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Sul lavoro e la qualità dello sviluppo

L'occupazione, la precarietà nei lavori, le diseguaglianze, stanno un po' meglio in Emilia Romagna, che altrove. Ma non possiamo dirci soddisfatti di diverse situazioni di crisi aperte, di un numero di occupati che conteggia anche lavori occasionali, part-time obbligatorio, quindi con meno reddito, senza contare i falsi stage e tirocini.
Il Patto per il lavoro, che sta nel programma dell'alleanza del Centro Sinistra, deve essere rinnovato per dare diritti universali a tutte le forme di lavoro, per lottare contro precariato, abbassamento dei redditi, appalti di mera manodopera e caporalato, che pure esistono anche nella nostra regione.
Emilia-Romagna Coraggiosa
ha proposto di collegare la questione del lavoro al “Patto per il clima”. Per ridurre, e poi azzerare al 2050, le emissioni che stanno alterando il clima è necessario passare rapidamente alla produzione energetica da fonti rinnovabili, superando quelle fossili; incentivare l'efficienza energetica in ogni settore, nei cicli produttivi, negli edifici, nei trasporti; azzerare il consumo di suolo; incrementare la riforestazione; intervenire sul ciclo dei rifiuti, potenziando il riciclo e il riuso (quello che si definisce “economia circolare”).
Tutto questo può creare molto “lavoro buono”, con un radicale processo di riconversione delle produzioni in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale, che il sistema delle imprese della nostra regione dovrebbe sostenere attivamente (invece che frenare, come sulla riduzione dell'uso della plastica e delle fonti fossili).
Questi sono i contenuti innovativi sui quali le forze di sinistra e ambientaliste devono caratterizzarsi di più, oltre i risultati di questa tornata elettorale, a partire dal livello globale e nazionale, ma poi regionale e locale.

EDWARD JAN NECKI
Candidato al Consiglio Regionale
EMILIA ROMAGNA CORAGGIOSA 

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La richiesta di autonomia dell’Emilia-Romagna è diversa da quella di Veneto e Lombardia perché non viola il principio di equità fiscale, non ha spirito neoseparatista ma sconta comunque errori fondamentali che vanno corretti.
Non servono all’Italia né un neocentralismo – come quello della riforma costituzionale bocciata il 4 dicembre 2016 - né un autonomismo “alla carta”: oggi, 5 regioni sono “a statuto speciale”, tre hanno chiesto accordi diversi fra loro per materie e competenze; altre cinque hanno annunciato richieste diversificate di maggiore autonomia, infine sette non hanno finora chiesto nulla.
Si determinerebbe una grave confusione.
Per evitare che questo accada l’attuazione dello specifico articolo della Costituzione (116, terzo comma) può avvenire solo dopo aver determinato i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), i fabbisogni standard, un coordinamento con la legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale e dopo aver approvato una legge quadro che fissi i limiti tassativi entro i quali la legislazione regionale deve muoversi, riponendo al centro delle decisioni il voto del Parlamento.
Noi siamo per un regionalismo cooperativo e solidale, non si può lasciare alla libera interpretazione delle regioni l’esercizio di funzioni essenziali quali sanità, istruzione e ambiente perché ciò significherebbe mettere a rischio i diritti fondamentali di tutti i cittadini che vivono nel nostro paese.

EDWARD JAN NECKI
Candidato al Consiglio Regionale
EMILIA ROMAGNA CORAGGIOSA

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FFF: L'Emilia Romagna mira a diventare la prima regione italiana plastic free ma l’area industriale denominata "Packaging Valley" sta aumentando i suoi profitti anno dopo anno: come è possibile coniugare una transizione verso l’eliminazione della plastica nel pubblico se nel nostro territorio continuano a prosperare soggetti privati che la producono e la esportano?

