Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

ISRAELE/PALESTINA. Sale a 1.100 il numero degli uccisi palestinesi, 1.200 gli israeliani. Ospedali al collasso: «Sono dei cimiteri». Pioggia di razzi ad Ashkelon

Il quartiere di Rimal a Gaza, distrutto dai bombardamenti israeliani foto Ap/Mohammed Talatene Il quartiere di Rimal a Gaza, distrutto dai bombardamenti israeliani - foto Ap/Mohammed Talatene

Ci si può spingere solo un po’ più avanti di Ashkelon. Poi i soldati israeliani ti fermano. Non si passa. Tutta l’area intorno a Gaza è zona militare chiusa. Il passaggio continuo dei veicoli dell’esercito dice che l’offensiva di terra è sempre più vicina, imminente. Da Ashkelon si riesce a vedere con fatica solo la parte di Gaza che si affaccia sul mare. Ma le colonne di fumo grigio in lontananza e i boati delle bombe sganciate da F-16 e droni israeliani, indicano la direzione per Gaza.

Sono sempre più drammatiche le notizie e le immagini che arrivano dal piccolo lembo di territorio palestinese, chiuso da ogni punto e sotto un violento bombardamento israeliano. I prossimi giorni si annunciano ancora più duri per la popolazione senza elettricità dopo lo spegnimento dell’unica centrale elettrica di Gaza rimasta senza carburante. Il premier israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Benny Gantz ieri hanno deciso di formare un governo d’emergenza nazionale. In realtà è un gabinetto di guerra ristretto che esisterà con l’unico compito di attaccare Gaza e Hamas che

sabato scorso ha fatto 1.200 morti israeliani.

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

L’insidia della Striscia, una doppia trappola per Israele

ANCHE ASHKELON vive in guerra ma è ben diversa da quella che subisce Gaza. Non ci sono i quartieri in macerie come a Gaza city. I razzi palestinesi che non sono abbattuti dal sistema Iron Dome tengono in perenne stato di allerta la popolazione rinchiusa da giorni nelle case. Danielle, che incontriamo alla stazione centrale degli autobus, si è trasferita da Gerusalemme ad Ashkelon dieci anni fa ma non tornerebbe indietro: «Ormai questa è la mia città però è dura, non è mai stata tanto dura come questa volta. I razzi arrivano ogni momento, non si vive più. Non credo nei nostri politici ma solo in quello che saprà fare l’esercito».

L’allarme per l’arrivo di razzi scatta di nuovo in tutta la città mentre passiamo accanto a una stazione di rifornimento. Le esplosioni, una ventina forse più, sono continue. A causarle sono i più delle volte i missili del sistema Iron Dome che colpiscono i razzi distruggendoli in volo o facendoli precipitare. Ma alcuni razzi riescono a superare le difese e in questo caso hanno colpito un edificio. Nel rifugio della stazione di servizio Noa, molto giovane, trema come una foglia. Ci dice che aveva lasciato tre mesi fa Ashkelon per seguire il suo compagno che fa il militare a Sderot, proprio di fronte casa sua. «Sabato scorso – racconta – eravamo a casa quando è cominciato l’assalto di Hamas. Siamo rimasti barricati nel rifugio per ore prima di poter uscire. Quelli (di Hamas, ndr) hanno ucciso amici e conoscenti».

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

«L’evoluzione di Hamas: da movimento a regime»

CHIUSO PER ORE nella sua casa a Netiv Hasara, adiacente a Gaza, è rimasto sabato anche il dottor Ron Lobel assieme alla sua famiglia. «Poi sono corso qui all’ospedale Barzilai per dare una mano ad assistere i feriti dell’attacco di Hamas. Ne sono arrivati una settantina, alcuni sono morti poco dopo l’ingresso nel pronto soccorso», ci dice in un buon italiano frutto di lontani studi universitari a Roma. La sirena dell’allarme torna a riecheggiare in tutta la città, seguita dopo un minuto scarso da nuovi boati.
A Gaza non hanno le sirene, le bombe sganciate dai jet da combattimento israeliani cadono all’improvviso sui palazzi, nelle strade, tra gli abitanti che si muovono tra le macerie con la tensione e la paura disegnate sul viso.

Sderot, colpi di artiglieria verso Gaza foto Ap/Ilia Yefimovich
Sderot, colpi di artiglieria verso Gaza foto Ap/Ilia Yefimovich

IL GIORNALISTA Mutaz Azaiza ha postato un video girato con l’aiuto di un piccolo drone munito di telecamera con cui, grazie alle riprese fatte dall’alto, mostra il cumulo di macerie e rovine in cui le incursioni israeliane hanno trasformato un intero rione di Gaza city. «Cosa posso dire, questa è distruzione più ampia e devastante subita da Gaza sino ad oggi», spiega il giornalista mentre la telecamera mostra l’ampiezza della devastazione che non risparmia nessuno. I morti palestinesi fino a ieri erano 1.100, tra questi anche nove palestinesi dipendenti dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi. Anche loro sono stati uccisi dalle bombe. Morti anche quattro paramedici, colpiti mentre sulle loro ambulanze cercavano di portare soccorso ai feriti. Nel pomeriggio l’aviazione israeliana ha colpito la sede della Mezzaluna rossa palestinese nel nord della Striscia. Gli ospedali sono al collasso, «dei cimiteri» li descrivono i medici, costretti a rimandare a casa neonati e malati cronici.

IERI SU GAZA È SCESA una notte ancora più buia. La centrale elettrica ha smesso di funzionare per mancanza di carburante. Gli ospedali operano con i generatori autonomi ma non dureranno molto. Si prevede che le scorte di carburante dell’ospedale Al-Shifa a Gaza city si esauriranno entro quattro giorni. La direzione ha comunicato che i pazienti sono stati costretti a lasciare l’ospedale prima che le cure necessarie fossero completate. Israele ha detto e ribadito che in risposta al sanguinoso attacco di Hamas alla fine della scorsa settimana non lascerà passare neppure una pietra diretta a Gaza. Nei prossimi giorni si teme possano diffondersi malattie ed epidemie a causa dell’interruzione della corrente elettrica che bloccherà il pompaggio delle acque reflue nelle aree adibite e l’interruzione dell’acqua potabile e per lavarsi. Due giorni fa, inoltre, l’aviazione israeliana ha bombardato il valico di Rafah e i suoi dintorni, provocandone la completa chiusura anche per chi deve andare in Egitto a curarsi.

E MENTRE IL PRESIDENTE turco Erdogan prova a inserirsi nella crisi, annunciando un ruolo nel negoziato per la liberazione degli ostaggi, è proseguito lo scambio di accuse e controaccuse sulla notizia, data martedì e poi smentita, di bambini decapitati da Hamas nel kibbtuz di Kfar Aza. Diversi giornalisti sui social hanno denunciato la fake news, tra loro la stessa reporter di i24News che ne aveva per prima parlato citando un generale israeliano riservista. È intervenuto ieri in merito il portavoce del premier Netanyahu, Tal Heinrich, che conferma il ritrovamento di corpi di bambini decapitati. Hamas, attraverso il suo canale Telegram, ha rigettato le «false accuse» che l’organizzazione islamista attribuisce ad «alcuni media occidentali»