MEMORANDUM/MIGRANTI. Giorgia Meloni alla Camera sul tema immigrazione si presenta con ricette vecchie e già logore: una rivisitazione del fantomatico blocco navale e gli hotspot fuori confine, ovvero esternalizzazione dei controlli […]
Centro di detenzione in Libia - Medici senza frontiere
Giorgia Meloni alla Camera sul tema immigrazione si presenta con ricette vecchie e già logore: una rivisitazione del fantomatico blocco navale e gli hotspot fuori confine, ovvero esternalizzazione dei controlli e delle frontiere, per impedire di fatto ogni via d’accesso all’Europa.
Proposte sbagliate e fallimentari, che hanno già fatto la fortuna di trafficanti e milizie che sulle vite umane speculano e costruiscono imperi. Proposte che hanno già prodotto crimini contro l’umanità, stupri, violenze, torture e morte.
Perché è questo ciò che accade in Libia da anni, ogni giorno, con il sostegno, economico e politico, del nostro governo e dell’UE. In particolare dalla firma del Memorandum Italia-Libia, un simbolo di queste esternalizzazioni. Un accordo criminogeno nato il 2 febbraio 2017 su iniziativa dell’allora Ministro Minniti e sostenuto poi da tutte le successive maggioranze. Da allora, più di 100 milioni di euro sono arrivati nelle tasche della cosiddetta guardia costiera libica in formazione ed equipaggiamenti. Un miliardo da Italia e Ue per le diverse missioni in Libia e nel Mediterraneo, spesso usati per contrastare le Ong, anziché per salvare vite umane.
A parlare di crimini contro l’umanità e di responsabilità dei governi è già stato più volte il procuratore capo della Corte Internazionale dell’Aia Karim Khan, molto ascoltato se si tratta di crimini commessi dai russi in Ucraina, poco o per nulla quando si parla di Libia.
Lunedì scorso il nuovo Rappresentante Speciale per la Libia del Segretario Generale dell’Onu, Abdoulaye Bathily, ricordava davanti al Consiglio di Sicurezza che “le violazioni contro migranti e richiedenti asilo continuano nell’impunità. La detenzione arbitraria continua come pratica comune.” Bathily ha denunciato il ritrovamento di 11 corpi di migranti carbonizzati all’indomani degli scontri tra bande rivali di trafficanti di esseri umani a Sabratha, invitando le autorità libiche ad “adottare misure immediate e credibili per affrontare la terribile situazione dei migranti e rifugiati e smantellare la relativa tratta e le reti criminali”.
Entro il 2 novembre il governo potrebbe intervenire per modificare il Memorandum, evitando che il patto si rinnovi automaticamente il prossimo 2 Febbraio. Nonostante dalle parole di Giorgia Meloni l’esito appaia scontato, più di 40 organizzazioni della società civile italiana hanno deciso di scendere in piazza oggi a Roma – piazza dell’Esquilino alle 17,30 – , chiedendo di fermare questa vergogna. #NonSonoDAccordo lo slogan: se continuerete a finanziare violenze, morte e respingimenti illegittimi, non lo farete in nome nostro.
Rinnovando il Memorandum, scommettendo sulle esternalizzazioni, così come avvenuto solo qualche mese fa quando è stata rinnovata dal Parlamento, con pochi voti contrari, la missione in Libia e il relativo sostegno alla cosiddetta guardia costiera libica, si sceglie di alimentare i crimini più efferati.
Le armi, gli strumenti e le risorse donate alle autorità libiche vanno direttamente alle milizie che si contendono il controllo del territorio, dei porti e dei centri di detenzione. Un sostegno che alimenta la violenza ed è un ostacolo al processo di pace.
Così, come in un macabro gioco dell’oca, da anni migliaia di persone, torturate e violentate, partono dai centri di detenzione, vengono imbarcate per attraversare il Mediterraneo, ricatturate in mare, con l’aiuto dell’Italia e di Frontex, dalla cosiddetta guardia costiera libica e riportate nei centri di detenzione a subire altre violenze e ricatti. Oltre 100mila dalla firma del Memorandum a oggi.
