“È difficile oggi, a 48 ore da questi ultimi eventi, dare voce ai Cittadini che, come Comitati faentini, rappresentiamo.” Con queste parole giunge nelle redazioni dei giornali la lettera firmata da tutti i comitati degli alluvionati costituiti dopo gli eventi del maggio 2023. Un testo equilibrato e riflessivo, nonostante la rabbia degli ultimi giorni. Un testo duro, che richiama alla responsabilità e all’autocritica tutti coloro all’interno di quella macchina istituzionale, che ha faticato a partire e, una volta fatto, ha proceduto lentamente con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di un’intera nazione.
(Nella foto la protesta del 22 settembre dei Comitati degli Alluvionati – Credit: Il Piccolo)
La lettere è firmata da Comitato Orto Bertoni, Comitato Borgo 2, Comitato Via Borgotto, via della Valle, via Chiarini, Comitato Bassa Italia, Comitato Marzeno, Comitato alluvionati Castel Bolognese
Di seguito il testo completo.
“Isentimenti prevalenti, passata la terribile paura vissuta, sono di rabbia, umiliazione, disperazione, collera e non abbiamo mai sentito come in queste ore la parola “forconi”. Innanzitutto vogliamo fermare chi vorrà attribuire valenza o trarre conseguenze politiche da questo comunicato: a tacere sembra di dare ragione ad una parte, a criticare dare ragione ad un’altra.
Con questo comunicato esprimiamo la voce di una grande parte dei Cittadini faentini che, a distanza di 500 giorni (e non 500 anni come ci avevano detto i tecnici-statistici) hanno visto, alcuni per la terza volta, le proprie case violate o devastate dall’acqua e dal fango di un fiume ed un torrente o (e sono quelli più “fortunati”), dalla putrida acqua rigurgitata dalle fogne.
Per 16 mesi a nome dei Cittadini abbiamo dialogato con serietà e costanza con le Amministrazioni ad ogni livello e dato il nostro contributo con spirito collaborativo, segnalando le criticità che via via emergevano. Abbiamo, inoltre, sollecitato innumerevoli volte risposte che non sono mai arrivate, intrappolate com’erano dalla burocrazia, dai rimpalli e dai rinvii.
Quanto avvenuto il 19 settembre, dimostra quanto il “ripetersi di un evento eccezionale ed inatteso” sia un ossimoro, una contraddizione. “L’evento eccezionale ed inatteso” è diventato la norma e davanti a questa nuova regola si devono attuare comportamenti diversi.”
“L’alluvione di settembre ha evidenziato, a Faenza, due criticità enormi: la mancata risposta al problema della sicurezza del territorio e la mancata attuazione di interventi efficaci sulla rete fognaria. In merito alla prima non possiamo esimerci dal rilevare che i principali interventi strutturali, che avrebbero dovuto essere di massima urgenza ed inderogabili e perciò da attuarsi con priorità rispetto alla consolidata programmazione (e burocrazia) regionale, sono rimasti sulla carta: il “piano speciale” e soprattutto la realizzazione di quegli interventi che ieri abbiamo visto, unici, avrebbero salvato la città di Faenza e la provincia dal disastro (ovvero i bacini di laminazione, le casse di espansione, le zone ad allagamento controllato, e la realizzazione di strutture di contenimento del Marzeno) sono rimasti lettera morta, sono solo sulla carta e secondari alla approvazione di un ben più importante “piano di riassetto idrogeologico” e/o “piano di bacino” che forse vedrà la luce nel
Nella giornata internazionale le voci di Martina Pignatti Morano, Un ponte per, e Francesco Vignarca, Rete italiana pace e disarmo, per il cessate il fuoco
Come ogni anno dal 2001 si celebra il 21 settembre la Giornata internazionale della pace. Un tema che, al di là delle ricorrenze, è di questi tempi quanto mai pressante. I conflitti che sono all’ordine del giorno in questi mesi sono quelli russo-ucraino e israelo-palestinese, ma sono tante le guerre nel mondo che non riescono però a cogliere l’attenzione dell’opinione pubblica.
