Energia I sistemi energetici sono diventati molto sofisticati e gestiscono tutta la nostra vita ma in passato, in caso di blackout, i cavi del telefono funzionavano
Spettatori si aggirano all'interno dell'impianto del torneo di tennis Madrid Open durante un blackout generale a Madrid, lunedì 28 aprile 2025 – Foto Ap
Il primo bollettino che fornisce qualche informazione ufficiale è arrivato nel pomeriggio dalla società statale che gestisce la rete elettrica portoghese. Riferisce di un «guasto nella rete elettrica spagnola» causato da un «fenomeno atmosferico raro» legato a variazioni di temperatura anomale nell’entroterra. Non basta però un temporale per incolpare il cambiamento climatico del blackout che ieri ha fermato la penisola iberica. Peraltro, ancora in serata per il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez questa era solo una speculazione e nessuna ipotesi si poteva escludere, nemmeno l’attacco hacker. Tuttavia, che siano stati i pirati o le intemperie, il riscaldamento globale e le sue appendici geopolitiche potrebbero davvero aver giocato un ruolo.
Negli ultimi anni la Spagna ha abbracciato la transizione ecologica con più vigore di altri Paesi. Il 16 aprile, l’azienda di stato Red électrica de Espana ha annunciato un successo storico.
Quel giorno le energie rinnovabili hanno soddisfatto il 100% del fabbisogno energetico nazionale. Non era mai successo.
Merito soprattutto dell’energia eolica e degli impianti fotovoltaici, che negli ultimi anni hanno trasformato la Spagna in una superpotenza europea dell’energia pulita, seconda solo alla Germania. Grazie a sole e vento, la Spagna ha potuto anche rimanere indenne dalla brusca interruzione di forniture di idrocarburi russi seguita all’invasione dell’Ucraina.
L’ottimo risultato però ha un contraltare. Gli impianti eolici e fotovoltaici vanno realizzati nelle zone che offrono le migliori condizioni ambientali. Che non coincidono necessariamente con quelle che hanno più bisogno di energia. Oggi il 42% dell’energia elettrica è prodotta in quattro regioni spagnole che ne consumano appena il 12%. Al contrario, l’area metropolitana di Madrid produce solo il 4% dell’energia che consuma. A causa di questa asimmetria la corrente deve essere trasportata su distanze più lunghe. «Questa concentrazione dell’offerta, insieme alle nuove sfide tecniche poste dalle rinnovabili, richiede miglioramenti alla rete elettrica per garantire un trasporto efficiente dell’elettricità generata» spiegava un rapporto del centro studi del Banco di Bilbao pubblicato a marzo e oggi piuttosto profetico. «Un miglioramento che non è stato non è stato osservato, almeno per quanto riguarda l’estensione della rete ad alta tensione». In altre parole, la transizione verso le fonti rinnovabili non è stata accompagnata da investimenti nei cavi. E lo stress a cui è sottoposta la rete aumenta la probabilità di collassi casuali o dolosi.
Ma i collegamenti interni sono solo una parte della spiegazione. La penisola iberica soffre di uno storico isolamento rispetto al resto del continente dal punto di vista energetico. Il collegamento con la rete europea è garantito solo da pochi cavi che valicano i Pirenei. In tutto, garantiscono appena 2,8 gigawatt di potenza, pari al 2% di tutta quella installata. È poco, se si pensa che l’Europa ha fissato per tutti i Paesi membri un target di interconnessione energetica pari al 10% per il 2025 e al 15% entro il 2030 per garantire la sicurezza delle forniture a livello continentale. Con un simile collo di bottiglia, la linea che porta corrente dalla Francia è congestionata per il 67,6% del tempo secondo i report di Red eléctrica. I 600 megawatt potenziali in arrivo dal Marocco rappresentano un contributo irrisorio. In caso di malfunzionamenti sistemici portare energia da oltre confine diventa impossibile. È un problema noto a cui il governo spagnolo stava tentando di porre rimedio anche prima del disastro: per il quadriennio 2022-2026 Madrid ha stanziato quasi sette miliardi di euro per irrobustire la rete elettrica. Il blackout si spiega dunque con il disordine della via spagnola alla transizione ecologica che ha fatto realizzare gli impianti di produzione pulita prima delle infrastrutture di trasporto dell’energia. Un incidente lungo una strada virtuosa che un colpo di vento o un attacco informatico non devono interrompere.