Necki: Quando parliamo di plastic free, naturalmente non si intende l'eliminazione di qualsiasi tipo di materiale plastico, alcuni tipi di plastica per determinati usi è stata, ed è, necessaria– almeno allo stato della ricerca attuale – pensiamo ad es. al settore biomedicale.
Il problema invece è l'esagerato uso delle plastiche usa e getta, che ha portato laghi, fiumi, mari e, in generale, tutto l'ambiente in cui viviamo ad essere invasi da rifiuti in plastica, con conseguenze, sulla biodiversità del pianeta.
Per questo, in particolare nel settore del confezionamento e degli imballaggi, occorre ridurre e arrivare all'azzeramento della plastica usa e getta, sostituendola con materiali alternativi, es. compostabili; dove ancora non si riuscisse ad eliminare, attuare una corretta gestione del fine vita attraverso la raccolta differenziata, il riciclo e il riutilizzo della materia prima seconda, che ne deriva.
Le direttive europee che dovranno diventare vincolanti per tutti i paesi puntano a regolamentare la progettazione, la produzione e distribuzione dei prodotti in plastica, secondo i principi dell'”economia circolare”, anche promuovendo comportamenti più responsabili da parte dei consumatori.
Le aziende della cosiddetta “packaging valley”, che sono tra le più avanzate da un punto di vista tecnologico e non solo in Italia, invece di irrigidirsi contro le pur timide misure di micro tassazione della plastica, dovrebbero essere le prime ad avanzare soluzioni innovative ed ecocompatibili, anche perché gli darebbero un vantaggio competitivo, rispetto alla concorrenza che comunque dovrà adeguarsi in futuro.

FFF: L’ultimo report IPCC parla esplicitamente dell’urgenza di ridurre drasticamente dalla dieta l’uso di carne e derivati animali. La nostra regione è una grande produttrice ed esportatrice di carni in prevalenza suine e di formaggi. Quali azioni metterete in campo per tutelare la cittadinanza esposta ai gas serra prodotti dagli animali?

Necki: La questione deve essere affrontata almeno da due versanti:
uno riguarda i consumi individuali medi, di carni e derivati, delle popolazioni del “nord del mondo” - tra le quali ci siamo anche noi – che devono essere ridotti, anche per gli effetti negativi sulla salute individuale;
l'altro è quello di puntare alla qualità delle produzioni, riducendo le quantità.
In questo quadro si possono attivare misure di attenuazione degli impatti ambientali che hanno gli allevamenti intensivi di animali, a partire dai suini e dai bovini.
Anche in questo caso, far crescere la consapevolezza e comportamenti coerenti da parte dei consumatori è un elemento determinante anche per indurre un cambiamento da parte delle imprese del settore. Per esperienza diretta (perché li allevo a terra in campagna) vi posso garantire che una cosca di pollo di un pollo allevato a terra è molto più sostanzioso, saporito e con più potere saziante di quello di batteria.

FFF: Quali obiettivi si pone per i prossimi 5 anni per la riduzione e il recupero dei rifiuti generati?

Necki: In Emilia-Romagna la legge 16 del 2015, sulla gestione dei rifiuti e l'economia circolare, contiene principi importanti per ridurre la produzione e poi il recupero di materia, minimizzando il rifiuto che non può essere riciclato, si indica 150 kg/anno per abitante; il problema è che il riferimento per raggiungere questi obiettivi è entro il 2020, oggi siamo almeno al doppio.
Purtroppo il piano regionale dei rifiuti e poi la gestione concreta da parte di alcune multiutility, in alcuni territori, sono molto meno avanzati. Per esempio, in provincia di Ravenna, Hera, che gestisce il servizio di raccolta, ha dichiarato che punta al 60% di raccolta differenziata entro fine anno, quando la legge fissa la percentuale del 73%. Ma devono essere gli Amministratori locali a definire le strategie, naturalmente in linea con la legge, e non le multiutility. Anche il ruolo della struttura centralizzata dell'Agenzia regionale per i servizi idrici e i rifiuti (ATERSIR) andrebbe modificato, per ricondurre interamente ai bacini provinciali e ai Comuni le decisioni.
Ci sono invece esperienze virtuose in alcuni comuni, che stanno addirittura superando gli obiettivi della legge regionale, che andrebbero estese, promuovendo comportamenti responsabili da parte della pubblica amministrazione, delle imprese, oltre che dei singoli cittadini.

