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Anche quest’anno alcune catene commerciali hanno deciso di tenere aperti i loro punti vendita nelle giornate del 25 Aprile e del 1º Maggio, facendo prevalere interessi di bottega sul significato di importanti feste civili.
E’ stato il decreto “Salva Italia” del 2011 a sottrarre gli orari delle attività commerciali a qualsiasi vincolo e regola. La proposta di legge che intende attribuire agli Enti locali e alle parti sociali la facoltà di ridiscutere la materia è stata approvata alla Camera del Deputati nel settembre 2015, poi si è arenata.
Il problema non sta nelle poche o tante ore di apertura di negozi e supermercati, ma nella minore capacità d’acquisto delle famiglie dovuta ai licenziamenti e alla cassa integrazione, a stipendi e pensioni che hanno perso valore rispetto al costo della vita. Non è la liberalizzazione senza regole a favorire la crescita dell’economia. Al contrario, essa accentua lo squilibrio fra i diversi settori della distribuzione, svuota e impoverisce i centri storici, mortifica le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.

“L’Altra Faenza” condivide le ragioni che hanno indotto i sindacati di categoria, in Emilia Romagna e in altre regioni, a proclamare l’astensione dal lavoro festivo nelle giornate del 25 Aprile e del 1º Maggio. Esprime il pieno appoggio alle lavoratrici e ai lavoratori del commercio che in quelle giornate intendono partecipare, com’è loro diritto, alle iniziative pubbliche che celebrano in tutte le città l’anniversario della Liberazione e la Festa del Lavoro.
Invita i consumatori ad astenersi dal fare la spesa il 25 Aprile e il 1º Maggio e a distinguere, anche nel resto dell’anno, fra chi manifesta il doveroso rispetto per quelle ricorrenze e chi invece sceglie di non farlo.

A Faenza hanno fatto sapere che saranno aperti:

  • TuoDi Piazza Lanzoni 1 (25 aprile e 1 maggio)

  • Bricopoint Via Vietri sul Mare 8/10 (25 aprile e 1 maggio)

  • Conad Via Caffarelli 1 (25 aprile e 1 maggio)

  • Lidl Via Marcello Malpighi 115 (25 aprile e 1 maggio)

  • Brico Io Via Vietri sul Mare 8 (25 aprile e 1 maggio)

  • Conad Corso Garibaldi 77 (25 aprile e 1 maggio)

  • Conad Via della Costituzione 28 (25 aprile e 1 maggio)

  • Unieuro Via della Costituzione 28/int.24 (25 aprile)

  • Comet Via Vietri sul Mare 1 (25 aprile e 1 maggio)

Faenza, 24 aprile 2016

L’Altra Faenza

 

Dal boicottaggio del referendum sulle trivelle al colpo di mano sull’acqua pubblica il passo è stato breve. Con un blitz alla camera Pd e governo stravolgono la proposta di legge di iniziativa popolare e privatizzano i servizi idrici: andranno sul mercato
 
ACQUA: IL RE E’ NUDO

Non sono passati più di tre giorni dalla rivendicazione da parte di Renzi dell’astensionismo nel referendum sulle trivellazioni (“referendum inutile”, come certamente hanno capito gli abitanti di Genova), che il governo e il Pd compiono l’ulteriore atto di disprezzo della volontà popolare.

Il tema questa volta è l’acqua e la legge d’iniziativa popolare, presentata dai movimenti nove anni fa, dopo aver raccolto oltre 400.000 firme. Una legge dimenticata nei cassetti delle commissioni parlamentari fino alla sua decadenza e ripresentata, aggiornata, in questa legislatura dall’intergruppo parlamentare in accordo con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua.

La legge è stata approvata ieri alla Camera, fra le contestazioni dei movimenti e dei deputati di M5S e SI, dopo che il suo testo è stato letteralmente stravolto dagli

Sciopero generale di Fim Fiom Uilm per il rinnovo del contratto nazionale.