Un modo per aggirare il divieto di respingimento previsto dalla Convenzione di Ginevra, che i governi oramai mal sopportano ma sono costrette a rispettare, appaltando alle milizie libiche il lavoro sporco. Un circolo infernale che spesso si interrompe, in mare o in terra, con la morte: quasi 2 mila solo quest’anno nel Mediterraneo. Morti di frontiera che si potevano evitare consentendo alle persone di viaggiare in sicurezza e legalità, invece di rafforzare i controlli o evocando fantomatici blocchi navali.
Scendiamo in piazza contro chi intende amplificare la spirale di violenza e di morte, impedendo alle persone di fuggire da un luogo che tutti sanno non essere sicuro.
Ma speriamo anche di assistere, e forse ci illudiamo, ad un’inversione di marcia delle forze democratiche e di sinistra che, salvo poche eccezioni, in questi anni, in Italia come in UE, nel migliore dei casi si sono distinte per un assordante silenzio. Nel peggiore elaborando la dottrina Minniti, attaccando le Ong, firmando il Memorandum.
Faenza 25 10 2022
Dalle prime recenti uscite del Sindaco Giorgio Sagrini su Monte Tondo, ci eravamo posti la domanda retorica se “il Sindaco volesse il non riconoscimento della vena del gesso come patrimonio dell'Unesco”, oggi dopo le ultime dichiarazioni e la convocazione del Consiglio Comunale di Casola per il 25 ottobre, con l'aggiunta di un punto: ORDINE DEL GIORNO PER L'ESCLUSIONE DELL’INTERA AREA DI MONTE TONDO DI PROPRIETÀ DELLA SOCIETÀ SAINT-GOBAIN DALLA CANDIDATURA A PATRIMONIO UNESCO DELLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA, se ne può avere la certezza.
La cosa è particolarmente grave e dovrebbe preoccupare non solo le associazioni ambientaliste ma anche tutti gli Enti Locali che hanno sottoscritto il PROTOCOLLO D'INTESA PER IL SUPPORTO ALLA CANDIDATURA DEI FENOMENI CARSICI GESSOSI DELL'EMILIA-ROMAGNA ALLA WORLD HERITAGE LIST DELL'UNESCO", del 2021; per questo chiediamo in particolare alla Provincia di Ravenna, all'Unione della Romagna Faentina e ai diversi Comuni coinvolti, oltre che alla Regione Emilia Romagna, di confermare gli orientamenti presi per sostenere la candidatura Unesco nella formulazione originaria.
Per quanto ci riguarda, come Legambiente, ribadiamo la necessità della rapida definizione del PIAE, prendendo a riferimento lo scenario B dello studio regionale, ossia l'estrazione per un periodo, comunque significativo - superiore ai 10 anni - solo dentro l'area già precedentemente individuata.
In quest'ambito, le diverse valutazioni, da parte dell'azienda e degli studi commissionati dalla Regione, sulle quantità di materiale estraibile in questo perimetro potranno essere opportunamente verificate, anche tenendo conto delle modalità di scavo, di uso di tutto il materiale, di sistemazione dei gradoni, oltre che di ripristino delle parti dismesse del sito, dando quindi certezze alle giuste preoccupazioni dei lavoratori e dei sindacati.
Perché questo possa avvenire tenendo insieme ambiente, lavoro e transizione ecologica è necessario che la Saint-Gobain si impegni:
- al massimo utilizzo del cartongesso dismesso all’interno dello stabilimento di Borgo Rivola nell'ambito di progetti sull'economia circolare, la raccolta differenziata nei cantieri edili è già in atto in diverse regioni; auspichiamo che si lavori al fine di massimizzare il recupero del gesso, e perché Borgo Riva diventi uno stabilimento di eccellenza per la produzione di panelli con materia prima seconda;
- Diversificare le produzioni, avviando la sperimentazione per riconvertire lo stabilimento nell’arco di questi dieci anni alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie e pratiche per un’edilizia sostenibile, mantenendo stabile l’occupazione territoriale anche dopo la cessazione delle attività estrattive.
