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Come evidenziato nel volantino il prossimo 2 dicembre si terrà quella che sarà la prima iniziativa ufficiale per ricordare la figura di Damiano Cavina.

Nel manifesto commemorativo di Overall - Faenza multiculturale, a seguito della sua prematura scomparsa, era scritto: "Ti ricorderemo contribuendo alle tante iniziative nelle quali sei stato protagonista"
Il 2 dicembre sarà una di queste occasioni per cui abbiamo fattivamente lavorato, operando perché si ripeta periodicamente.

Assieme all'invito a propagandare al massimo la serata, siamo a rilanciare l'impegno a sostenere concretamente la famiglia di Damiano con contributi economici che si potranno effettuare nel corso della serata, oppure operando versamenti (auspicabili come continuativi -disposizione permanente-) sul conto corrente numero IT31G0854223700000000060359
Intestato a Maddalena Guazzolini

Ci sembra questo un buon modo per ricordare e continuare l'impegno e l'iniziativa di Damiano.

 Coordinamento per la Democrazia Costituzionale | Rome

l Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, insieme alle Organizzazioni sindacali della scuola FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unams, avvia una raccolta di firme per una PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE “Modifica dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione, concernente il riconoscimento alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, e dell’art. 117, commi 1, 2 e 3, con l’introduzione di una clausola di supremazia della legge statale, e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”.

L’iniziativa si propone di contrastare le pericolose decisioni contenute nella proposta della cosiddetta “Autonomia differenziata” la quale, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia, invece di riunificare la capacità di risposta dello Stato ne ripropone un’ulteriore frammentazione indebolendo l’unità del Paese, aumentando le disuguaglianze e impedendo la tutela dei diritti per tutti i cittadini italiani.

La nostra proposta in primo luogo modifica l’Art. 116 della Costituzione ponendo un paletto alla richiesta di autonomia, che può essere concessa solo se “giustificata dalla specificità del territorio”. Inoltre, viene esclusa la possibilità di approvare una Legge quadro in ambito nazionale e poi intese tra Stato e singole Regioni. L’autonomia dovrebbe essere concessa con Legge dello Stato approvata dal Parlamento e può essere sottoposta a Referendum.

Sulla potestà legislativa viene modificato l’articolo 117 della Costituzione specificando che sanità, istruzione ed infrastrutture devono restare di competenza esclusiva dello Stato.

Infine viene introdotta, come avviene in tutti gli Stati federali, la clausola di supremazia dello Stato per tutelare “l’unità giuridica ed economica della Repubblica”.

La raccolta di firme partirà in questi giorni attraverso una piattaforma digitale ed anche con quella tradizionale tramite moduli cartacei.

 (pubblicheremo tute le necessarie informazioni)

Ambientalisti contro il Comune: "No a pista di ghiaccio e luminarie"

Italia Nostra e Legambiente vanno all’attacco: "Sono scelte inopportune in un momento in cui si dovrebbe risparmiare energia e si decide di spegnere le luci di notte in tutta la città fra l’1 e le 5".

Luminarie in centro storico per le Feste del 2021 (foto Tedioli)

Fa discutere – come del resto in altre città – la decisione dell’amministrazione comunale di ospitare in piazza Nenni la pista per il pattinaggio su ghiaccio già vista nelle scorse annate. Una scelta giudicata dalle realtà ecologiste incomprensibile nel bel mezzo di una crisi energetica, che costringerà a breve l’amministrazione a spegnere le luci, fra l’1 di notte e le 5 del mattino, in pressoché tutta quanta la città.

https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/ambientalisti-contro-il-comune-no-a-pista-di-ghiaccio-e-luminarie-1.8291963

 

Entra nel vivo la campagna della Ces contro il carovita e per porre fine alla crisi, con il pieno appoggio della Cgil

 Foto: Photo by Markus Spiske on Unsplash

Prosegue con impegno e determinazione in tutta Europa la campagna della Ces (la confederazione dei sindacati europei) “End the Cost of Living Crisis: Increase Wages, Tax Profits!”. La confederazione europea chiede l’innalzamento dei salari e la tassazione dei profitti come riposta alla crisi dell’aumento generalizzato del costo della vita. E ha acquisito, fin da subito, uno dei punti sui quali la Cgil si batte già da tempo: la tassazione degli extra-profitti di alcuni settori privati generati proprio dalle crisi legate alla pandemia prima e ora alla guerra in Ucraina.

