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Degenerati. La Lega prova a riscrivere la legge cancellando l’identità di genere Il Pd giudica la proposta « irricevibile». Ma i renziani apprezzano

 Il ddl Zan sarà discusso dal Senato il 13 luglio come chiesto da Pd, M5S, LeU e Autonomie. A deciderlo è stata ieri l’aula dopo che due riunioni dei capigruppo della maggioranza in commissione Giustizia sono servite solo a sancire l’impossibilità di raggiungere un’intesa. D’accordo a discutere la legge contro l’omotransfobia la prossima settimana anche Italia viva, nonostante il partito di Renzi abbia cercato fino all’ultimo una mediazione con la Lega. «Calendarizzato il ddl Zan. Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo», ha scritto su Twitter Enrico Letta.

La sfida tra il segretario del Pd e Matteo Renzi e Matteo Salvini passa adesso all’aula del Senato ma è escluso che nella settimana che divide i contendenti dall’esito finale di uno scontro che va avanti ormai da mesi i toni saranno meno accesi. Anche perché, dopo aver invitato tutti i gruppi alla ricerca di una mediazione che salvasse, a suo dire, il ddl Zan, il leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia dove il ddl è impantanato, ieri mattina si è presentato alla riunione dei capigruppo con una sintesi delle proposte avanzate da centrodestra e da Italia viva che in realtà era più una riscrittura della legge che altro. Previste modifiche agli articoli 1, 2, 3, 4 e 7 ma soprattutto dal testo scompariva

ogni riferimento all’identità di genere.

La proposta viene apprezzata dal capogruppo dei senatori renziani Davide Faraone, che arriva a lodare Ostellari durante il dibattito in aula, ma è chiaro che per quanti hanno difeso la legge fino a oggi si tratta di una mediazione «irricevibile». «Così non va bene – dice subito il vice capogruppo Pd, Franco Mirabelli – Se si toglie il riferimento all’identità di genere, non c’è nessuna tutela della transfobia, per questo è irricevibile». Sulla stessa linea anche la capogruppo del Misto, la senatrice di LeU Loredana De Petris: «Sappiamo – dice – che il problema ruota intorno all’identità d genere».

Potrebbe finire lì, con la bocciatura della proposta Ostellari, ma Lega e Forza Italia, questa volta anche con Italia viva, tentano l’ennesimo tentativo di allungare i tempi: spostare di 24 ore la votazione che si è tenuta ieri e spostare di una settimana l’approdo in aula del ddl in aula, ufficialmente per continuare a lavorare alla ricerca di un testo condiviso dalla maggioranza. «In realtà vogliono solo perdere altro tempo, fare in modo che in aula arrivino altri ddl e decreti da discutere», accusa De Petris. Che poi aggiunge: «Aspettiamo da sette mesi . Anche il rinvio di 24 ore del voto odierno è inutile, perché non si trovano intese in poche ore».

Adesso la parola passa all’aula e a quella che più che mai è una roulette dei voti. Renzi punta a dividere l’asse che intorno alla legge si è creato tra Pd e 5 Stelle e quindi è chiaro che no raccoglierà l’invito del segretario Pd e votare coerentemente a quanto fatto alla Camera, dove il ddl Zan è passato anche con i voti di Italia viva. «A questo punto ognuno si assume le sue responsabilità», ha ripetuto anche ieri Letta, mentre Matteo Salvini ha continuato ad attaccarlo come fa da settimane: «Se la legge verrà affossata – ha detto -, il nome e cognome di colui che ha impedito che il Parlamento approvasse all’unanimità la tutela della libertà d’amore e dei diritti civili è il signor Letta».