FFF: Quali misure adotterete per potenziare la mobilità dolce e il trasporto pubblico e combattere il trasporto su gomma?

Nel programma di Coraggiosa, insistiamo per rafforzare l’intera rete di trasporto pubblico locale, potenziando la rete ferroviaria per i pendolari e per spostare le merci su ferro e poi per incentivare la mobilità sostenibile e sostegno anche alle persone che hanno redditi più bassi, (qui si inserisce la proposta del trasporto gratuito sui mezzi pubblici per gli under 26).
Sarà questo l'orientamento che sosterremmo nell'approvazione definitiva del Piano Regionale Integrato dei Trasporti (PRIT) che nella stesura attuale è ancora troppo sbilanciato a favore di opere stradali.
Per la mobilità dolce, e la vivibilità delle città, molto deve essere fatto nella predisposizione e poi gestione dei Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (PUMS) dove mettere a punto la rete delle piste ciclabili e sperimentare anche le varie forme di micromobilità elettrica, oltre che esperienze di mobilità condivisa

FFF: L'Emilia Romagna è la regione più inquinata dell'Europa, cosa proponete per abbassare drasticamente il livello dell'inquinamento?

La strada obbligata è appunto ridurre drasticamente le emissioni di ogni tipo. Il “Patto per il clima” che Emilia-Romagna Coraggiosa ha proposto, e che il Presidente Bonaccini ha assunto, pone la necessità di cambiare molte cose nella nostra regione.
Per ridurre, e poi azzerare al 2050, le emissioni che stanno alterando il clima è necessario passare rapidamente alla produzione energetica da fonti rinnovabili, superando quelle fossili, (quindi gli idrocarburi, ma anche il gas di origine fossile); incentivare l'efficienza energetica in ogni settore, nei cicli produttivi, negli edifici, nei trasporti; azzerare il consumo di suolo; incrementare la riforestazione; intervenire sul ciclo dei rifiuti, potenziando il riciclo e il riuso.

FFF: Come modificherete le categorie di intervento escluse dal limite di legge per il consumo del suolo, allo scopo di ridurre ulteriormente la quantità di suolo potenzialmente consumabile?

Noi chiediamo di cambiare la legge urbanistica per realizzare davvero il consumo di suolo zero, e ridare centralità alla pubblica amministrazione nella pianificazione territoriale e urbanistica.
Il costruito e non utilizzato è già troppo, non solo per immobili residenziali, ma anche per attività produttive.
Sono noti i dati locali: 3800 immobili residenziali vuoti, 1000 gli immobili destinati ad attività economiche, non utilizzati; quindi, salvo casi particolari, la soluzione è il riutilizzo e la riqualificazione del patrimonio costruito esistente, anche per le attività produttive, che in alcuni casi potrebbe anche portare a liberare suolo oggi cementificato.

FFF: Efficientamento energetico. Quali misure verranno messe in campo?

I tre grandi macrosettori maggiori consumatori di energia sono quelli produttivi, i trasporti, le abitazioni, si tratta naturalmente di intervenire su tutti e tre. Nei settori industriali e nel residenziale, anche grazie agli incentivi previsti, qualche piccola riduzione dei consumi comincia a vedersi, si tratta naturalmente di generalizzare le esperienze positive in atto.
Molto peggio è la situazione del terziario, ma soprattutto del comparto dei trasporti, sia per quanto riguarda la mobilità privata che il trasporto delle merci. Qui andranno focalizzati gli interventi.

FFF: Ha mai partecipato ad un evento di Fridays for Future?

Si, nonostante gli impegni di lavoro, una volta sono riuscito a partecipare ad una vostra manifestazione, i miei due figli in età scolare hanno partecipato a tutti gli scioperi del clima indetti da FFF e seguo comunque tutte le vostre comunicazioni.

FFF: Ultima domanda veloce: Obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro 2030 pari quale percentuale? Su cosa punterete per ridurre le emissioni?