Aumento dei salari, dunque, per far fronte all'impennata dei prezzi e garantire che alle lavoratrici e ai lavoratori giunga una giusta quota dei guadagni effettuati dalle aziende; promozione della contrattazione collettiva come modo migliore per ottenere una retribuzione equa; tassazione degli extra-profitti; nessun ritorno alle disastrose politiche di austerità.

 

Il piano in sei punti

Per questo la Ces ha proposto un “piano in sei punti”:

1) Aumenti salariali per far fronte all'aumento del costo della vita, nonché misure per promuovere la contrattazione collettiva per ottenere una retribuzione equa e un'economia sostenibile;

2) Aiuti mirati alle persone in difficoltà con le bollette energetiche, il cibo e l'affitto; il diritto al cibo e a una casa calda sono infatti diritti umani da tutelare: va introdotto il divieto alla “disconnessione” dalla rete per chi non può permettersi di pagare le bollette energetiche;

3) Introdurre un “tetto ai prezzi”, soprattutto sul costo delle bollette energetiche sul costo dei generi alimentari, e introdurre una tassa sugli extra-profitti -affinché nessuno speculi su questa crisi – insieme ad altre misure quali, ad esempio, la riduzione dei dividendi.

4) Misure nazionali ed europee di sostegno anti-crisi a tutela dei redditi e dei posti di lavoro in industria, servizi e settore pubblico, comprese le misure tipo SURE per proteggere i posti di lavoro, i redditi e per finanziare misure sociali per far fronte sia a questa crisi, che ai processi di giusta transizione ecologica e digitale;

5) Riformare il funzionamento del mercato energetico dell'UE. Riconoscere che l'energia è un bene pubblico e investire per affrontare le cause profonde della crisi, come lo scarso investimento nell’energia verde o gli effetti delle privatizzazioni nel settore energetico;

6) Garantire un ruolo formale e sostanziale ai sindacati nei tavoli atti a progettare e attuare le misure anti-crisi, rafforzando gli strumenti del dialogo sociale.

Il sostegno della Cgil

La Cgil riconosce molte delle proprie idee e del proprio impegno nei sei punti della Ces: sono ripresi di fatto tutti i “cinque” pilastri di azione stabiliti dalla confederazione italiana, e c’è parte di ciò che ha promosso nel decalogo lanciato a tutte le forze politiche in vista delle elezioni prima e del nuovo governo oggi.

C’è, in questi sei punti, tutto ciò che la Cgil ha chiesto in piazza del Popolo l’8 ottobre negli interventi di Esther Lynch, degli altri ospiti internazionali e nelle conclusioni del segretario generale Maurizio Landini.

“Siamo solo all’inizio di una lunga battaglia – precisano al Dipartimento politiche europee e internazionali della Cgil – ma con l’impegno di tutte e tutti la Cgil sta cercando di mettere sulla giusta strada l’azione sindacale europea rispetto alla crisi che stiamo vivendo. E ciò non è solo motivo di soddisfazione, ma è proprio fondamentale per avere più forza che le nostre rivendicazioni siano oggi quelle di tutto il sindacato europeo: aumentare strutturalmente i salari, tassare gli extra-profitti, rafforzare gli investimenti pubblici e affermare il ruolo determinante del ‘pubblico’ rispetto all’interesse e alle speculazioni del ‘privato’”.

Per questo la Cgil invita a sottoscrivere e diffondere la petizione della Ces: Porre fine alla crisi del carovita: aumentare i salari, tassare i profitti! | Action-Europe.

 

Secondo l'ultimo Rapporto dell'Osservatorio Futura per la Cgil, il volontariato è importante per il Paese ma va tenuto ben distinto dal lavoro

 Foto: Rawpixel.com form PxHere

Altruismo e speranza sono i termini che il campione di 800 uomini e donne di diverse età rappresentativo della popolazione italiana sondato dall'Osservatorio Futura per la Cgil, associa al volontariato. Due belle parole piene di significati che vanno al di là della solidarietà o del semplice “aiuto”. Altruismo e speranza raccontano anche una idea di società basata sul noi e non sull’individualismo.