Pace e disarmo si legano strettamente ai temi ambientali, motivo per il quale al XIV Forum della Campagna Sbianciamoci!, “L’Altra Cernobbio”, sono state le parole d’ordine al centro di un gruppo di lavoro condotto da Martina Pignatti Morano, direttrice di “Un ponte per”, e Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete italiana pace e disarmo.
Nel podcast i due attivisti illustrano le loro proposte, le loro iniziative e le critiche al sistema del mercato dell’armi che alimenta guerre e distruzione.
https://www.volontarisos.it/user/index.php
Carissimi
terminando oggi l'allerta rossa di protezione civile, abbiamo organizzato un coordinamento e individuato alcune importanti regole da seguire per chi, durante questo fine settimana, deciderà di dare una mano alla popolazione faentina colpita dagli allagamenti.
L'obiettivo di tutti è liberare nel tempo minore possibile Faenza dall'acqua: sia nelle zone più centrali che nel forese. Per questo, vi ringrazio da subito per la generosità e la partecipazione già dimostrate.
Per centrare insieme questo traguardo, per questioni di sicurezza sarà vietato accedere alle zone oggetto di intervento della Protezione Civile durante l'utilizzo di mezzi pesanti.
Le forze dell'ordine e il coordinamento volontari daranno indicazioni in loco.
ISTRUZIONI PER IL FINE SETTIMANA
**HUB COORDINAMENTO VOLONTARI: da domani sarà attivo un gazebo in piazza Lanzoni, aperto dalle ore 8 alle ore 19. Puoi recarti direttamente lì e seguire attentamente le istruzioni del personale presente.
**ATTIVAZIONE PIATTAFORMA VOLONTARISOS.IT:
1. Vai su https://www.volontarisos.it
2. Registrati inserendo i tuoi dati e scegli una password
3. Scegli il tuo Comune di riferimento, quindi "Faenza".
4. Scegli il turno al quale iscriverti e clicca sul bottone "+" dove vedi "posto disponibile" – troverai appuntamenti suddivisi per giorni di intervento, fasce orarie, luoghi di ritrovo.
5. Dopo esserti iscritto/a al turno, la tua presenza è automaticamente confermata e ti aspettiamo all'indirizzo che trovi indicato vicino al bottone. Qui potrai chiedere direttamente ai residenti come aiutarli.
6. Assicurati sempre di avere il consenso del proprietario prima di operare nella sua abitazione.
Non dimenticare: GUANTI, ABBIGLIAMENTO IDONEO, STIVALI o scarpe adeguate, BADILI, SPAZZOLONI SPINGIACQUA o ATTREZZATURA IDONEA.
DIVENTARE VOLONTARIO:
INFORMAZIONI UTILI
Le persone che su base volontaria ed occasionale si rendono disponibili ad aiutare a ripulire da fango e detriti le abitazioni colpite dall'alluvione, per soli fini di solidarietà umana e quindi a titolo gratuito, senza alcun vincolo di subordinazione, devono attenersi alle seguenti indicazioni.
Requisiti minimi:
* Maggiore età
* Dotazione di abbigliamento adeguato: stivali alti di gomma e guanti di gomma
* Dotazione di attrezzatura utile: spazzolone / badile / pala
* Essere autosufficienti per acqua / cibo / alloggio
Norme comportamentali di autoprotezione da osservare:
* Non avventurarsi in aree in cui sono in corso lavorazioni, non praticabili od interdette
* Seguire le indicazioni generali del personale di protezione civile e delle forze dell'ordine
* Indossare abbigliamento adeguato
* Utilizzare attrezzatura personale sotto la propria responsabilità
Il volontario dichiara di essere informato che:
* in ragione della straordinarietà e portata dell'evento, non è possibile fornire formazione specifica per il tipo di attività di volontariato
* non è quindi possibile fornire copertura assicurativa, per cui il rischio per eventuali infortuni e danni rimane a carico del volontario
Grazie davvero
Davide Agresti
Assessore Comune Faenza
Sono 12 gli interrogativi che i Comitati che rappresentano gli alluvionati della Romagna hanno posto al Commissario Straordinario per l'emergenza alluvione Francesco Paolo Figliuolo e agli amministratori locali
La piena del Senio a Castel Bolognese del 18 settembre
L'ultima intensa ondata di maltempo riaccende la paura di chi il 16 maggio del 2023 ha vissuto l'alluvione e continua a combattere con la burocrazia per aver una parvenza di ritorno alla normalità. Sono 12 gli interrogativi che i Comitati che rappresentano gli alluvionati della Romagna hanno posto al Commissario Straordinario per l'emergenza alluvione Francesco Paolo Figliuolo, alla presidente ad interim della Regione Emilia Romagna Irene Priolo, al sindaco di Faenza Massimo Isola, al sindaco di Forlì Gian Luca Zattini e ai candidati alle prossime elezioni regionali dell’Emilia-Romagna.
