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LE AUDIZIONI IN COMMISSIONE. Costituzionalisti, ma anche banche e Confindustria, attaccano il progetto del ministro Calderoli. Domani arrivano le firme al disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare. Intanto il presidente del Coordinamento, Villone, porta ai senatori i suoi emendamenti per mettere dei limiti alla devoluzione e salvare il ruolo del parlamento

Autonomia, al senato piovono critiche Il ministro degli affari regionali Roberto Calderoli - Ansa

È la seconda settimana di audizioni in commissione affari costituzionali del senato e il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata continua a prendere colpi. Andrà avanti così fino al 6 gennaio, quando in conclusione sarà ascoltato anche il servizio bilancio del senato che ha scritto la nota critica che ha fatto inviperire il ministro per gli affari regionali. Ieri a demolire in radice lo strumento scelto dal ministro della legge ordinaria per disegnare la cornice entro la quale inserire le intese stato-regioni, cornice giudicata inadeguata e instabile, sono stati diversi costituzionalisti, da Calvano a Villone, da Azzariti a De Siervo, anche Staiano ha avanzato dubbi sullo strumento legislativo scelto.

Ma la giornata di audizioni ieri è cominciata con l’intervento del vice presidente di Confindustria Grassi, il quale ha definito astrattamente condivisibile l’autonomia differenziata, a patto però di una «concreta» attuazione del «principio di perequazione al fine di compensare gli squilibri sofferti dai territori con minore capacità fiscale». Condividendo «i timori di chi ritiene che il raggiungimento di questi obiettivi, in assenza di uno stanziamento aggiuntivo di risorse, possa non risultare scontato». Come sia possibile concedere alle regioni più ricche di trattenere quote maggiori di tributi, senza impoverire ulteriormente le regioni più povere e senza aumentare le spese per lo stato centrale – così promette il disegno di legge – evidentemente è un dubbio che è venuto anche a Confindustria. Intanto dall’esterno del senato è arrivato sempre ieri l’allarme dell’Associazione bancaria italiana, che in un documento ha ricordato come prevedere competenze regionali in materia bancaria si ponga in contrasto con la regolamentazione che ormai è di livello europeo.

Nella sua audizione Villone ha proposto anche alcuni emendamenti al disegno di legge Calderoli, sia per far recuperare spazio di azione al parlamento, altrimenti emarginato nel disegno attuale, sia per mettere dei limiti al progetto di autonomia. «Grazie al lavoro del ministero di Calderoli che ha elencato oltre 500 funzioni statali» astrattamente delegabili dallo stato alle regioni «possiamo adesso guardare dentro le materie», quelle indicate dall’articolo 117 della Costituzione. In pratica Villone rovescia contro Calderoli il lavoro dei suoi uffici, prevedendo, con gli emendamenti, un divieto assoluto al governo di trattare la devoluzione per alcune funzioni, un divieto relativo per altre, mentre per alcune funzioni residuali resterebbe la possibilità di trattare. Villone è anche presidente del Coordinamento per la democrazia costituzionale che domani consegnerà in senato le firme raccolte per un disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare che ha la stessa finalità di bloccare la devoluzione regionale (ne servivano 50mila, sono più del doppio). Questa legge costituzionali sarà discussa in parallelo a quella ordinaria firmata da Calderoli, mentre gli emendamenti alla legge quadro proposti da Villone saranno certamente presentati dal gruppo di Alleanza sinistra-verdi e sono giudicati interessanti anche dal Pd. «Anche se – dice il senatore e costituzionalista del Pd Giorgis – io continuo a sperare che di fronte alla quantità e qualità di critiche al suo progetto di autonomia differenziata il governo a un certo punto decida di fermarsi». In ogni caso c’è ancora un bel po’ di strada da fare per arrivare ai primi voti in commissione

POLITICA. Intervista al responsabile sud del Partito Democratico

Sarracino: «Le europee il banco di prova. Saremo la forza del lavoro» Marco Sarracino - foto Ansa

Marco Sarracino, deputato Pd e responsabile sud della segreteria. La destra ha vinto le comunali, anche in città che per voi non erano impossibili.

