Il No al decreto sicurezza porta in piazza a Roma una «marea di vita e umanità». Collettivi, associazioni, partiti, sindacati e la musica sparata dai camion per un rave party itinerante. La risposta al disegno repressivo del governo non si ferma: «Ci troverete ovunque»
Niente paura Movimenti, collettivi, opposizioni, sindacati e antiproibizionisti Il popolo contro il «decreto paura» incassa e già pensa all’autunno
La manifestazione di Roma contro il decreto sicurezza – Lapresse
«Siamo una marea di vita e di umanità. E il nostro obiettivo è mandare a casa il governo». Il camion della rete contro il dl sicurezza si muove da piazza Vittorio lungo via Merulana, direzione Colosseo e proclama in poche parole il programma di resistenza e contrattacco che ci attende per i prossimi mesi. Ed è inevitabile, di fronte al colpo d’occhio dei manifestanti cominciare a tirare i primi bilanci.
A QUEL PUNTO anche l’osservatore più esperto si trova di fronte all’incognita rappresentata dai quattro semiarticolati che sparano musica e che si trovano ancora al punto di partenza. Quanta gente si radunerà attorno ai sound system? Questa è la variabile che fa la differenza sotto il sole caldo di Roma. Dunque, quando la seconda parte della manifestazione diventa, ironia della sorte e contrappasso per Meloni, un vero e proprio rave ambulante antiproibizionista («L’unico muro che ci piace è il muro di casse»), qualcuno ha un’intuizione. «Volete sapete quanti siamo?» dice ai compagni che gli stanno attorno. «Chiediamolo a ChatGpt». Ed ecco che l’oracolo dell’intelligenza artificiale, informata dello spazio ricoperto dalla gente di ogni tipo che dall’Aventino arriva all’Esquilino formula la sua stima: «150.000». Sarebbero più dei centomila che lo scorso 14 dicembre, sorprendendo gli stessi organizzatori, riempirono piazza del Popolo dando vita alla prima vera grande manifestazione autoconvocata contro il governo Meloni. Fu una liberazione, una specie di cura da trauma.
CHISSÀ COSA avrebbero detto ai megafoni Sara Marzolino e Jack Gobbato, i due giovani attivisti di Reggio Emilia e Marghera morti nei mesi scorsi, che proprio in nome della battaglia contro le ideologie securitarie avevano speso le loro ultime energie. Pochi giorni prima essere investita da un’ automobile in corsa, Sara aveva riferito in audizione al parlamento europeo sulle lotte transfemministe contro il dl sicurezza. Jack è finito accoltellato da un balordo mentre cercava di aiutare una donna rapinata. È impossibile non pensare alla loro energia di ventenni che come tanti loro compagni non girano la testa dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, è impossibile per tanti non ripensare ai loro volti mentre la potenza di questa piazza risuona per le strade di Roma.
La redazione consiglia:
«Non solo repressione, le norme dimostrano la malvagità del governo»C’È LA CGIL, la Fiom e la Flai. E si capisce che per il sindacato come per molte delle organizzazioni più radicate non è uno sforzo da poco, visto che l’appuntamento romano non ha fermato lo sforzo di mobilitazione nei territori per la campagna referendaria. «Il decreto sicurezza è un provvedimento repressivo, che limita la libertà di poter manifestare e scioperare a tutela dei propri diritti. Noi siamo in piazza per difendere il diritto democratico e costituzionale di manifestare», sostiene
Michele De Palma, segretario generale Fiom. Per il Pd c’è una delegazione capitanata dal capogruppo al senato Francesco Boccia. «Manifestiamo contro un decreto pericoloso – dice Boccia – È un’operazione di propaganda per coprire le divisioni nella maggioranza sul ddl su cui il parlamento stava lavorando da 14 mesi. Non ho mai visto risolvere il problema della sicurezza con il carcere per i bambini come prevede questo decreto».
Avs ha un suo spezzone, con Bonelli&Fratoianni. Il portavoce di Europa Verde ricorda l’importanza delle battaglie nonviolente, che la nuova legge colpisce duramente, e la figura di Marco Pannella. In effetti, gli attivisti di Extinction Rebellion raccontano di essere stati pedinati, fermati e perquisiti dalla polizia a poche ore dal corteo. Solo dopo un’ora e mezza e molta insistenza sono state spiegate alle persone fermate le motivazioni del fermo, così come risultante anche dai verbali di sequestro: «Ricerca di armi atte a offendere e materiale pirotecnico ed esplosivo». «La polizia ha trovato soltanto qualche fumogeno – riferiscono – Alcuni passanti si sono fermati a mostrare solidarietà e a chiedere alle forze dell’ordine spiegazioni su quanto stesse accadendo». Nicola Fratoianni ricorda di quando Giorgia Meloni, al momento di insediarsi, si rivolse ai giovani: «Mi auguro di vedervi manifestare nelle piazze, come ha sempre fatto anch’io», disse. Mentiva, perché chi se le ricorda davvero le organizzazioni giovanili postfasciste in piazza? Ma, sottolinea sarcasticamente il segretario di Si, «evidentemente intendeva dire vi auguro di vedervi nelle piazze per obbedire e non per dissentire. Noi invece continuiamo a difendere la democrazia di questo paese». Rifondazione si caratterizza col suo bandierone per la pace. Pap e Usc si fermano di fronte alle terme di Caracalla, per organizzare la contestazione al Giro d’Italia che passa da queste parti oggi.
LUCA BLASI, uno dei portavoce della rete A Pieno Regime, è ancora tumefatto dalle manganellate prese l’altro giorno mentre cercava di raggiungere Montecitorio con altre centinaia di persone. «Non ci dividono in buoni e cattivi – esclama – Eravamo noi con i caschi e gli scudi, pronti ad avanzare in maniera intelligente. E siamo sempre noi oggi, perché ci sono tanti modi di resistere. Di fronte all’attacco delle destre non si tratta di difendere uno spazio politico ma di farsi popolo». Un primo appuntamento è stato lanciato a Venezia a fine giugno in occasione del matrimonio di Jeff Bezos, «uno dei simboli del tecnocapitalismo autoritario sempre più vicino alle destre di tutto il mondo». «Questo movimento non si ferma – dicono proprio i veneti – Lo ritroverete fuori dalle fabbriche, contro i tagli al welfare, a difendere gli sfratti, nei blocchi stradali e nelle piazze a lottare contro la povertà e contro questo governo autoritario».