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La legge di bilancio varata dal Governo è inadeguata rispetto alle esigenze del lavoro e dell'equità sociale e carente di una visione strategica... questo si legge nella piattaforma di Cgil Cisl Uil su cui è indetta la manifestazione. Convengo su queste critiche al Governo, così come sono contro alle azioni che - Salvini in particolare – svolge per creare un clima di odio verso i più deboli, a partire dal “decreto sicurezza”.

Ma quando leggo che il Presidente di Confindustria Maggioli, a proposito del decreto che pone una moratoria di 18 mesi per nuove ricerche e trivellazioni, dichiara:

Sfileremo anche noi a Roma il prossimo 9 febbraio nella manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil, perché l’intesa raggiunta dal Governo é un pasticcio che può fare danni di proporzioni inimmaginabili” ... ... il nuovo testo non si limita a bloccare nuove perforazioni ma assoggetta alle previsioni del futuro Piano per la transizione energetica anche la prosecuzione delle estrazioni in essere...Con le nuove norme – denuncia Maggioli – saremo in balia di qualcuno che tra 18 mesi ci dirà quali aree di coltivazione siano compatibili e quali no...

io, penso il contrario e preferirei non sfilare insieme a lui.

Ben venga un vero piano per la transizione energetica, che preveda la riduzione delle estrazioni e solo in aree compatibili, mantenendo i giacimenti come “riserva strategica” da utilizzare eventualmente in futuro e investendo da subito sulla transizione del modello energetico verso tutte le fonti rinnovabili (un settore che già oggi occupa oltre 60mila addetti e può avere grande espansione).

I consumi di idrocarburi in Italia stanno già progressivamente diminuendo e il contributo delle estrazioni italiane è minimo; se si potessero usare tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano si coprirebbe il fabbisogno di 7 settimane e con quelle di gas appena 6 mesi.

Ormai tutti (a parte Trump e pochi altri) riconoscono che le emissioni delle fonti fossili sono responsabili dei cambiamenti climatici, ma le estrazioni di idrocarburi, a terra e in mare, nelle nostre zone, già producono subsidenza, anche questi sono argomenti rilevanti, che non possono essere lasciati solo alle associazioni del turismo.

Qualcuno ha sollevato il problema occupazionale per i lavoratori del settore, sono molto sensibile a quest'argomento, ma occorre confrontarsi su dati reali e non su quelli improbabili fatti circolare.

Da sindacalista mi sono occupato, ed ad altro titolo mi occupo, di transizione energetica e di come si possano riconvertire posti di lavoro che progressivamente saranno persi nei settori più legati al fossile (vale per le centrali a carbone, per l'oli&gas, per la filiera dell'automotive a combustione interna, ecc.) ma per questo servono precise scelte e investimenti pubblici e privati.

Si può criticare il Governo perché ha previsto pochi investimenti, anche in questo settore, ma quanto investono le aziende private e a partecipazione pubblica? Alcune più innovative lo fanno, altre poco o per nulla, come ENI che pensa solo a difendere la rendita di posizione del passato (e ci pare che lo stesso valga per Confindustria di Ravenna).

Coloro che pensano che il futuro possa vedere una diversa qualità dello sviluppo, dove la sostenibilità valga per l'economia, per l'ambiente, per il lavoro e per tutta la società, dovrebbero battersi per vere scelte innovative, contrastando tesi come quelle di Confindustria, a partire dalle Organizzazioni sindacali, che dovrebbero rivendicare queste innovazioni alle imprese.

Nel recente congresso della Cgil, da Ravenna, è stato presentato un emendamento, poi accolto a livello nazionale:

...la CGIL, in coerenza con le priorità dell’Onu e per l’Italia dell’Asvis, si batte insieme alla comunità scientifica e ai movimenti ambientalisti affinché si avvii un ambizioso processo di transizione che dall’economia globale conduca verso un’economia ecologica e circolare.

È sempre più necessario, infatti, limitare i cambiamenti climatici, liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili, affermare nuovi modelli di consumo, raggiungere l'obiettivo dei rifiuti zero, e garantire a tutti, oltre che la sicurezza alimentare, anche l’accesso a uno dei beni più preziosi: l'acqua potabile.

La diffusione di una cultura della sostenibilità - che privilegi la qualità rispetto alla quantità dello sviluppo - deve investire ogni comparto del sistema produttivo, della mobilità, dei consumi; deve vedere una assunzione di responsabilità del sindacato in tutta la sua pratica contrattuale, oltre che dei singoli individui.

Per quanto mi riguarda io sfilerò a Roma anche su questi contenuti.