Una sconfitta chiara, che deve spingerci ad una analisi molto seria. Siamo in un contesto europeo che vede una netta avanzata delle destre, dalla Grecia alla Spagna. C’è una domanda di protezione sociale fortissima cui il fronte progressista non ha ancora dato risposte adeguate. Infine, non c’è nessuna correlazione tra i due tipi di elezione: negli ultimi due anni abbiamo vinto moltissime elezioni comunali, e poi abbiamo perso male le politiche. Al tempo stesso, se avessimo vinto queste comunali non sarebbe stato un avviso di sfratto a Meloni, per intenderci.

I critici di Schlein sostengono che il Pd si sia spostato troppo a sinistra.

Le primarie hanno dato un esito chiaro e non scontato. È evidente che da un lato non possiamo dimenticare la piattaforma congressuale che ha vinto il congresso e dall’altro occorre muoversi in un’ottica unitaria. D’altronde, senza l’unità non saremo credibili per battere questa destra. Lavoreremo nelle prossime settimane affinché il Pd sia percepito innanzitutto come il partito del lavoro e della lotta alle ingiustizie facendo vivere queste battaglie nel cuore e nella testa degli italiani.

Nei capoluoghi toscani gli elettori vi hanno girato le spalle.

Parliamo di città dove 5 anni fa avevamo già perso. Questa volta, pur non vincendo, siamo stati competitivi. Ma non voglio eludere il problema. Il partito va rafforzato e rinnovato, soprattutto sui territori e senza retorica. Non parlo certo di rottamazione, ma di selezione delle classi dirigenti sulla base della qualità delle battaglie politiche. Dove è stato fatto i risultati si sono visti. Altrove è rimasta l’illusione che il Pd possa bastare a sé stesso. E questo deve cambiare. Alle primarie lo hanno detto tutti i candidati.

Non si può negare che il debutto elettorale di Schlein sia andato peggio delle aspettative.

Il lavoro di costruzione del nuovo Pd deve andare avanti in modo spedito. Saremo il partito del lavoro che fa della questione salariale la priorità dell’agenda politica, che difende davvero chi è sottopagato, sfruttato o disoccupato, il partito di quei tanti giovani costretti ad andare via dalle proprie città. Il partito che difende la sanità e la scuola pubblica. Saremo inoltre molto netti anche sull’autonomia differenziata che penalizza milioni di cittadini del sud e spacca il paese. Mobilitiamo immediatamente il popolo che è venuto a votare alle primarie: donne e uomini che vogliono sentirsi protagonisti dell’opposizione al governo.

Il nuovo profilo del Pd però non si è visto nelle urne.

Era complicato che questo messaggio diventasse maggioritario nella società in meno di tre mesi. Il vero banco di prova per il Pd di Schlein saranno le europee del 2024. Dopo la sconfitta di settembre eravamo tutti consapevoli che si era rotto qualcosa e che non sarebbe bastato votare un nuovo leader per risolverlo. La fase costituente deve andare avanti, il lavoro non è finito. L’alternativa alla destra si costruisce anche nelle battaglie comuni da fare con le forze d’opposizione.

Le prove di alleanza col M5S sono andate male, da Brindisi a Pisa.

Ci sono state luci e ombre. In provincia di Napoli, in grandi comuni Torre del Greco e Quarto abbiamo vinto in alleanza coi 5S. Non esistono modelli da calare sui territori, e le alleanze non si costruiscono in due mesi. A Napoli, la prima grande città dove ha vinto una coalizione giallorossa nel 2022, ci abbiamo lavorato per un anno.

Lo stato di salute dei rapporti tra voi e Conte esce ulteriormente indebolito da queste elezioni. E lui anche ieri ha ribadito il no ai campi larghi.

Noi continueremo a lavorare per unire un campo progressista e riformista. Meloni vince anche perché ha una coalizione, da sola non ce la farebbe. E non credo che questa volta dalla nostra parte prevarranno vocazioni minoritarie o suicide.

Pensa ad alleanze anche con l’ex terzo polo? Loro in alcune città si sono alleati con le destre, come a Brindisi.

Tutte le opposizioni al governo sono nostri interlocutori. Le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono, i risultati delle comunali e le politiche di questo governo, devono spingerci a fare dei passi in avanti.

Che effetti ci saranno sulla segreteria del Pd? Schlein è accusata di muoversi troppo in solitudine.

