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Documento di convocazione per la due giorni del 6 e 7 giugno 2015.

Per la Coalizione Sociale

Associazioni, movimenti, sindacati, donne e uomini che in questi anni si sono battuti contro le molteplici forme d'ingiustizia, di discriminazione e di progressivo deterioramento dei diritti, decidono oggi di promuovere un cammino comune. In una società fondata sull'individualismo e sulla competizione tra le persone è necessario unirsi, fare rete, coalizzarsi. Dopo anni di crisi economica, sociale e ambientale, di politiche di austerità, sappiamo che nulla può tornare a essere come prima, ma proprio per questo pensiamo sia possibile immaginare un futuro di solidarietà e giustizia. Consapevoli che nessuno di noi può farcela da solo a cambiare il corso degli eventi, che per evitare scelte individualistiche o corporative sia necessario unire le forze e l'impegno.
In questi anni le politiche europee e dei governi nazionali hanno liberalizzato il mercato del

Appello UE - Libia

DELL’ELMO DI SCIPIO SI E’ CINTA LA TESTA…”

di Alex   Zanotelli
L’Alto Rappresentante della politica estera della UE, Federica Mogherini, sostenuta a spada tratta dal governo Renzi, da settimane sta premendo per ottenere dall’ONU il mandato per un’azione militare con lo scopo di distruggere i barconi degli scafisti nelle acque libiche e bloccare così l’esodo dei profughi. L’Italia sta brigando per essere capofila di questa coalizione militare che, con un’operazione navale e anche terrestre (così sostiene il Guardian) andrà a colpire gli scafisti.
Eppure se c’è una nazione che dovrebbe defilarsi è proprio l’Italia, particolarmente odiata dai libici come ex-potenza coloniale. Quando la Libia è stata una nostra colonia, noi italiani abbiamo impiccato e fucilato oltre centomila libici.
Non contenti abbiamo partecipato attivamente a quella assurda guerra, iniziata dalla Francia e dall’Inghilterra nel 2011 per abbattere il regime di Gheddafi, che ha portato all’attuale situazione caotica della Libia. Ed ora l’Italia si prepara a guidare un’altra azione militare che, con il pretesto di salvare i profughi da morte nel Mediterraneo, creerà un altro disastro umano. Infatti anche se riuscissimo a distruggere i barconi degli scafisti(non sarà così facile!), non faremo altro che aggravare la situazione di milioni di profughi sub-sahariani, mediorientali e asiatici intrappolati ora in un paese in piena guerra civile. Amnesty International, in un suo recente rapporto parla di massacri, abusi, violenze sessuali, torture e persecuzioni (49 cristiani provenienti dall’ Egitto e dall’Etiopia sono stati decapitati) , perpetrate contro i profughi.
Non è più possibile chiudere gli occhi- afferma Philip Luther di Amnesty- e limitarsi a distruggere le imbarcazioni dei trafficanti senza predisporre rotte alternative e sicure. Altrimenti condanneremo a morte migliaia e migliaia di rifugiati, ma questo avverrà lontano dai ‘ casti ‘occhi degli europei e dai media.
Il governo di Tobruk del generale Khalifa Haftar (sostenuto dall’Egitto) ha risposto :”Bombarderemo le navi non autorizzate.” E anche l’ambasciatore libico

Comunicato stampa
Sblocca Italia o Rottama Italia?

“Un paese che cresca,  e non un paese che divori se stesso”. Questo è l’auspicio che Tomaso Montanari esprime nell’introduzione al libro Rottama Italia, recentemente edito da Altreconomia, che raccoglie numerosi rilievi critici alla legge n. 164 (Sblocca Italia), recante l’oggetto “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”.
Il libro Rottama Italia raccoglie l’indicazione di Calamandrei – la Costituzione è un programma da attuare -  e di Dossetti, “La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici che violino le libertà fondamentali e i diritti

Comunicato del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
(Roma 8 maggio 2015)

Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale giudica l'approvazione il 4 maggio scorso della legge elettorale "Italicum" un gravissimo danno all'assetto democratico della Repubblica.

È legge voluta e imposta da una stretta minoranza del Parlamento, appena un quarto dei voti scrutinati, ingigantito dal premio di maggioranza del "Porcellum",  a sua volta sanzionato dalla Corte Costituzionale. Questo parlamento, eletto con una legge dichiarata incostituzionale in alcuni punti essenziali, aveva il dovere di procedere con cautela e con ampi consensi e la necessaria consultazione, invece è stato prodotto per volontà di Renzi uno strappo pesante che ha lacerato il suo stesso partito e che ha portato all'approvazione da parte di una maggioranza di deputati che in realtà hanno ricevuto una minoranza di voti dagli italiani. Come già il "Porcellum", la nuova legge "Italicum" trasforma una minoranza in una maggioranza, che potrebbe essere smisurata rispetto ai voti effettivamente ottenuti al primo turno e aggrava il peso del premio attribuendolo a un solo partito invece che a una coalizione. Così il principio costituzionale dell'eguaglianza del voto è demolito. Il voto che va al partito che prevarrà sia pure di poco conterà molto di più di quello attribuito a tutti gli altri: il primo avrà d'ufficio 340 seggi, tutti gli altri dovranno dividersi i restanti 290. Con questi numeri la falsa maggioranza potrà arrivare a scegliersi un futuro Presidente della Repubblica di suo gradimento, influire pesantemente sulla composizione della Corte Costituzionale e il Consiglio superiore della Magistratura. Così gli organi di garanzia saranno in mano