Nel nostro programma abbiamo scritto, piena decarbonizzazione entro il 2050 azzerando le emissioni climalteranti e passare al 100% di fonti rinnovabili entro il 2035. In coerenza con questi obiettivi, al 2030 bisognerebbe portarsi avanti con la riduzione delle emissioni.
In Europa il target attuale sarebbe il - 40%, ma la Presidente Ursula Von del Leyer ha chiesto di alzare il taglio delle emissioni dal 40 al 50%, (il Parlamento Europeo ha votato addirittura per arrivare al 55%).
In regione, il Piano energetico regionale prevede un – 40% al 2030, purtroppo nell'ultimo monitoraggio, che fornisce i dati al 2017, siamo solo al -12%. Questa distanza dimostra quanta strada ci sia ancora da fare, applicando sul serio i contenuti sul patto per il clima di cui abbiamo parlato nei punti precedenti.

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In merito al comunicato stampa de “L’Altra Faenza” che chiede quale sia la nostra posizione a riguardo dell’intervista rilasciata ieri da Susanna Mariani al quotidiano Il Resto del Carlino, vogliamo rispondere con la chiarezza che da sempre ci contraddistingue. Ritengo assolutamente inopportuno e sbagliato l’atteggiamento di chi, a differenza di noi, dedica queste preziose ore che mancano al voto di domenica, a trattare questi temi (composizione dell’eventuale giunta Malpezzi), invece di impegnarsi affinché non si ripeta il tasso di astensionismo che abbiamo riscontrato domenica 31 maggio. 

Votare è un diritto ma anche un dovere importantissimo, il 14 giugno i faentini saranno chiamati a scegliere la guida per i prossimi 5 anni della città, non si può essere assenti da questo compito. Le due proposte che sono in campo sono nettamente differenti e delineano due prospettive di futuro altrettanto differenti. Il progetto politico che il Partito Democratico propone ha come punti principali lo sviluppo economico della città, con nuove strategie di sostegno alle imprese e di promozione dell’innovazione, ed il rafforzamento della qualità della vita con potenziamento dei servizi, tutela dell’ambiente, nuove strategie sul tema sicurezza. Un progetto di centro sinistra che per essere realizzato necessiterà di persone con competenze, voglia di mettersi in gioco, ed ideali affini al progetto. Abbiamo pieno rispetto per la libertà di proposta di ciascun soggetto della coalizione, ma il lavoro di scelta della squadra non va fatto ora. Ritengo Susanna Mariani una persona competente che potrà certamente dare un contributo, ma non mi pare che il suo sia il profilo di cui siamo in cerca per la squadra che sarà necessaria. La parola finale sulla composizione del gruppo sarà, come giusto che sia, del futuro Sindaco, ma il Partito Democratico esprimerà nuovamente, come fatto ora, la propria posizione con tutta la forza che il risultato elettorale ci consente. Detto ciò, auguro a tutti un buon lavoro, e spero che ciascuno metta il massimo del proprio impegno per questi ultimi giorni di campagna elettorale. Dobbiamo continuare ad alimentare la passione per la Buona Politica, con esempi veri, trasparenti, credibili, come fatto in questi anni. È in gioco il futuro di Faenza, nessuno può essere assente.

Roberto Pasi

Segretario comunale Partito Democratico Faenza

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Alla segreteria del PD faentino, che in campagna elettorale non ha trovato altro argomento da contrapporci se non le fuggevoli frequentazioni politiche del nostro candidato a sindaco risalenti a più di vent’anni fa, chiediamo cos’ha da dire rispetto all'intervista a Susanna Mariani apparsa questa mattina sulle pagine del Resto del Carlino.

Le elettrici e gli elettori de “L’Altra Faenza” sono ansiosi di sapere se l'ex capogruppo di AN in Consiglio comunale, già candidata a sindaco per il PDL nel 2009 (poi bruciata dalla candidatura di Minardi), attualmente nel gruppo dirigente della Tua Faenza (lista che nel primo turno ha appoggiato Malpezzi) e che oggi dichiara come la sua attuale collocazione sia assolutamente coerente con i suoi valori e la sua biografia politica, sarà nominata da Malpezzi assessore nella sua Giunta, casomai con delega alla famiglia.

