Apprendiamo dal Sindaco De Pascale, tramite le pagine del quotidiano “Il Sole 24 ore”, che noi non esistiamo. E che tutta Ravenna, imprenditoriale, politica, sindacale e civile, sarebbe compattamente schierata con lui e con Eni - Saipem sulla politica di conferma e implementazione delle attività estrattive.
Il COORDINAMENTO “PER IL CLIMA – FUORI DAL FOSSILE”, a Ravenna
è nato diversi mesi orsono ed è “comparso” sulla stampa locale già in diverse occasioni, ed ha anche preannunciato, proprio pochi giorni fa, l’intenzione di organizzare un
CONVEGNO NAZIONALE A RAVENNA il 20 marzo, con la presenza di diversi esperti di livello nazionale, che vuole essere un momento di confronto reale sul tema, e al quale il Sindaco e la Giunta sono caldamente invitati.
Diverse persone, appartenenti a varie collocazioni politiche, o non collocate affatto, hanno creato una rete per dare forza alle mobilitazioni per il clima, alle quali il Sindaco – fra l’altro – aveva a suo tempo dichiarato di voler dare il proprio appoggio, come per esempio quando è comparso pubblicamente assieme ai ragazzi e alle ragazze del movimento “Fridays for Future”, riscuotendo perciò un sincero apprezzamento. Ma evidentemente il Sindaco, sollecitato dai padroni dell’energia, ha cambiato idea, o non sa che a Ravenna queste mobilitazioni hanno come primo punto proprio il rifiuto del progetto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, un progetto costosissimo, pericoloso per Ravenna, e soprattutto finalizzato a perpetuare il modello estrattivista e rinviare ad libitum l’inizio di una vera svolta ecologica nel settore dell’energia.
Da molti anni l'emergenza climatica è un'evidenza planetaria e gli strumenti messi in atto per affrontarla sono fino ad ora stati insufficienti, frammentari e soprattutto contrastati dagli interessi di potenze economiche e finanziarie che esercitano un'enorme influenza sulle autorità politiche e su tutta la società. Una decisa riconversione energetica, che con determinazione porti all'abbandono progressivo delle fonti fossili e allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, è una delle condizioni indispensabili per garantire il futuro.
La Campagna "Per il clima - Fuori dal Fossile", che unisce realtà sociali diffuse e trasversali, a livello nazionale esiste da tempo e ha portato importanti mobilitazioni in differenti località contro le politiche energetiche fin qui seguite, avanzando proposte alternative realistiche e lungimiranti.
Sappiamo bene che a Ravenna la vecchia logica che sostiene le fonti energetiche fossili ha una lunga tradizione e un forte radicamento. Proprio per questo, qui ancor più che altrove, è necessario promuovere la svolta e non ci si può semplicemente limitare ad affermazioni generiche sull'opportunità della "transizione", senza stabilire modi, tempi e progetti. A partire proprio dalla critica al maxi impianto di stoccaggio di CO2 che ENI propone nei giacimenti esauriti al largo delle coste ravennati. Si tratta di un progetto che non risponde alle esigenze climatiche, ma che anzi finisce inevitabilmente per dilungarsi ancora nel tenere in vita il fossile.
Il Sindaco e le istituzioni ravennati, invece di arrogarsi il diritto di parlare a nome di tutta la comunità ravennate, e sbandierare un’ unanimità che in realtà è tutta da dimostrare, farebbero bene ad impegnarsi per promuovere essi stessi un vero dibattito democratico, e adoperarsi per fare di Ravenna un vero centro avanzato di ricerca per la transizione energetica basato sul forte ed irreversibile sviluppo delle energie rinnovabili.
Campagna "Per il Clima - Fuori dal Fossile" – Coordinamento di Ravenna
Ravenna, 18 gennaio 2021
Lanciato dall'Anpi. L'associazione nazionale partigiani ottiene il consenso di sindacati, associazioni e partiti in nome della Costituzione
«Uniamoci per salvare l’Italia. Per sconfiggere la pandemia, ricostruire il paese, promuovere una democrazia più ampia e più forte, urge l’impegno delle forze migliori della società. Occorre una nuova visione per il nostro paese».