Siamo alla vigilia della definitiva approvazione della nuova legge elettorale, detta italicum 2, voluta da Renzi e imposta al e dal Partito democratico che ne porta l’intero merito e responsabilità.
Abbiamo pochi dubbi sul fatto che verrà approvata perché troppo debole e “interessata” è la sinistra interna al Pd e troppo forte è la tentazione di una minoranza di approfittare della situazione contingente per imporre la sua volontà al popolo italiano (Renzi e il suo Pd hanno avuto circa il 25% dei voti ma grazie al sistema elettorale incostituzionale [il Porcellum] godono in parlamento di una maggioranza schiacciante).
Ricordiamo che la legge elettorale non dovrà essere sottoposta a referendum (se non fra qualche anno, ed è incerto anzi improbabile l’ammissibilità di un nuovo referendum abrogativo sulle leggi elettorali).
Il nostro rifiuto di questa legge e dell’intero cambiamento di sistema operato col il doppio intervento legge elettorale – riforma costituzionale è netto e totale.
Nessuna modifica significativa è stata nemmeno presa in considerazione dopo l’approvazione portata avanti a colpi di forzature regolamentari e compressione del “dibattito” al Senato.
Noi ci opponiamo radicalmente a questa riforma:
1)      perché è un’imposizione del Governo, anzi solo di una parte della maggioranza di governo che rappresenta una netta minoranza degli elettori italiani. Anzi, in realtà è l’imposizione di un solo uomo!
2)      perché è una pessima legge elettorale, non saprei dire se come il porcellum o peggio o un po’ meglio. Certamente presenta, e lo dice una lunghissima fila di commentatori neutrali ed anche filo-renziani, gli stessi motivi di incostituzionalità del porcellum di Calderoli. Ne uscirà prevalentemente un parlamento di nominati, con nessun potere per i cittadini di scegliere gli eletti.
3)      perché è un sistema sbagliato alla radice, miope e pericoloso in un paese con la tradizione politica dell’Italia. Non basterebbero certamente a renderlo accettabile i piccoli aggiustamenti proposti dai dissidenti (più che oppositori oramai sono a tutti gli effetti dissidenti in attesa di purga). In ogni caso ciò che è in gioco, a differenza di quello che ritiene il Capo del Governo, non è il suo potere all’interno del partito, ma la qualità della democrazia e l’interesse dei cittadini.
È un falso clamoroso che “si è discusso abbastanza!” o che “sono state accolte [con l’italicum 2] molte proposte delle opposizioni”, (quali e di chi?)
In realtà l’italicum 2, come anche l’italicum 1 d’altronde, è stato elaborato in segrete stanze senza nessuna

In questi giorni i Consigli Comunali che detengono quote azionarie della proprietà di Hera hanno votato o stanno votando delibere con le quali si modifica lo Statuto di Hera e il patto di sindacato dei soci pubblici e la relativa vendita di azioni, procedendo lungo una strada per cui alla fine la proprietà pubblica scenderà dall’attuale 57% al 38%.
Si va verso la definitiva privatizzazione di Hera, rendendo più debole un controllo pubblico che comunque già non veniva esercitato e si tenta di rendere irreversibile il processo. Questo contraddice platealmente l’esito referendario del giugno 2011, che aveva sancito il pronunciamento della maggioranza assoluta dei cittadini italiani a favore di una gestione pubblica.
La scelta della definitiva privatizzazione è dunque molto grave e i Comitati Acqua Bene comune dell’Emilia-Romagna continueranno a contrastarla, a partire dai presidi sotto i Consigli Comunali già effettuati o previsti a Modena, Bologna, Ferrara e in molti altri territori della nostra regione. Del resto, la partita è ancora aperta. Lo stesso accordo sindacale raggiunto ieri tra le Segreterie nazionali CGIL-CISL-UIL e il Comitato soci pubblici è del tutto insufficiente perché si muove entro una logica di “riduzione del danno”, eppure testimonia che, almeno fino alla partenza del nuovo patto di sindacato prevista per l’inizio di luglio, la scelta della definitiva privatizzazione si può ancora fermare. Per parte nostra, continueremo a muoverci con quell’obiettivo, chiedendo il sostegno ai cittadini alla petizione che abbiamo lanciato per impedire la definitiva privatizzazione di Hera, insistendo perché il Consiglio regionale discuta di questa