Se Malpezzi e il PD non si esprimono con parole chiare per respingere queste avances, una sola conclusione va tratta: non resta che prendere atto dell’ulteriore chiusura a sinistra e comportarsi di conseguenza, sia al voto di ballottaggio del 14 giugno che nel futuro confronto politico in Consiglio comunale.

Faenza, 9 giugno 2015

 L’Altra Faenza

 

 

 

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Comunicato stampa

La prima considerazione va fatta sull'astensione. Poco meno del 60% di votanti in una città come Faenza, è ancora un dato inaccettabile, anche se maggiore rispetto alle regionali dello scorso Novembre. La colpa di questo allontanamento dalla politica non è di certo nostra (anzi, senza il M5S questi dati sarebbero ben più alti), ma dobbiamo essere noi ad impegnarci per primi, per convincere i cittadini a tornare a votare, a far loro capire che NON siamo tutti uguali e c'è ancora chi la politica la fa per servizio civile e non per carrierismo o arricchimento. 
Venendo ai risultati, sicuramente c'è un pò d'amarezza. Che a Faenza il principale partito di centro-sinistra (se il termine “sinistra” gli si può ancora attribuire) non vinca al primo turno è già di per sè una notizia incredibile; pensare che a quel ballottaggio, dopo tutto il lavoro di questi dieci anni fuori e dentro il Consiglio comunale, non ci sia il M5S, ma la Lega, fa davvero male. Però i cittadini di Faenza hanno decretato questo ballottaggio, noi aspetteremo che avvenga, per poi lavorare con più determinazione di prima, anche per far sapere alla gente quello che succede veramente all’interno dei palazzi della politica. 
Pur avendo mancato il ballottaggio, vediamo il bicchiere mezzo pieno. Con i nostri oltre 3600 voti abbiamo quasi raddoppiato il risultato del 2010 (l'unico dato con cui ha senso fare un confronto), senza l'appoggio di nessuno se non dei cittadini, senza inciuci, senza soldi. I nostri consiglieri eletti, come in questi cinque anni appena passati, si impegneranno al massimo per il bene comune e per essere all'altezza della fiducia ricevuta. Saranno duri, attenti, vigili e propositivi. 
Il M5S ottiene ottimi risultati in tutta Italia e si conferma quasi ovunque il secondo partito, in alcune regioni anche il primo.
Alla faccia di chi ci dava per finiti. 
Un cambiamento radicale, prima di tutto culturale, ha bisogno di tempi lunghissimi, soprattutto in un paese come questo.
Ma noi ci siamo ed è bellissimo farne parte. 
Grazie di cuore al nostro Portavoce Massimo Bosi, a tutto il nostro fantastico gruppo di attivisti e, soprattutto, a tutti i cittadini che hanno voluto darci fiducia.
Il M5S non chiede solo il voto, ma anche la vostra partecipazione.
Vi aspettiamo Sabato mattina in piazza al nostro banchetto (sempre presente, non solo in campagna elettorale) e ogni Martedì (a cominciare da Martedì prossimo, 9 Giugno) alla consueta assemblea settimanale al Rione Rosso alle ore 21.00. 
Per quanto riguarda la nostra posizione al ballottaggio, il discorso è molto semplice. Noi facciamo della coerenza, senza se e senza ma, la nostra bandiera. Sappiamo che è difficile da capire in questo povero paese, ma è così. Quindi nessun inciucio, nessuna alleanza, nessun apparentamento, nè prima delle elezioni, nè durante il ballottaggio, nè dopo. Nè a Faenza, nè in nessun altro comune o regione d'Italia, nè in Parlamento. Punto. Il M5S, al secondo turno, dà libertà di voto ai propri sostenitori, senza dare nessun tipo di indicazione. Il M5S non prende posizione per il il meno peggio ed ha ampiamente detto che cosa pensa di Malpezzi e di Padovani (e dei loro partiti). In Consiglio comunale, poi, si collaborerà con chiunque porterà avanti le azioni contenute nel nostro programma di governo della città. Le idee, per noi, non sono o di destra o di sinistra, ma o buone o cattive. Fine delle trasmissioni. 
#RitorniamoFaenza  
Movimento 5 Stelle Faenza

 

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