E infatti, Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil, leggendo il Rapporto di Ricerca sul Terzo settore, riflette: “I dati evidenziano una disponibilità diffusa da parte di un numero importante di persone a contribuire, attraverso un impegno diretto e concreto, al bene comune, al bene collettivo, soprattutto in determinati settori. Quello della povertà e dell'esclusione, ad esempio, o quello della tutela ambientale e dell’emergenza climatica”.

Non solo a guardare i numeri si scopre che: “Circa 1 italiano su 3 svolge attività di volontariato. Un ulteriore 9% è aperto all’idea di potersi attivare nel breve periodo. Il 30%, pur non avendo mai svolto attività di volontariato, non esclude di poterlo fare in futuro. Più contenuta la percentuale di chi esclude del tutto di poterlo/volerlo fare”. A conferma del fatto che le due parole più significative, altruismo e speranza, suggeriscono anche una diversa idea di vivere comune è il fatto che: “Oltre il 70% del campione ritiene che il volontariato possa avere un valore sociale per il Paese”.

E se al primo posto ci sono le attività legate alla tutela dell’ambiente, subito dopo arriva l’impegno per i bambini e le persone fragili di ogni età. “Catastrofi naturali, povertà, esclusione sociale sono le principali leve che spingono a fare volontariato”. E d’altra parte i due anni che abbiamo alle spalle, quelli dei mesi più duri della pandemia, ci raccontano la stessa cosa, nonostante fossimo tutte e tutti costretti in casa, le attività di aiuto nei confronti di chi era in difficoltà si sono moltiplicate.

La motivazione principale – si legge ancora nel Rapporto di ricerca - che spingerebbe a fare del volontariato è l’aiuto a chi ha bisogno, è il riconoscere le situazioni di difficoltà e fare il possibile per risolverle. A grande distanza la motivazione legata alla possibilità di apprezzare maggiormente quello che si ha”. Ma proprio ragionando sulle motivazioni che secondo il campione spingono i cittadini e le cittadine all’impegno la segretaria della Cgil afferma: “è sicuramente significativa l'attenzione verso la dimensione della solidarietà e dell'impegno concreto a beneficio di tutta la collettività o di chi più ha bisogno.  Ma proprio i numeri che testimoniano l’impegno maggiorare di chi fa volontariato verso chi è più in difficoltà e verso le nuove emergenze, ci fa dire che esiste una coscienza diffusa su quelle che sono le emergenze reali del Paese. Contemporaneamente, però, tutto questo chiama in causa le Istituzioni e la necessità che le politiche pubbliche si rivolgano in maniera più incisiva con interventi adeguati proprio nei confronti delle nuove e vecchie marginalità”.

Infine, la ricerca sottolinea un dato assai rilevante, se da un lato il campione valuta sia poco rilevante il ruolo dei sindacati, dall’altro bel il 39% degli intervistati afferma che le organizzazioni sindacali devono adoperarsi per far si che dietro lo scudo del volontariato si nascondano forme di lavoro sfruttato. Poi dovrebbero svolgere un ruolo importante nell’informazione inerente tutto ciò che ruota attorno al volontariato e ai possibili risvolti in termini sociali; dovrebbero adoperarsi per la tutela di coloro che svolgono volontariato e avere un ruolo attivo nella regolamentazione di un settore così delicato.

Sono proprio queste risposte che fanno concludere positivamente Barbaresi: “C’è una grande consapevolezza tra gli intervistati che tengono adeguatamente distinto il ruolo del volontariato e quello che è e dovrebbe essere vero e proprio lavoro, adeguatamente contrattualizzato e tutelato, in particolare per quanto riguarda l’assistenza alle persone vulnerabili che devono essere prese in carico dai servizi pubblici territoriali. E giustamente riconoscono al sindacato il proprio compito di tutelare il lavoro. Quello sottolineato dall’indagine è un problema reale, soprattutto in alcuni ambiti, ed è importante che vi sia questa consapevolezza: il lavoro è lavoro, il volontariato ha un grande valore ma è altra cosa”.