Il primo interrogativo riguarda la messa in sicurezza del territorio. Scrivono i Comitati: "Il 30 marzo scorso doveva essere presentato il Piano Speciale che doveva prevedere casse di espansione, vasche di laminazione, allagamenti controllati, servitù di allagamento, delocalizzazioni. Poi la scadenza è stata rinviata al 30 giugno. Infine a settembre. La messa in sicurezza del territorio è ulteriormente rinviabile?". E ancora: "Nel 2010 la Regione E.R. aveva commissionato e consegnato anche al Comune di Faenza lo studio del prof. A. Brath per individuare casse di espansione a monte di Faenza in grado di ridurre il rischio di esondazione del Lamone e del Marzeno. Perché questo studio non ha trovato attuazione?"
Capitolo lavori di somma urgenza: "Nel novembre del 2023 erano stati prospettati lavori di somma urgenza da parte di Hera che riguardavano la sistemazione fognaria di tutte le zone alluvionate. Poi nel 2024 la somma urgenza è retrocessa ad urgenza e ad oggi i lavori non risultano realizzati. I sottoservizi, ed in particolare le reti fognarie di Faenza e Forlì, appaiono inadeguate anche per eventi frequenti. La prevenzione dagli allagamenti è ulteriormente rinviabile?".
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Il quarto punto riguarda la Protezione Civile: "In seguito agli eventi drammatici di maggio 2023, dovevano essere aggiornati i piani di protezione civile ai vari livelli, anche con il coinvolgimento attivo dei cittadini. Doveva essere promossa l’informazione, migliorati i modelli d’intervento e promosse le misure di autoprotezione. È stato fatto qualcosa in questi mesi?". Poi c'è il problema degli "inquilini dimenticati": "I cittadini alluvionati che non risiedevano in case di proprietà, cioè gli inquilini, ad oggi non hanno potuto richiedere, e ottenere, alcun contributo. Queste famiglie hanno diritto a qualche forma di sostegno?".
Il sesto e settimo punto riguardano la richiesta dei rimborsi attraverso la piattaforma Sfide. Scrivono i Comitati: "Soltanto una percentuale inferiore al 1% ha presentato la domanda di rimborso danni su Sfinge ed ottenuto un primo acconto (809 su 86.000 aventi diritto). La procedura di richiesta rimborso danni su Sfinge è semplice e accessibile a tutti oppure che può rappresentare una palese violazione delle norme sulla semplificazione amministrativa?". E ancora: "I cittadini hanno difficoltà nel trovare periti disponibili alla presentazione della domanda. Si ritiene che gli onorari previsti per tali prestazioni professionali siano congrui?"
L'ottavo punto riguarda la questione delle delocalizzazioni: "A fronte di numerose e contraddittorie anticipazioni non è ancora stata emanata la norma “delocalizzazioni”, di particolare interesse, per ora, delle situazioni di frane non sanabili. Non si ritiene che questo ritardo incida sulla possibilità-capacità degli alluvionati e franati che non sono messi nella condizione di avviare specifiche pratiche di intervento?". Il nono punto tocca i rimborsi: "Era stata avanzata una proposta di esentare dalle perizie gli immobili che avevano subìto danni inferiori a 20.000 euro, stabilendo una procedura semplificata. Tale proposta è ancora inaccoglibile?". E ancora: "Dopo una gestazione di circa 9 mesi, il 5 settembre è stata emanata la direttiva (Ordinanza n.31 – beni mobili) sul rimborso di 6mila euro per il ripristino dei beni mobili - arredamenti ammalorati dall’alluvione di maggio 2023. I contenuti dell’ordinanza sono chiari e che gli importi previsti sono adeguati alle reali necessità della popolazione alluvionata?"