Una straordinaria adesione allo sciopero nelle principali aziende associate a Federmeccanica nel territorio di Ravenna e una bellissima partecipazione al presidio con oltre 300 persone, stanno a significare che i lavoratori hanno compreso l'importanza di questa difficile vertenza sindacale. Uno splendido sole ha reso ancora più belli i colori delle bandiere di Fim Fiom Uilm in una giornata dove è stato più volte ricordato il lavoratore scomparso nella giornata di ieri al petrolchimico al quale è stato dedicato un minuto di silenzio.
Proseguiamo insieme per rendere possibile la riconquista del contratto.
Grazie Grazie Grazie a tutti i lavoratori metalmeccanici e a tutti i partecipanti al presidio.

https://www.facebook.com/cassani.milco?fref=ts

 

Le immagini dei cassonetti della nostra città stracolme di rifiuti sono preoccupanti sia per l’impatto estetico di chi vive Ravenna sia per il disservizio causato alla cittadinanza. Il nuovo appalto di Hera per la raccolta e trasporto dei rifiuti, gestione delle isole ecologiche, pulizia delle spiagge e spazzamento strade è stato vinto da Ambiente 2.0, consorzio ordinario composto da Aimeri Ambiente e Pianeta Ambiente, con un ribasso di circa il 15% sulla base d’asta.

Già all’epoca dell’appalto furono sollevati molti dubbi su un ribasso così anomalo proposto da aziende che in passato hanno avuto indagini a carico e problemi nel pagamento degli stipendi ai loro lavoratori. La garanzia della tutela dei posti di lavoro nel ravennate arrivò grazie ad un accordo firmato il 24 febbraio tra sindacati e Ambiente 2.0. Restava il dubbio sulla possibile dei contraenti di garantire una buona qualità del servizio in un territorio che non conoscono e con costi così inferiori.

Hera non è nuova a queste politiche. Fece notizia l’appalto per la manutenzione di acqua e gas nella provincia di Forlì-Cesena affidato tramite bando a Enerco Group spa con un ribasso del 25% nella gara d'appalto accettato da Hera. Anche se formalmente l’appalto non fu al massimo ribasso ma a offerta più vantaggiosa si trasformò in tale perché furono assegnati 60 punti all’aspetto economico e 40 punti a quello tecnico, su un totale di 100.

La nuova legge Regionale 16/2015 “Disposizioni a sostegno dell’economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996 n. 31" introduce molte innovazioni che Ravenna in Comune vuole raccogliere e fare proprie. Alla base della legge c’è il principio di eliminazione dello spreco (alimentare, produzione di imballaggi, ecc). La materia prima è in esaurimento ed è un problema che coinvolge tutti gli abitanti della terra. Il futuro è nel riciclo e nel riuso della materia prima che diventa materia seconda innestando l’economia circolare. Realizzare questo è necessario ed eticamente doveroso per lasciare un mondo vivibile alle future generazioni .

L’antitrust ha tra l’altro indicato che per la gestione dei rifiuti occorre una netta separazione fra la fase di raccolta e le fasi di trattamento, sia perché in contrasto di interessi tra loro sia perché alla base di queste due fasi vi sono strumenti con orizzonti temporali di ammortamento delle attrezzature molto diversi. Un’altra indicazione è sulle gare d’appalto che dovrebbero essere per la fase di raccolta di 5 anni sia per garantire l’ammortamento degli eventuali investimenti sia per accompagnare l’evoluzione del sistema senza rigidità.
Per garantire il principio di separazione fra raccolta e trattamento dei rifiuti, Ravenna in Comune crede che l’unica strada sia gestire la raccolta in-house e non tramite SPA come Hera, oggi unica stazione appaltante sia per la fase di raccolta sia per la fase di smaltimento. Come dimostrato recentemente, non è vero che affidando un servizio a un ente terzo si migliori la qualità e si diminuiscano i costi per i cittadini.

Ravenna in Comune chiede, in vista delle nuove elezioni amministrative, che la gara d’appalto in procinto di uscire non superi la durata di 5 anni invece dei 15 anni previsti attualmente, al fine di poter dare l’opportunità al nuovo consiglio comunale e al nuovo sindaco di poter decidere per il futuro della nostra città.

Ravenna, 19 aprile 2016

Poco più del 32% di votanti, quorum mancato. Questo il responso venuto dalle urne il 17 aprile. Ma dal referendum sono venute anche indicazioni che tutti faranno bene a tenere nel dovuto conto.

Hanno detto: “questo referendum è una bufala”. Non è vero, è grazie alla campagna referendaria se non sono più consentite le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa e se 15 milioni di italiani hanno potuto esprimere la loro opinione sulla politica energetica, bocciando per l’86% le scelte del governo Renzi.

Hanno detto che il 32% di partecipazione è un flop. Non è vero, se si tiene conto degli improvvidi inviti a disertare i seggi rinunciando al diritto-dovere del voto, dello scarso rilievo che il quesito referendario ha avuto nei grandi mezzi d’informazione, delle argomentazioni false messe in campo da chi ha fatto di tutto per sviare l’attenzione dalla vera posta in gioco. E di un astensionismo strutturale che va oltre il 40% e denuncia in tutta la sua gravità la disaffezione per la politica

Hanno detto: “hanno vinto i lavoratori delle piattaforme”. Non è vero, hanno vinto gli interessi dei petrolieri che pagano le royalty più basse al mondo ad un governo che rinuncia persino a rinegoziarle.