Scarica il rapporto (PDF)

È un momento difficile. Per questo, secondo il segretario generale della Cgil intervistato dal Corriere della sera, “bisogna tutelare chi sta peggio"

 Foto: Marco Merlini 

Nella prima intervista dopo l’incontro con Giorgia Meloni dei giorni scorsi – rilasciata al Corriere della sera – il leader della Cgil Maurizio Landini ribadisce un tema che sta a cuore al sindacato di corso d’Italia: vista la difficoltà oggettiva del momento, “bisogna tutelare chi sta peggio”. Da questo punto di vista, ha spiegato, “il perimetro tracciato dalla Nadef per la manovra è insufficiente”. 

Le proposte del sindacato

Le proposte dei sindacati al governo sono note: “riforma di fisco e pensioni; tassa sugli extraprofitti; contributo di solidarietà, lotta alla precarietà; assunzioni nella Pa per supportare il Pnrr; aumento strutturale dei salari, attraverso la decontribuzione e il ripristino del fiscal drag, indicizzando in sostanza le detrazioni all'inflazione; aumento dell'Isee per il bonus sociale sulle bollette da 12 a 20 mila euro, investimenti su politiche industriali e rinnovabili”. 

Anche i provvedimenti presi finora per il segretario generale della Cgil non sono adeguati. Il decreto Aiuti quater certamente conferma alcuni sostegni ma “introduce misure non condivisibili, come l'aumento a 5 mila euro del tetto al contante, che va nella direzione opposta alla lotta all'evasione. Inoltre, non si capisce perché la rateizzazione delle bollette ci sia solo per le imprese e non anche per le famiglie”. “Per chi lavora – poi – c'è solo l'aumento a 3 mila euro dei fringe benefit, che però è nella discrezionalità dell'impresa: inviteremo categorie e Rsu ad avanzare richieste nei luoghi di lavoro perché questa somma vada a tutti i lavoratori”.

Serve un contributo di solidarietà

Come trovare le risorse in un momento di crisi? Per Landini non ci sono dubbi: l’ottica dovrebbe essere redistributiva: “Pensiamo si debba partire dalla parte più ricca. Non solo ampliando la platea di imprese soggetta alla tassa sugli extraprofitti e aumentando l'aliquota ora al 25%, ma anche con a un contributo di solidarietà, per creare nuova occupazione, da chiedere a chi ha ricchezze superiori a un milione di euro e redditi oltre i 100 mila”. 

Su questi capitoli il sindacato chiede di essere ascoltato e di avere delle risposte adeguate. “L'esito dei rapporti col governo dipenderà dalle risposte che avremo. Nell'incontro a Palazzo Chigi, ci hanno detto di essere disponibili a proseguire il confronto. Mi auguro che si vada avanti e si arrivi alle giuste mediazioni. Le nostre posizioni sono chiare. Sul fisco, per esempio, siamo contrari a flat tax, condoni e aumento del contante”.

Governo male sui migranti

Giudizio negativo, poi, su alcuni dei provvedimenti presi dal governo nelle sue prime settimane di vita, da quelle sui rave party alle scelte sui migranti “pericolose e sbagliate”. Il tema per il sindacalista, “riguarda tutta Europa, ma penso che siamo più forti nel sostenerlo se le persone le salviamo. È un errore strategico aprire un conflitto con la Francia, sia perché nei mesi scorsi è stato firmato al Quirinale un accordo bilaterale sia perché gli investimenti francesi in Italia sono molto aumentati, da Stellantis a Stm, da Tim alle imprese del lusso a Fincantieri”. 

In ogni caso, la Cgil fa il sindacato, non è disposta a politiche di supplenza: “Il nostro ruolo non è di essere un sindacato di opposizione o di governo, ma un sindacato autonomo che difende gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, delle donne. Vogliamo che il governo ci ascolti, altrimenti faremo il nostro mestiere, utilizzando tutti gli strumenti della mobilitazione”.