Anche l'undicesimo e il dodicesimo punto riguardano i rimborsi. Sempre i Comitati: "Dopo 8 mesi dalla data prevista non ha ancora preso vita il credito di imposta, strumento fondamentale per gli alluvionati e, in particolare, per i meno abbienti, per accedere a finanziamenti altrimenti indisponibili: è evidente che questo fatto condiziona in particolare l’accesso alle procedure periziali. Cosa si intende fare per porre rimedio a questa grave carenza? Quali strumenti di confronto preventivo si metteranno in atto per evitare problemi applicativi a valle del varo del provvedimento?". E l'ultima osservazione: "L’ultima domanda riguarda la reale volontà, o meno, di corrispondere realmente il 100% dei danni subìti, come promesso in tutte le occasioni dai vari politici di turno. C’è la volontà tra le forze che chiederanno il voto alle elezioni Regionali 2024, di sostenere le richieste di rimborso dei beni mobili ad integrazione del minimo previsto dalla norma statale?"
Con 162 voti a favore, 91 contrari e tre astenuti, il ddl 1660 più conosciuto come Decreto Sicurezza è stato approvato alla Camera dei Deputati. Ora passerà al Senato.
Al suo interno molte delle misure su cui il Governo Meloni ha deciso di delle lotte è punibile fino a 6 anni, essendo considerata "terrorismo della parola"; carcere fino a 7 anni per chi occupa una casa sfitta o solidarizza con le occupazioni; fino a 15 anni per resistenza attiva; fino a 4 anni per resistenza passiva; carcere immediato anche per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno; si vieta agli immigrati senza permesso di soggiorno finanche l'uso del cellulare, vincolando l'acquisto della SIM al possesso del permesso; facoltà per forze dell'ordine di detenere una seconda arma personale al di fuori di quella di ordinanza e al di fuori del servizio.
Nel nostro Paese il Governo Meloni vuole trasformare in reato l'impegno e le lotte per la difesa dei territori, per i diritti, per il lavoro e per la dignità delle persone. Vuole arrestare e tappare la bocca a qualsiasi giovane attivista che si batta contro ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche. Tutto questo avviene mentre il Governo Meloni impone al Paese una Legge di Bilancio lacrime e sangue, che continua a togliere diritti e non risponde ai bisogni delle persone, sprecando soldi in armi, fossili e vecchie rendite di posizione che non creano lavoro, né contribuiscono a promuovere salute e partecipazione pubblica.
Consapevole del proprio fallimento e delle promesse mancate, il Governo Meloni con il Decreto Sicurezza si prepara a impedire e reprimere ogni forma di legittima protesta che seguirà contro misure sbagliate che colpiscono la maggioranza dei cittadini. Mentre si cancellano spazi di democrazia e partecipazione, ci vogliono tutti e tutte zitti, buoni e fermi. È la nostra Costituzione che invece ci impone l'obbligo alla solidarietà e l'impegno per la giustizia sociale per garantire a tutte e tutti la dignità. Quella dignità che il Governo Meloni sta cancellando a milioni di cittadini e cittadine.