A sottoscrivere l’appello, oltre all’Anpi, Cgil, Cisl e Uil, le Acli, Aned, Anppia, Arci, Articolo 1, Articolo 21, Ars,Comitati Dossetti, Cdc, Legambiente, Libera, Libertà e Giustizia, alcuni partiti (M5s, Pd, Sinistra italiana, Prc), Rete della conoscenza, 6000 sardine e Udu.
Approfondire la discussione per uscire dalle fonti fossili e avviare la transizione energetica vera.
Come è noto, e se ci sarà conferma da parte delle istituzioni, l'impianto di stoccaggio della CO2 a Ravenna è stato escluso dai progetti da finanziare con il Recovery Fund.
E’ una buona notizia, ma riteniamo che non possa bastare a tranquillizzare l’opinione pubblica. Anche perché la levata di scudi (di cui leggiamo sulla stampa) da parte della maggior parte delle realtà politiche (con in testa il PRI e Azione, ma con adesioni da ogni parte), che gridano all’ occasione mancata, vorrebbe presentare il fatto come un “dispetto” fatto a Ravenna, alla sua economia e al suo futuro. Quello che ci dispiace profondamente, invece, è l’appiattimento del mondo sindacale, che dovrebbe invece essere in prima linea nell’impegno per una vera riconversione.
La nostra contrarietà a questo impianto è sempre stata totale, per l'alto costo economico, per i rischi intrinseci e soprattutto per l’inefficacia nel contrasto all'emergenza climatica, perché prevede di continuare ad utilizzare le fonti fossili come risorsa energetica principale. L’opzione di produrre il cosiddetto idrogeno blu, cioè quello derivante dall’uso del gas (a ciò sarebbe principalmente deputato l’impianto di stoccaggio della CO2), fra l’altro, non rientra tra le priorità della Commissione europea, che si è espressa con nettezza in favore dell’ idrogeno verde, prodotto dalle rinnovabili.
Confidiamo che i fondi vengano indirizzati invece agli interventi strategici di lotta all’inquinamento atmosferico e di sviluppo delle fonti rinnovabili, che lo Stato e la Regione Emilia-Romagna devono predisporre, e riteniamo che oggi si presenti l’occasione per fare di Ravenna un centro avanzato di studio e realizzazione di progetti per avviare finalmente una transizione energetica reale, che anche dal punto di vista occupazionale offre grandi opportunità.
Nel frattempo siamo convinti che sia necessario proseguire nel lavoro di approfondimento e informazione, perché la conoscenza delle diverse possibili strade della riconversione ecologica diventi patrimonio dell’intera comunità ravennate e di tutto il Paese.
Intendiamo organizzare, per SABATO 20 MARZO (con le modalità che saranno consentite dall’evolvere della pandemia e dalle relative restrizioni) una GIORNATA SEMINARIALE DI STUDIO E DI DISCUSSIONE CON LA PARTECIPAZIONE DI PERSONALITA’ DEL MONDO SCIENTIFICO ED ACCADEMICO.
A tale evento invitiamo fin d’ora il Sindaco di Ravenna e gli assessori interessati, i Sindaci dei comuni costieri, i rappresentanti delle realtà politiche, sindacali, categoriali, associative e tutta la cittadinanza.
Nel frattempo la mobilitazione ambientalista deve continuare, perché la svolta necessaria si avvii concretamente. Questo coordinamento aderisce pertanto alle prossime iniziative del movimento “Fridays for Future” e alle altre manifestazioni previste per le prossime settimane e per i prossimi mesi.
“Per il Clima – Fuori dal Fossile”, Coordinamento Ravennate
Proposta di superstrada E55 per collegare Ravenna a Mestre: ferita che colpirebbe una delle aree più preziose della regione e su cui c’è il parere contrario del Parco
L’Assessore Corsini propone un’opera che il suo predecessore Donini, si era vantato di avere depennato?
L’Europa chiama ad investire nel Green Deal e nella transizione ecologica: in Emilia Romagna cosa facciamo?
L’Assessore Regionale Corsini ha presentato qualche settimana fa alla stampa il progetto della “nuova” superstrada E55 che collegherebbe Ravenna a Mestre, e taglierebbe in due la Zona di Protezione Speciale “Valle del Mezzano”. Un’opera devastante che sembra avere l’avallo del Ministro De Micheli.
