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Crisi Ucraina Blogger militari vicini al Cremlino hanno definito l’evento una sorta di Pearl Harbor

Droni ucraini colpiscono a sorpresa le basi di Putin Un camion apparentemente utilizzato per liberare droni ucraini in fiamme nella regione di Irkutsk

I giorni appena trascorsi sono stati fra i più movimentati degli ultimi tempi nel contesto della guerra fra Russia e Ucraina. A livello militare, su tutto spicca l’attacco condotto domenica dalle forze di Kiev nelle estreme profondità del territorio nemico denominato “operazione Ragnatela”, con cui sono stati danneggiati e distrutti numerosi velivoli in diverse basi aeree. Le modalità sono state indubbiamente sorprendenti, e inaspettate: i servizi segreti ucraini sarebbero riusciti a introdurre dentro i confini della vicina Federazione circa 150 droni a pilotaggio remoto nascondendo le componenti in container commerciali.

Una volta passata la frontiera, gli ordigni sarebbero stati stoccati in un magazzino a Chelyabinsk, nel sud vicino al Kazakhstan (paese da cui probabilmente è avvenuto l’ultimo trasferimento), assemblati e caricati su camion diretti nei dintorni degli aeroporti verso cui poi avrebbero sferrato gli attacchi.

SECONDO LE AUTORITÀ di Kiev (che hanno fatto peraltro sapere come ci sono voluti diciotto mesi per preparare il tutto), grazie all’operazione Ragnatela Mosca avrebbe perso addirittura 41 dei suoi bombardieri strategici, pari al 43% dell’intera flotta. Le basi raggiunte sarebbero quelle di Olenya (nei pressi di Murmansk, sulla punta nord-occidentale vicino alla Finlandia), Ivanovo e Daghilevo (non distanti dalla capitale), Belaya (nella Siberia centrale, a oltre 4mila chilometri dal confine ovest). Alcuni report parlano anche di esplosioni a Ukrainka, ancora più a est verso Vladivostok. In totale, a essersi attivati sarebbero 117 droni (presso alcuni aeroporti parte degli attacchi sono stati bloccati, forse anche da civili che hanno assaltato i camion prima si aprissero per liberare gli ordigni). Ma il calcolo effettivo degli obiettivi centrati va ovviamente rivisto al ribasso: al momento, le diverse fonti satellitari sembrano confermare l’abbattimento di 8 bombardieri strategici Tu-95, 4 bombardieri Tu-22M3 e un aereo trasportatore An-12. Contando che i primi due modelli non vengono più fabbricati dal 1991 e che le capacità di ammodernamento e produzione militare russa sono limitate negli ultimi tre anni dalle sanzioni sulla componentistica tecnologica più avanzata, si tratta comunque di un colpo abbastanza duro per il Cremlino che sarà forse costretto a ridurre i propri strike in territorio ucraino o comunque ad agire con maggiore cautela. Inoltre, i velivoli Tu-95 e Tu-22 sono anche progettati per trasportare armi atomiche: l’operazione Ragnatela è andata dunque a incidere su una delle componenti della “triade nucleare” (l’insieme delle forze d’attacco terrestri e navali) russa. Si vocifera anche dell’abbattimento di un velivolo di avvistamento e controllo Av-50, modello molto costoso e importante per la ricognizione dello spazio aereo la cui disponibilità è piuttosto circoscritta (Mosca sarebbe in possesso di nove esemplari, di cui due però paiono essere stati persi nel corso del conflitto).

A OGNI MODO, il successo strategico e d’immagine per l’Ucraina è innegabile. L’audacia della pianificazione operativa ha esposto le criticità degli apparati d’intelligence avversaria e soprattutto, benché sia estremamente improbabile che qualcosa di simile si ripeta a breve, si è generato fra le fila russe un forte senso di incertezza che si ripercuote sul commercio e sulla mobilità interna. Blogger militari vicini al Cremlino hanno addirittura definito l’evento una sorta di “Pearl Harbor”, mentre i vertici e i media ufficiali preferiscono minimizzare (e anche la Casa Bianca al momento tace, mentre Kiev si affretta a far sapere che gli Stati Uniti non erano a conoscenza del piano). Ci sono anche i primi arresti delle persone sospettate di essere coinvolte nell’operazione.

MOSCA COMUNQUE prova a far parlare i fatti: nella notte, non si fa attendere la controrisposta sui cieli ucraini. Secondo i bollettini ufficiali, si sono verificati attacchi su diverse zone del paese con artiglieria, un’ottantina di droni e quattro missili che hanno causato un totale di nove morti e circa 50 feriti fra i civili. Prese di mira in particolare le regioni centro-orientali, ma sono soprattutto Zaporizhzhia e Kherson a subire i maggiori danni, con cinque e tre decessi rispettivamente. L’esercito del Cremlino inoltre, impegnato nella sua offensiva primaverile, continua ad avanzare sul terreno, seppure a un ritmo contenuto. Si preme molto sul fronte di Sumy, nell’Ucraina nord-orientale, dove la Russia si spinge oltre confine e conquista alcuni villaggi.