Siamo una squadra larga e plurale, consapevole che l’unità va coltivata ascoltando tutti. Ma ora pensiamo solo a lavorare consci dell’importanza delle sfide che abbiamo davanti

Soccorso e assistenza alla popolazione, contributi per l’autonoma sistemazione, volontariato di Protezione civile. Ma anche opere sui corsi d’acqua

Dall’attività di soccorso e assistenza alla popolazione, ai contributi per l’autonoma sistemazione, passando per i primi interventi di somma urgenza sui corsi d’acqua

I Comuni possono chiedere da subito un’anticipazione del 50% delle spese sostenute. Il provvedimento è rivolto a Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, in qualità di Commissario delegato per l’emergenza, ha approvato un primo stralcio del Piano di interventi urgenti  di protezione civile  che  definisce  la destinazione dei primi 10 milioni di euro,  stanziati dal Consiglio dei ministri con la deliberazione dello stato di emergenza, a favore dei  sette territori provinciali colpiti dagli eventi alluvionali del mese di maggio: Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.

Cosa stabilisce il decreto

Il decreto firmato dal Commissario per l’emergenza stabilisce che dei 10 milioni di euro a disposizione, 3,1 serviranno a far fronte alle spese sostenute dagli Enti locali  per le attività di soccorso e assistenza alla popolazione; 3 milioni rappresentano un primo stanziamento per i Cas, i Contributi per l’autonoma sistemazione, a copertura dei costi sostenuti dai nuclei famigliari che hanno dovuto lasciare la propria abitazione e hanno provveduto autonomamente a reperire un alloggio; 1,2 milioni  sono destinati a rimborsare le spese sostenute dal volontariato di Protezione civile per le attività di  intervento sul territorio.  Infine 2,7 milioni di euro sono rivolti a primi interventi di somma urgenza, realizzati sui corsi d’acqua a seguito del primo evento alluvionale che all’inizio di maggio ha colpito il territorio regionale.

I Comuni possono già chiedere all’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale  e la Protezione civile l’anticipazione del 50% dei costi sostenuti, nell’attesa  che venga realizzata una più complessiva ricognizione delle spese sostenute e dei danneggiamenti pubblici.

“Con questo Piano diamo una prima copertura agli interventi  che da subito, nei giorni più drammatici dell’emergenza,  sono stati adottati per portare soccorso e assistenza alla popolazione. Di fronte a una tragedia di queste proporzioni, con gravissimi danni alle nostre comunità  e al territorio, il nostro obiettivo è fare presto e bene e ristorare gli enti intervenuti a supporto della popolazione e per le opere di somma urgenza approntate. Nessuno deve rimanere solo”.

IRENE PRIOLO vicepresidente Regione Emilia-Romagna
 
 

Azioni sul documento

 

Decreto firmato dal presidente Bonaccini: fino al 30 giugno per le domande

I cittadini che hanno dovuto abbandonare le proprie case per gli eventi che hanno colpito l’Emilia-Romagna da inizio maggio e che hanno trovato un alloggio alternativo (ad esempio presso parenti o amici, oppure in roulotte e camper) possono chiedere il contributo di autonoma sistemazione (CAS).

Bonaccini: “Sostegno attivo alla popolazione, dopo le misure di emergenza dei giorni scorsi. Al lavoro per avviare la ricognizione puntuale dei danni”

E’ quanto prevede il decreto firmato dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, in qualità di Commissario delegato per l’emergenza.

I Comuni o loro Unioni trasmettono all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile l’elenco riepilogativo delle domande arrivate insieme alla richiesta di trasferimento delle risorse in base a questo calendario:

  • entro il 5 agosto per il periodo maggio-luglio;
  • entro il 5 novembre per il periodo agosto-ottobre;
  • entro il 5 febbraio 2024, per il periodo novembre-gennaio;
  • entro il 5 maggio 2024 per il periodo febbraio-aprile.

Comuni o Unioni provvederanno trimestralmente ad erogare il contributo ai nuclei famigliari.