Sarebbe un voltafaccia incredibile dato che nel 2015 il precedente Assessore regionale Donini (con Ministro Del Rio) aveva tolto il progetto autostradale dalle priorità regionali, rivendicandola come una scelta ambientalmente virtuosa. Oggi invece Corsini ripropone l’opera con stessi impatti e senza nemmeno il pedaggio, definendola “la viabilità del futuro”.
Legambiente ricorda che si tratta, invece, di un progetto vecchio, nato 30 anni fa, che ferisce una delle aree naturali più preziose d’Italia, e che ha già incassato il parere negativo del Parco del Delta Po.
“Stupisce che a proporre un simile disastro di area naturale sia l’Assessore che ha la delega anche al turismo e che – riguardo la mobilità - dovrebbe avere l’obiettivo di ridurre il traffico veicolare e le emissioni.” così commenta l’Associazione esprimendo forte preoccupazione.
Si tratterebbe di un’opera dagli impatti enormi e non necessaria. Un nastro d’asfalto imponente (4 corsie), che necessariamente dovrà essere realizzato ad una quota superiore al livello del mare per essere messo in sicurezza rispetto alle prevedibili ingressioni marine e/o esondazioni. Dunque dall’impatto paesaggistico rilevante e con ripercussioni ancor più gravi per consumo di suolo e impatti naturalistici.
L’area del Mezzano, infatti, è costituita da 18 mila ettari senza insediamenti, nati per mano dell’uomo che ha bonificato il territorio delle acque salse nel 1957, creando un habitat unico. L’area è riconosciuta dall’Italia e dalla Unione Europea quale Zona di Protezione Speciale (ZPS) secondo la Direttiva comunitaria “Uccelli”, ed è stata scelta per l’attuazione del progetto europeo LIFE Perdix per la reintroduzione di una specie estinta in natura, la Starna italica. E’ un’area che la Provincia di Ferrara ha espressamente dedicato a conduzione agricola e per consentire la tutela e l’incremento di flora e fauna selvatiche.
Il “nuovo” progetto spaccherebbe a metà la ZPS, con penalizzazione dell’agricoltura, difficoltà per fauna e flora selvatiche e facendo in sostanza carta straccia degli impegni internazionali assunti.
Relativamente al progetto, il Parco del Delta del Po ha dato parere negativo, in quanto la nuova realizzazione produrrebbe una barriera tale da impedire e limitare fortemente l’efficacia dei corridoi ecologici nell’intero territorio.
Dal punto di vista viabilistico l’opera non è necessaria ed anche in contrasto con le esigenze attuali: sono trent’anni che viene promesso il completamento della SS 16 Adriatica, mancando solo 30 km tra Ravenna e Argenta per collegarsi con la superstrada Portomaggiore-Ferrara; intervento finanziato due anni fa e di cui non si parla più.
L’Unione Europea ha chiaramente indicato che i fondi per il PNRR non potranno andare a danno dell’ambiente, e chiediamo che vengano usati in Italia e nella nostra Regione per la mobilità sostenibile. La Regione ha fissato questi obiettivi nel recente Patto per il Lavoro. Occorre dunque abbandonare i vecchi progetti di opere stradali, accelerando invece per completare e rafforzare il disegno e la rete del trasporto sostenibile. Fin da subito le ingenti risorse della E55 potrebbero essere destinate a migliorare il trasporto ferroviario e il completamento dell’idrovia
“Il futuro del Delta del Po è nella valorizzazione e fruizione turistica dell’ambiente naturale, unico a scala europea, e negli investimenti per la transizione ecologica delle attività economiche presenti. Anche per questo occorre arrivare presto ad una gestione unitaria delle aree protette presenti nelle province di Ravenna, Ferrara e Rovigo, non realizzare un nuovo muro che divide e separa” – continua l’associazione ambientalista.
“Le due diverse visioni non possono stare in campo contemporaneamente e la Regione deve scegliere quale portare avanti. L’ Emilia Romagna ha avuto la fortuna di avere un grande intellettuale, Giorgio Bassani, ed un movimento ambientalista che hanno saputo assieme fare vedere il miglior futuro per questo territorio, convincendo i decisori politici di allora a far nascere il Parco del Delta del Po. Oggi la politica è chiamata a farlo crescere, non a vanificare o distruggere quella visione.”
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