Hanno detto: “sono stati salvati undicimila posti di lavoro”. Non è vero. Di numeri su questo argomento ne sono stati sparati a vanvera: con la vittoria del “Sì” nessuno sarebbe stato licenziato, avrebbero ricevuto maggiore impulso le attività legate alle energie alternative.

Renzi ha detto: “Basta con le polemiche e l’odio, collaboriamo”. Da che pulpito viene la predica! Quale credito si può dare a chi per un giorno fa appello alla moderazione e tutti gli altri giorni usa parole di disprezzo e di intolleranza, seminando discordia fin nel suo stesso partito?

Lo strumento referendario resta uno dei pochi spazi di partecipazione dei quali i cittadini possono avvalersi, ma è fuor di dubbio che sulla partecipazione pesano i pronunciamenti popolari traditi, basti pensare a quelli sul finanziamento pubblico dei partiti e sull’acqua intesa come bene comune.

Chi oggi irride incautamente al 32% dei votanti dovrebbe ricordare che alle elezioni regionali dello scorso anno, nella civilissima Emilia Romagna, ha votato il 37% degli aventi diritto. Ma allora Renzi disse che “l’astensionismo era un fatto secondario”.

Le questioni poste dal referendum No Triv restano tutte aperte. Sostenendo le energie fossili, il governo contraddice gli impegni assunti pochi mesi fa a Parigi a conclusione della Conferenza mondiale sul clima. Lo scandalo scoppiato in Basilicata ha messo a nudo gli intrecci con le potenti lobby delle multinazionali del petrolio. L’opinione liberamente espressa da tanti milioni di italiani non potrà essere liquidata con la consueta arroganza. L’appuntamento è solo rinviato.

Faenza, 18 aprile 2016

 

L’Altra Faenza

 

COMUNICATO STAMPA:

 

Erbicidi a base di glifosate sono ancora ampiamente usati nel territorio comunale, sia in zone agricole che extraagricole, in aree industriali, sedi ferroviarie, argini di canali, fossi, giardini privati. Eppure nel marzo 2015 la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), organo di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità,  ha valutato la cancerogenicità del glifosate classificandolo come cancerogeno probabile (2A) sulla base di prove di cancerogenicità giudicate certe per gli animali e sufficienti per l’uomo; la commissione ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento Europeo (Envi) nel marzo 2016 ha chiesto alla Commissione Europea che il glifosate sia vietato e che  non sia rinnovata l’autorizzazione.

Il Glifosate inoltre altera gli ecosistemi con cui entra in contatto e compromette la stabilità dei terreni, riduce  la biodiversità e contribuisce in modo determinante al dissesto idrogeologico.

Chiediamo quindi al Comune di Faenza di fare pressione su quei soggetti pubblici, come l'ANAS e le Ferrovie dello Stato, affinché abbandonino l'uso di diserbante a base glifosate nel territorio comunale, usando unicamente prodotti previsti dalla produzione biologica,sfalcio e pirodiserbo,  allineandosi al disciplinare Biohabitat già in uso in parchi, giardini pubblici, aiuole...; chiediamo di vietare  tali diserbanti per ogni uso non agricolo, anche da parte di privati cittadini. Chiediamo infine di rendere effettive le prescrizioni dell'art.130 del Regolamento di Igiene Sanità Pubblica e Veterinaria impegnando le autorità a controlli efficaci e al monitoraggio dei residui di pesticidi nelle acque.

Alleghiamo il testo originale inviato al Comune di faenza e p.c. a tutti i sindaci dell'Unione Romagna Faentina.

Le associazioni e i Comitati: 

  • AIAB Emilia Romagna; Comitato Acqua Bene Comune Faenza e comprensorio; Comitato ambiente e paesaggio di Castel Bolognese; Comitato Brisighella Bene Comune; Comitato Debito pubblico: decido anch'io; Circolo Legambiente Lamone di Faenza; Ecoistituto Ecologia scienza e società Faenza; Fuori dal Coro; Gruppo Famiglie Rifiuti Zero, Gruppo Acquisto Solidale di Faenza; Gruppo Allattando a Faenza; Referente Rete rifiuti zero Emilia Romagna; Si rinnovabili No nucleare.