Circolo Legambiente Lamone Faenza
Landini: "Quella di oggi con il presidente dell'Associazione nazionale magistrati è una firma importante”. Santalucia: "Anm e Cgil unite dai valori di legalità e giustizia"
E' stato sottoscritto oggi, 24 ottobre, presso il Palazzo di giustizia di Roma, l’accordo di collaborazione tra Cgil e l’Associazione nazionale magistrati. I firmatari della convenzione sono il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.
Con la sottoscrizione di tale accordo, si legge nel testo, “la Cgil metterà a disposizione degli iscritti all'Associazione nazionale magistrati i servizi di assistenza e consulenza nelle materie di sicurezza sociale, tutela dei danni alla salute, previdenza, assistenza fiscale, tutela al consumatore, assistenza agli inquilini e ai proprietari, attraverso il patronato Inca, i Caaf, Federconsumatori, Sunia e Apu”. “L’Anm - prosegue l’intesa - metterà a disposizione delle iniziative e delle attività formative della Cgil le competenze dei propri iscritti concordando di volta in volta la partecipazione della persona più adeguata”.
Per il segretario generale della Cgil: "Quella di oggi con il presidente dell’Associazione nazionale magistrati è una firma importante. È evidente come da una parte ci sia la volontà di mettere a disposizione dell'associazione magistrati le nostre competenze, anche di natura tecnica attraverso i nostri servizi, dall'altra l’intenzione di mettere al centro i temi della giustizia e della legalità per la costruzione di iniziative seminariali e momenti di approfondimento. Giustizia e legalità sono da sempre per la Cgil un punto centrale della sua azione quotidiana”.
“Siamo soddisfatti - ha precisato il presidente dell'Anm - di inaugurare questa collaborazione con la Cgil, con cui condividiamo l'impegno per la giustizia, la legalità, la sicurezza sociale, la tutela dei lavoratori e della salute. Valori al centro della nostra azione quotidiana”.
IL CASO. "Ministero dell'Istruzione e del merito". Il governo Meloni rilancia la battaglia sulla scuola degli ideologi neoliberali. Maurizio Landini (Cgil): «Il merito rischia di essere uno schiaffo a chi parte da una situazione di svantaggio». Carlo Calenda (Azione) difende le ragioni dell'esecutivo: «Il merito è l’antidoto al classismo». Il programma di Fratelli d'Italia prevede il potenziamento delle scuole paritarie e i voucher per le famiglie
«Aver coniugato Istruzione e merito è un messaggio politico chiaro» ha detto Giuseppe Valditara, neo-ministro «dell’Istruzione e del merito», già relatore della «riforma» Gelmini dell’università, oggi «consigliere politico» di Matteo Salvini (Lega). Il messaggio è talmente chiaro da avere messo ordine nel campo politico dominato dall’egemonia neoliberale: l’estrema destra al governo si trova d’accordo con un’altra parte del panorama parlamentare al punto che ieri è stato Carlo Calenda, (Azione) difendere le ragioni della maggioranza contro Maurizio Landini, segretario della Cgil che ha sollevato gli argomenti classici della critica della meritocrazia ispirata al principio dell’uguaglianza.
«TROVO sia sbagliato – ha detto Landini – quando parliamo di istruzione in un paese dove c’è questo livello di diseguaglianze, introdurre la parola merito. Rischia di essere uno schiaffo in faccia per chi può avere tanti meriti ma parte da una situazione di diseguaglianza». Concludendo un’iniziativa della Cgil su salute e Welfare ieri Landini ha evocato anche l’obiettivo di garantire giustizia sociale e universalità dei diritti: «Bisogna – ha aggiunto – mettere le persone nella condizione di dare il meglio di sé e quindi di avere le stesse possibilità».