Cosa prevede il Cas, in breve:

  • Per presentare domanda è necessario avere la residenza anagrafica e la dimora abituale nell’abitazione sgomberata alla data di inizio degli eventi calamitosi (1^ maggio) come risulta dal certificato storico dello stato di famiglia (non domicilio).
  • La domanda va presentata entro il 30 giugno 2023 su un apposito modulo presso il Comune dove si trova la casa sgomberata e può essere consegnata a mano o spedita tramite raccomandata.
  • Gli importi previsti al mese sono di 400 euro per nuclei famigliari composti da una sola persona, 500 euro per 2 persone, 700 per 3, 800 per 4 e 900 per nuclei di 5 o più persone.
  • Contributo che viene aumentato di 200 euro per ogni componente del nucleo familiare che, sempre a far data dal 1^ maggio, sia di età superiore a 65 anni, oppure sia una persona con disabilità o con invalidità non inferiore al 67%.
  • Il contributo è ridotto per il periodo inferiore al mese (dividendo l’importo mensile per il numero dei giorni del mese di riferimento moltiplicato per i giorni di mancata fruibilità dall’abitazione). Ed è concesso a partire dalla data di ordinanza di sgombero o, se antecedente, dalla data di effettiva evacuazione dichiarata da chi fa richiesta e confermata dall’amministrazione comunale con un’apposita attestazione.
  • I soldi vengono erogati fino alla revoca dell’ordinanza di sgombero, oppure fino a che non si siano realizzate le condizioni di agibilità per il rientro in casa o, infine, fino a che si sia provveduto ad altra sistemazione stabile e comunque non oltre la scadenza dello stato di emergenza.

“Parte con questo provvedimento il sostegno attivo alla popolazione, dopo le misure d’emergenza messe in capo nei giorni scorsi per la prima assistenza. In considerazione della vastità e complessità dell’evento, in accordo coi sindaci e il Dipartimento nazionale di Protezione civile, abbiamo lavorato per sburocratizzare al massimo le procedure, contenere i tempi di istruttoria e pagamenti, cadenzare trimestralmente le erogazioni (anziché su base semestrale, come da prassi).  Chiunque abbia suo malgrado dovuto lasciare la propria abitazione sarà sostenuto per tutto il tempo necessario. In queste ore, poi, stiamo lavorando per avviare, già entro la metà della settimana, la ricognizione puntuale dei danni, sempre a partire dalle abitazioni: è prioritario non solo garantire a tutte le famiglie gli strumenti per una rapida e completa quantificazione dei danni subiti, ma al tempo stesso attivare prime misure di ristoro, in attesa che il Governo condivida con noi un piano organico e soddisfacente di indennizzi per famiglie e imprese. Già nella giornata di lunedì ci confronteremo con i sindaci anche su questo e attiveremo uno strumento che vogliamo il più semplice e veloce possibile”.

STEFANO BONACCINI Presidente Regione Emilia-Romagna
 
 

Azioni sul documento

 

LE RACCOMANDAZIONI ALL'ITALIA . Giorgetti assicura fedeltà all’austerità. La premier: «Punteremo sul cuneo fiscale»

Austerità e Pnrr, il Fmi ricorda a Meloni gli impegni presi 

La croce per il governo è sempre la stessa: il Pnrr, un tunnel in fondo al quale non si vede ancora la luce. Ieri ci si è messo anche il Fondo monetario internazionale con le sue «raccomandazioni» all’Italia, che essenzialmente sono due. La prima riguarda il debito pubblico e fa seguito a una succinta analisi della fase: il debito è alto, il finanziamento più rigido per la stretta sui tassi, la disinflazione va sostenuta. Conclusione: «Si consiglia opportunisticamente di risparmiare la maggior parte delle entrate» e naturalmente «una piano credibile di riduzione del debito a medio termine attenuerebbe ulteriormente i rischi legati al debito». Insomma: austerità, austerità, austerità. Giorgetti risponde un po’ piccato: «Lo stiamo già riducendo. È l’impegno che ci siamo assunti e lo affronteremo».

LA SECONDA raccomandazione passa dalla sfera del «consigliabile» a quella della «necessità»: una «piena e tempestiva attuazione del Pnrr è necessaria». Quella sì che «aiuterebbe l’Italia ad affrontare le sfide che lo attendono». Solo che al momento si tratta di un miraggio. Ieri la Corte dei conti ha ufficializzato la situazione del Piano: alla fine del 2022 lo stato di avanzamento della messa a terra del Pnrr era del 12,8. Ora, dopo 5 mesi, è arrivata solo al 13,4% del totale. Sono stati spesi un miliardo e 200 milioni sui 33 che dovrebbero essere investiti quest’anno.