Oggi, con un gigantesco capovolgimento di senso comune questo Governo:
definisce come reato l'impegno e le lotte per il bene comune e l'interesse generale, mentre ritiene normale tagliare il Fondo politiche sociali e cancellare il reddito di Cittadinanza quando la povertà assoluta è ai massimi storici in Italia;
ritiene normale continuare a tagliare fondi alla sanità pubblica favorendo le privatizzazioni, mentre se ne infischia di 4 milioni di persone che non possono più curarsi;
ritiene normale che non ci sia un salario minimo legale in un Paese in cui muoiono di lavoro 3 persone al giorno e dove vivono più di 4 milioni di lavoratori e lavoratrici povere, ma non fa nulla per investire su controlli e maggiori tutele per i lavoratori, anzi reprime chi lo chiede;
cancella i fondi per la casa e non fa nulla per evitare che centinaia di migliaia di famiglie vittime di morosità incolpevole finiscano per strada, danneggiando il futuro di migliaia di minori, mentre reprime chi si batte per il diritto all'abitare ed è costretto dall'emergenza abitativa a occupare spazi pubblici abbandonati;
ritiene normale non intervenire sul collasso climatico, nega la crisi ecologica mentre il nostro Paese è sempre più colpito da eventi meteorologici estremi, siccità e ondate di calore, si oppone agli investimenti per la riconversione ecologica in Europa, se ne frega di tutelare la biodiversità nel nostro Paese condannando le future generazioni, mentre ritiene normale buttare decine di miliardi in sussidi ambientalmente dannosi per fare un favore alle grandi lobby, così come utilizzare i fondi del PNRR per inutili e dannose opere pubbliche, reprimendo intere comunità che promuovono alternative;
ritiene normale chiudere i consultori e i centri antiviolenza quando viene uccisa una donna ogni 2 giorni, mentre vuole mettere in galere le donne che lottano per i propri diritti;
ritiene normale che aumenti la spesa per le armi in un mondo che non può continuare a essere in Guerra e in cui si arricchiscono in pochi e si impoveriscono e muoiono in molti, mentre vuole mettere in galera chi promuove la pace e denuncia guerre e genocidi.
Per noi non è normale! Accettare quello che sta succedendo in silenzio, senza mobilitarci, significherebbe tradire i principi fondamentali della nostra Costituzione e colludere con chi sta minando la democrazia e il nostro patto di civiltà dal cuore delle Istituzioni repubblicane. Associazioni, movimenti per la giustizia sociale e ambientale, reti sociali, cooperative, presidi antimafia, parrocchie, centro antiviolenza, case delle donne, si oppongono con forza a questa deriva e non faranno un passo indietro nella difese di diritti, territori e democrazia.
Questo Decreto ci pone fuori dalla civiltà democratica in cui il conflitto, la dialettica e il dissenso sono parte fondante della democrazia. Concetto chiave della democrazia che il Governo Meloni calpesta. L’obiettivo è quello di reprimere chiunque protesta nel Paese, mentre ci si appresta a distruggere l'unità della Repubblica attraverso la Legge Calderoli che farà esplodere definitivamente disuguaglianze ed esclusione sociale, rendendo ancora più fragili e disuguali le nostre vite.
Serve uno scatto di tutte le opposizioni politiche per impedire questo scempio. Al nostro Paese serve altro per uscire dalla crisi. Abbiamo bisogno di altre politiche per rispondere a disuguaglianze, collasso climatico e guerre. Con le misure messe in atto dal Governo la nostra condizione materiale peggiorerà e la democrazia sarà seriamente al rischio. Una situazione che le realtà sociali e di base non devono, non possono e non vogliono accettare. Per questo ci mobiliteremo nelle prossime settimane per far sentire la nostra voce e riprenderci gli spazi che il Governo vuole toglierci.
Ufficio stampa
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Per il leader Cgil “bisogna andare a prendere i soldi dove sono: sugli extraprofitti e nell’evasione fiscale”
“Noi innanzitutto vorremmo poter capire concretamente cosa hanno in mente di fare: finora non c’è stata alcuna possibilità di fare una discussione”. Così il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a Potenza per le Giornate del Lavoro organizzate dalla Cgil Basilicata, ha risposto a una domanda dei giornalisti sulla legge di bilancio. “È evidente che questa manovra, per noi, deve andare a prendere i soldi dove sono”.
“Siamo di fronte a una situazione in cui bisogna cambiare le scelte fatte per il mercato del lavoro da tutti i governi che si sono alternati negli ultimi 20-25 anni”. Lo ha poi detto Landini, intervistato da Massimo Giannini. In riferimento alla manovra del governo Meloni, ha aggiunto che “al centro devono tornare le persone e il lavoro e non il mercato e i profitti. Bisogna andare a prendere i soldi dove sono: sugli extraprofitti e nell’evasione fiscale. Per ora il governo non ha fatto questo, noi però dobbiamo dire basta”.