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C'È DEL LAVORO DA FARE. Domani il governo vara il taglio al «reddito di cittadinanza» e un’altra spinta alla precarietà. Cgil, Cisl e Uil a Potenza. La loro protesta prosegue a Bologna il 6, a Milano il 13 e a Napoli il 20 maggio. Usb a Bologna e in altre città e organizza uno sciopero generale il 26. Domani Largo Torre Argentina a Roma manifestazione per la difesa e l’estensione del reddito incondizionato. E il 27 maggio corteo nazionale nella Capitale

Primo Maggio «caldo» contro la provocazione del «Decreto lavoro» Primo Maggio a Torino - LaPresse

Insidioso, spregevole e provocatorio. Il «Decreto lavoro» che sarà varato dal governo Meloni domani mattina, lunedì primo maggio festa dei lavoratori, darà un’altra spinta alla precarietà neutralizzando il già insufficiente «Decreto dignità»; taglierà il«reddito di cittadinanza» trasformandolo definitivamente in un sistema di Workfare a due gambe: l’«assegno di inclusione» (Asi) e lo «strumento di attivazione» (Sda) (sempre che restino questi gli acronimi); metterà spiccioli nelle buste paga dei lavoratori con redditi medio-bassi attraverso il taglio di un punto del cuneo fiscale fino a 35 mila euro grazie ai 3,4 miliardi ritagliati dal Documento di Economia e finanza (Def). Presto, questi soldi, saranno mangiati dall’inflazione.

QUELLA DI MELONI & CO. è un’operazione politica a sicuro effetto mediatico attraverso la quale cerca di usare l’indebolito simbolo del Primo maggio. E contrapporre i lavoratori ai «poveri» . Non è un’operazione banale. Intende togliere gli argomenti agli avversari divisi e a inquinare le acque della storia. Da questo punto di vista il Primo maggio è un boccone succulento.

«IL SOGNO DI UN’ALTRA umanità» l’ha definito ieri la storica francese Danielle Tartakowsky in una splendida intervista sul sito reporterre.net. «Una festa rivoluzionaria contro il lavoro mercificato e alienato» scrisse Il Manifesto in un memorabile editoriale del 1971. Queste, e altre idee, sono state associate al primo maggio nel corso di una storia iniziata con la strage di Haymarket Square a Chicago nel 1886, rilanciata nel 1889 come giornata mondiale a Parigi. Allora il Primo maggio era una lotta per la diminuzione dell’orario di lavoro. Poi ha

assunto altri significati ed è diventato anche una festa conflittuale nella sinistra. Altre idee, e soggetti, si sono affacciati più di un secolo dopo. Ad esempio nella MayDay del precariato e nella «Festa del non lavoro» del Forte Prenestino a Roma (quest’anno è la 41esima edizione). Con il «Decreto lavoro» la destra al governo cerca di colonizzare questa storia, cancellare le sue differenze, rovesciarla nell’opposto e incassare un profitto simbolico in una «guerra culturale» iniziata con il decreto anti-rave e proseguita con quello securitario su Cutro.

IN QUESTA CORNICE l’invito fatto dal governo ai sindacati a Palazzo Chigi alle 19, ufficialmente per parlare dei contenuti reali del «Decreto lavoro», e non di quelli fatti filtrare sui giornali con un folle giro di bozze, fa parte della provocazione pensata e organizzata nel corso dell’ultima settimana, dopo i tentativi zoppicanti e fallimentari del 25 aprile. Per l’esecutivo significa sbrigare una pratica attraverso una parodia della concertazione evocata dai confederali con scarsi risultati.

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LA LOGICA DEL FATTO compiuto non è stata gradita. «L’idea che in un momento in cui aumentano le povertà si taglia il reddito di cittadinanza a noi sembra una follia. Lo diremo al governo e valuteremo ciò che ci verrà detto» ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini. «Vediamo un susseguirsi di bozze, che a volte smentiscono in maniera evidente i contenuti delle precedenti. Mi pare che la discussione vada avanti con cambiamenti repentini» ha osservato il segretario della Cisl Luigi Sbarra. «È bene che il governo parli di lavoro, mi spiace che per 6 mesi se ne sia dimenticato» ha commentato il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. Le critiche arriveranno domani dai palchi sindacali da Sud a Nord. E proseguiranno a Bologna il 6, a Milano il 13 e a Napoli il 20 maggio nelle manifestazioni convocate da Cgil, Cisl e Uil.

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L’Unione Sindacale di Base (Usb) sarà domani a Bologna e in altre città. Il 26 maggio sta organizzando uno sciopero generale contro il governo e il suo “Decreto lavoro”. Quella di Meloni – sostiene il sindacato di base – è una narrazione ispirata alla retorica mussoliniana e finalizzata a nascondere le condizioni di sfruttamento e di bassi salari, che sono il dato drammatico che stiamo vivendo, è un’operazione insidiosa oltre che spregevole. Respingiamo questo messaggio tossico che divide la società e mette i lavoratori contro i percettori di reddito e i lavoratori italiani contro quelli stranieri».

SOPRATTUTTO si organizzeranno le piazze alternative di lotta che esprimeranno il dissenso contro l’operazione del governo. Domani, infatti, inizierà la campagna per la difesa e l’estensione incondizionata del «reddito di cittadinanza». Coinvolge 120 realtà (Il Manifesto, 28 aprile). A Roma l’appuntamento è a Largo Torre Argentina alle 10 in una manifestazione convocata tra gli altri da Usb, Clap, Nonna Roma e Movimenti per il diritto all’abitare. Contenuti simili circoleranno nei cortei nei primo maggio a Milano, Napoli, Bologna e in altre città. La mobilitazione proseguirà la settimana prossima. E il 27 maggio un corteo nazionale a Roma. Sarà un primo maggio più «caldo» del solito (anche se pioverà)