REGIONALI. Tra i firmatari il nobel Parisi, Christian Raimo e Luciana Castellina. L’economista: la destra attacca il welfare, bisogna tentare di fermarla
Un tweet di Fabrizio Barca, a cavallo del Capodanno, scatena la rivolta dei tanti che non accettano il suicidio del centrosinistra alla regionali del Lazio. «Pd e M5S nel Lazio siete grotteschi. Chiudetevi in una stanza. Datevele di santa ragione. Trovate un punto di caduta», scrive l’economista. «Accordatevi su 5 obiettivi, concordate una bella giunta. E uno o una dei due candidati si ritiri e faccia il numero 2 dell’altra o altro. Non diteci che è impossibile».
IL TWEET FA OLTRE 50MILA visualizzazioni. Partono
telefonate. Christian Raimo, scrittore ed ex assessore alla cultura del III municipio di Roma, si attiva per coinvolgere personalità come il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, il giurista Luigi Ferrajoli. Si uniscono Luciana Castellina, Ida Dominjanni, Tomaso Montanari. Nasce un appello (che pubblichiamo qui) che parla di una «scelta incomprensibile», quella dei progressisti di presentarsi divisi, che «rende sostanzialmente inutile la competizione elettorale del 12 febbraio».
E invita le forze democratiche a un «confronto accesso e ragionevole» per concordare un «programma essenziale» e una candidatura «condivisa e allargata». L’appello contiene anche una stoccata a chi, nel fronte di centrosinistra (il M5S), «si prepara persino a festeggiare cinicamente la propria sconfitta».
«L’IMPOSSIBILITÀ DI UN accordo non è oggettiva, ma soggettiva», spiega Barca al manifesto. «La politica è l’arte dell’impossibile, Pd, M5S e le altre forze si siedano a un tavolo come hanno fatto in Lombardia e parlino di contenuti. Se non lo fanno è per una precisa decisione politica».
Cosa accadrebbe in caso di vittoria delle destre? «I servizi sociali fondamentali sono già messi a rischio dalla legge di bilancio, la situazione sociale nel Lazio sarebbe destinata a peggiorare. Senza dimenticare che questa regione ha grandi potenzialità di sviluppo industriale e terziario che la destra ha già dimostrato di non sapere cogliere», prosegue Barca.
Ma di chi sarebbe la colpa del mancato accordo? «Se non ci sarà l’intesa, io dalla torre butterei entrambi, Pd e M5S. E invece un accordo sarebbe un modo solare per iniziare il 2023, il segno che qualcuno sta capendo la fase politica: e cioè quanto sia grave l’assenza di una diagnosi e di una strategia di opposizione al governo Meloni», conclude l’economista.
IL NOBEL PER LA FISICA PARISI condivide l’analisi: «Per i partiti politici alternativi alla destra, continuare a presentarsi separati in competizioni elettorali maggioritarie sarebbe un errore storico che rischierebbe di lasciare per lunghissimo tempo il paese in mano alla destra. Le convergenze sono necessarie: le prossime elezioni regionali del Lazio sono un’ottima opportunità per ricominciare a governare insieme».
RAIMO SI DICE CONSAPEVOLE del fatto che l’appello arriva «quasi fuori tempo massimo». E tuttavia, spiega, «di fronte a un candidato delle destre non proprio imbattibile come Rocca rinunciare a combattere appare un suicidio incomprensibile». «Il Lazio può rappresentare un argine di difesa per la sanità pubblica, il welfare, per condizioni minime di giustizia sociale. In questi anni tra Pd e M5S ci sono stati compromessi, anche al rialzo, varie forme di collaborazione. Ci sono molti motivi di convergenza, anche senza nascondere elementi di divisione come il termovalorizzatore di Roma».
«Alessio D’Amato e Donatella Bianchi sono persone credibili, possono fare questo sforzo per contrapporre un minimo agglomerato democratico al Frankestein delle destre, la sconfitta si può ancora evitare», prosegue Raimo. «Per Pd e M5S non è il momento di pesarsi, ma di cercare di sopravvivere e di difendere lo stato sociale da un governo che ha dichiarato guerra ai poveri. Almeno hanno il dovere di provarci». «Altrimenti», si domanda, «con che spirito pensano che noi elettori di sinistra possiamo andare a votare di fronte alla certezza di una sconfitta?».
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