle scuole private a scapito di quelle pubbliche. 
“L’Altra Faenza” esprime pieno appoggio alle rivendicazioni del mondo della scuola e alle sue iniziative di lotta.
Faenza, 4 maggio 2015  

Martino Albonetti, Mariella Francesconi, Gloria Ghetti
candidati per la lista L’Altra Faenza

 

 

 

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Vuoi per coincidenze fortuite, vuoi per intenzioni politiche, le elezioni amministrative di Faenza, ad iniziare dal 1994, sono state spesso descritte come anticipatrici di scelte nazionali, soprattutto nel campo del centrosinistra, tanto che si è parlato e si parla di ‘laboratorio Faenza’. Nel 1994 si aprì la stagione dell’Ulivo; nel 2000 il centro sinistra per Faenza e nel 2005 Uniti nell’Ulivo anticipavano gli assestamenti e quindi l’unificazione nazionale nel PD; nel 2010 la vittoria alle primarie di un outsider come Malpezzi, proveniente dagli ambienti cattolici esterni al PD, e la sua successiva conquista della guida del partito (al quale nel frattempo si era iscritto) possono essere paragonate alla fulminante conquista della leadership del PD nazionale da parte del cattolico Renzi, già presidente popolare della provincia di Firenze.
Cosa ci fa intravedere nel 2015 il ‘laboratorio Faenza’?
Questa volta sono due gli esperimenti da osservare, correlati tra loro:
1. pur non assumendone il nome, il PD inaugura la stagione del partito nazionale;
2. la sinistra si unisce e cerca di costruire un nuovo soggetto politico. 

Vediamoli un po’ più da vicino. Il partito nazionale di Renzi ha l’ambizione, ben espressa dal nome, di presentare un’offerta politica totale e totalizzante, a 360 gradi: destra e sinistra sono categorie politiche rifiutate da Renzi (si veda la sua introduzione alla riedizione dell’omonimo libro di Bobbio), in nome di una modernità fatta di velocità, giovanilismo, superattivismo: la nuova filosofia politica del premier, che deve molto alle tecniche pubblicitarie dell’alleato del (fu?) patto del Nazareno, teorizza che sia meglio compiere degli errori, piuttosto che non far nulla, come ha risposto a chi lo criticava sul disegno di legge sulla scuola.
Il partito nazionale prevede la pacificazione nazionale, ovvero l’idea che il conflitto, di qualsiasi natura, sia una stortura

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