DAL FESTIVAL dell’Economia di Trento il responsabile dell’attuazione del Piano, il ministro Fitto, respinge ogni critica e anzi definisce «abbastanza singolare» parlare di ritardi nell’attuazione del Piano. «Dobbiamo procedere con le modifiche del Piano velocemente ma non di fretta», sostiene. Altrimenti le cose diventerebbero «più pericolose». Però è stato proprio lui, il non prescioloso Raffaele Fitto, a spedire una lettera ai ministri spronandoli a definire le modifiche del Piano da sottoporre all’Europa, con tanto di data auspicata pur se non ultimativa.

Sperava nei dettagli due giorni fa, non è stato accontentato. I ministri non hanno fretta. L’aspetto più preoccupante però non è tanto la resistenza dei vari dicasteri a rivedere i loro obiettivi o a sacrificarne alcuni. È invece la totale assenza di una logica coerente e omogenea agli obiettivi di fondo europei che dovrebbe guidare la «rimodulazione a 360 gradi» del Piano e che invece è latitante.

IL PIANO è lo scoglio principale, non l’unico guaio: dopo il Report durissimo della Commissione europea, ora è l’Ufficio parlamentare di bilancio, del resto una sorta di longa manus europea nel Parlamento italiano, a bocciare senza appello la Flat Tax, con motivazioni identiche a quelle della Commissione. La tassa piatta, sottolinea la presidente dell’Upb Cavallari nella nota trasmessa al Parlamento, «determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati». Salvo naturalmente «rinunciare a una elevata quota di gettito», il che però, va da sé, avrebbe effetti nefasti sui conti pubblici e tombali sul welfare. L’Upb esprime rilievi anche sulla delega fiscale, in particolare per quanto riguarda le coperture.

SU TUTTO QUESTO Giorgia Meloni, anche lei al Festival di Trento, non si è esposta nemmeno un po’. Agevolata da domande non precisamente affilate, ha dribblato tutti i nodi reali, dallo stato del Pnrr alle critiche della Comissione su tutte le principali leggi in agenda. In compenso ha esaltato e difeso a spada tratta quanto fatto sinora, in particolare il cuneo fiscale, che mira a far diventare strutturale. Ritiene che raggiungerà gli obiettivi mancati dai precedenti tagli del cuneo affini sia per le dimensioni maggiori sia perché, invece di essere spalmato su tutta la platea , è mirato sulle fasce più povere.

Nessuno spiraglio invece sul salario minimo: «È un’iniziativa buona sul piano filosofico. Ma se fosse sostitutivo e non aggiuntivo rispetto alla contrattazione collettiva sarebbe un boomerang, darebbe minori e non maggiori tutele. Io sto cercando di fare una cosa più concreta».

DI SFUGGITA, la premier fa il punto anche sullo stato dei rapporti con la Francia e con Macron: al netto delle esigenze propagandistiche interne e nelle cose concrete, giura, sono ottimi

DANNI COLLATERALI . Ricontati gli evacuati: sono 26mila

L’Emilia resta in allerta rossa, sul fondo aiuti resta la nebbia Castel Bolognese - LaPresse

Anche oggi è allerta rossa sull’Emilia Romagna. L’emergenza è ancora in pieno svolgimento e ancora non se ne vede la fine, mentre la Regione fornisce nuovi numeri a dare l’idea delle dimensioni della catastrofe: le persone evacuate sono 26.215 (dato aggiornato dopo che giovedì, per un errore tecnico, ne erano state indicate 20.000), le strade comunali e provinciali chiuse sono 781 e il numero delle frane sul territorio sono 422.

Da segnalare anche l’ingente quantità di volontari all’opera: 21.800 persone impegnate nelle più svariate attività, non solo lo spalamento del fango, ma anche l’assistenza alle persone rimaste isolate.

Intanto, da Trento, dove è intervenuta al Festival dell’Economia, la premier Meloni ieri è tornata a parlare degli interventi che il governo vuole mettere in atto e, soprattutto, del loro finanziamento. «È stata preziosa la visita della presidente Von der Leyen ieri, noi attiveremo il fondo di solidarietà, ma ci sono varie questioni sulle quali la Commissione può darci una mano, anche con il Pnrr», ha spiegato la premier aggiungendo che «il Pnrr è un fondo molto strategico da questo punto di vista. L’imprevisto, oggi, è la previsione più accurata che possiamo fare: sono partita per il Giappone nominando un commissario alla siccità e sono tornata con la necessità di nominare un commissario all’alluvione», ha detto ancora.

Per la verità, la visita di von der Leyen alle zone alluvionate ha lasciato solo un generico impegno da parte