A QUESTA POSIZIONE, ispirata a un’idea di uguaglianza, Calenda ha in sostanza difeso le ragioni di un «ministero dell’istruzione e del merito» e ha ribadito la posizione neoliberale diffusa nel nuovo parlamento. Il «merito» valorizzerebbe le «competenze» e i «talenti» degli individui contro una società dove l’uguaglianza cancellerebbe le differenze: «Il merito è l’unico antidoto a una società classista o a una società appiattita sull’ignoranza. Come realizzare il merito in modo giusto è un dibattito difficile e interessante, rifiutarne il principio è assurdo e antistorico. Questa presa di posizione di Landini è incredibile». «In nessun paese del mondo il segretario del principale sindacato si dichiarerebbe contro il merito come principio. Questa posizione ideologica spiega perché la Cgil è stata spesso negli ultimi anni un freno alla modernizzazione del paese. Spero che Cisl e Uil prendano le distanze».
CONVOCATA attorno al tavolo del dibattito ieri la Cisl non ha fatto mancare la sua voce. Ma nelle parole del segretario Luigi Sbarra è emerso un terzo aspetto della contesa: l’articolo 34 della Costituzione italiana dove si afferma che «la scuola è aperta a tutti. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». «Sono d’accordo con il ministero del “merito” ma solo se coerente con questa norma» ha aggiunto Sbarra. In fondo è la stessa posizione di Landini quando dice: «Mettere le persone in condizione di dare il meglio di sé vuol dire mettere le persone in condizione di avere le stesse possibilità».
LA «DIFFICOLTÀ» del dibattito, almeno quello ispirato alla Costituzione, e non alle teorie economiche ispirate al «capitale umano» e adattate anche alla pedagogia neoliberale, sta nel mantenere un equilibrio tra le «capacità» e i «meriti». Tale equilibrio non dipende solo dalla volontà degli individui, dalla competizione e dalla valutazione come ritengono gli ideologi della «meritocrazia», ma dalla lotta per la giustizia sociale e dall’uguaglianza in tutte le sfere della società in cui vivono anche gli studenti. Senza una liberazione dalle diseguaglianze di classe non è possibile tutelare le differenze e assegnare a ciascuna di essere uguale valore, sostiene ad esempio Luigi Ferrajoli ne «Il manifesto per l’uguaglianza».
CHI INVECE considera il merito come l’«antidoto» al «classismo» cade nell’equivoco già denunciato dal sociologo inglese Michael Young autore del famoso «L’avvento della meritocrazia»: il «merito» non premia i meritevoli indipendentemente dalle loro condizioni di partenza ma include i «non meritevoli» in una gerarchia dominata dal «club dello sperma». La società «meritocratica» è una delirante aristocrazia. Un «classismo» al cubo, insomma.
QUELLA DEL «MERITO» nella scuola, e nell’università, è una battaglia ideologica violentissima condotta dalle classi dominanti di destra e di sinistra dall’origine della contro-riforma neoliberale. Questo dato emerge in un’analisi del gruppo «Manifesto dei 500». Già dal primo ciclo di «riforme» (Berlinguer-Zecchino 1997-2000) era questa la prospettiva. Fu allora che fu teorizzata la «concorrenza tra le scuole» meritevoli o «l’ingresso dei privati». Poi vennero le leggi Moratti, Gelmini e «Buona scuola» di Renzi. «Dietro al “merito” si nasconde l’attacco alla libertà d’insegnamento e il tentativo di far esplodere l’unità della categoria dei docenti, quindi il contratto nazionale» sostengono.
CON IL GOVERNO MELONI ciò porterà al «potenziamento delle scuole paritarie, voucher per le famiglie da poter spendere a scelta nelle statali o nelle paritarie, riduzione di un anno della scuola superiore, apertura ai privati per la scuola statale». Sono i punti del programma di Fratelli d’Italia, condivisi anche da Lega e Forza Italia. Questo è il «messaggio chiaro» di Valditara.
in allegato al c.s. inviato alla stampa locale da Legambiente regionale.
di seguito breve nota a seguito delle ultime ...uscite salla stampa ( allegata copia )